A Nazareth
– “ Molte sono le parrocchie intitolate a un momento della vita di Maria, la Madre di Gesù: alcune alla sua Immacolata Concezione o alla presentazione al tempio, altre al momento dell’Annunciazione, altre ancora alla sua partecipazione al dolore di Gesù sulla croce. La nostra chiesa ha il titolo di Maria, contemplandola nella sua vita di Nazareth. Della vita di Nazareth il vangelo dà solo pochi accenni, dice che: “ Gesù cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui ”. Abbiamo anche ascoltato che a Nazareth Gesù stava sottomesso a Giuseppe e a Maria. – “ Oggi Nazareth è una città molto grande con settantamila abitanti, se la visitiamo non riconosciamo più quel piccolo borgo che possiamo immaginare dal vangelo. – “ * Nazareth non è mai nominata nell’Antico Testamento, tanto che Natanaele risponde: “da Nazareth può mai venire qualcosa di buono”; la sua provenienza da un villaggio sconosciuto della Galilea non lo accredita come un profeta che parla in nome di Dio. – “ * Lo stupore suscitato da Gesù, quando un sabato prende la parola nella sinagoga del suo paese, fa pensare che per molto tempo abbia vissuto una vita normale, uguale a quella di tutti, senza che ci fossero segni esteriori di ciò che poi avrebbe fatto secondo i racconti del Vangelo. – “ * La nostra chiesa ha questo titolo perché è nata in riferimento alla casa di Maria ricostruita a Loreto, e la bella scultura di Francesco Schiaffino che è sull’altare, colpisce sempre per la casetta portata in volo dagli angeli.. – “ Proviamo allora ad immaginare quale insegnamento possiamo trarre dalla casa di Nazareth e ad immaginare quale vita Maria, Giuseppe e Gesù hanno vissuto in quella casa, e come dovrebbe essere una comunità cristiana che si ispira ad essa. – “ Nella vita di tutti i giorni vissuta accanto ad altri, non serve cercare di apparire o darsi un’immagine diversa dalla realtà, perché in casa siamo conosciuti per quello che siamo. La prima caratteristica con cui identifico la vita di Nazareth è quella dell’autenticità. – “ Nazareth dice una vita che si esprime attraverso l’operare semplice e silenzioso per adempiere i compiti quotidiani, ove non contano le parole che vogliono spiegare e giustificare, perché la vita parla già da sé attraverso i fatti. – “ * La casa è lo spazio dove possiamo raccoglierci nel silenzio e nella solitudine per rientrare in noi stessi e stare a contatto con la nostra interiorità e nel profondo, ascoltare la voce di Dio che parla al nostro cuore. La casa di Nazareth ci fa pensare a quello spazio nel quale Maria ha potuto ascoltare la voce di Dio che la chiamava ad essere madre di Gesù. Il mondo di oggi, facendoci vivere sempre immersi nel frastuono e sempre connessi con gli altri, per cui non possiamo nemmeno un momento staccarci dal telefono, ci sta espropriando della nostra identità. Non sappiamo più riconoscere la nostra identità perché non siamo più capaci di stare soli con noi stessi. La casa ci rimanda al primato dell’interiorità nutrita dalla preghiera. – “ * La casa è il luogo delle relazioni buone tra marito e moglie, tra genitori e figli e viceversa, tra fratelli e sorelle. È vero che c’è anche il litigio e l’incomprensione, ma poi c’è il tempo della riconciliazione e del perdono. La casa è il luogo della confidenza, dove sei ascoltato e dove ricevi una parola che incoraggia, dove c’è una mano che consola e un sorriso che accoglie. La casa di Nazareth ci richiama al compito di costruire la parrocchia come una famiglia dove ci si guarda con benevolenza, si allontanano le critiche, non si parla degli altri alle loro spalle. Gareggiate nello stimarvi a vicenda è il suggerimento di San Paolo ai cristiani di Roma. – “ * Dalla casa si deve poi sempre uscire per tornare ad incontrare gli altri; anche la nostra parrocchia vuole rispondere all’invito del Papa ed essere casa con la porta aperta per accogliere con disponibilità l’ospite che bussa, al quale offrire una tavola dove c’è un posto disponibile e un pane da spezzare con il fratello povero. |
il Parroco |