Dio ha tanto amato il mondo. -- Festa del Santo Cristo
« “ Vi era tra i farisei un uomo di nome Nicodèmo, uno dei capi dei Giudei. Costui andò da Gesù, di notte, e gli disse: «Rabbì, sappiamo che sei venuto da Dio come maestro; nessuno infatti può compiere questi segni che tu compi, se Dio non è con lui». Gli rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio». – “ Nel racconto del cammino del popolo ebraico, uscito dall’Egitto e condotto da Dio verso la terra della promessa, dove avrebbe potuto vivere come popolo libero, c’è uno strano episodio che abbiamo ascoltato nella prima lettura. – “ * La legge di Dio proibiva di farsi una qualsiasi immagine che rappresentasse la presenza di Dio; in questo episodio Dio stesso comanda di fare un’immagine, guardando la quale si sarebbe sperimentato il suo intervento di salvezza. L’immagine che Dio comanda di costruire è quella di un serpente, che gli egiziani utilizzavano come raffigurazione di un loro idolo e che nel racconto di Adamo ed Eva rappresenta il tentatore. – “ * Nel dialogo con Nicodemo, Gesù si riferisce a quell’episodio per rappresentare se stesso che, innalzato sulla croce, avrebbe dato compimento alla sua vita e sarebbe diventato presenza di salvezza per chi con fede si fosse rivolto a Lui. Parlando a Nicodemo della necessità di essere innalzato sulla croce, Gesù dimostra di essere consapevole di come si compirà la sua vita. La sua morte violenta non è un fatto che gli capita addosso inaspettato, ma un traguardo che egli conosce e al quale aderisce nella piena libertà. – “ Riflettendo sulle parole di Gesù a Nicodemo, sorgono per noi alcune domande.: – “ * La prima domanda è su come Gesù possa pensare che una morte così terribile, che ci fa inorridire, possa essere per lui la via attraverso la quale realizzare la sua vita e compiere la missione che il Padre gli ha affidato. La seconda domanda riguarda noi e tutti gli uomini, e ci porta a chiederci in che modo ciò che ha vissuto Gesù possa arrecare beneficio alla nostra vita, fino a diventare fonte di salvezza. – “ La morte in croce era la pena che i romani infliggevano agli schiavi e ai peggiori malfattori, possiamo immaginare che comportasse una sofferenza indicibile. Non riusciamo a pensare che sia la sofferenza ciò che Gesù afferma essere il compimento della vita e fonte di salvezza per tutti. – “ * La morte in croce è piuttosto la circostanza, una tragica circostanza, con cui Gesù ha voluto condividere l’esperienza della vita di tutti gli uomini che alla fine si trovano a fare i conti con la sofferenza e con la morte. È proprio il modo straordinario con cui Gesù affronta tale circostanza che rende luminosa e salvifica la morte di Gesù. – “ Nella vita di tutti i giorni vissuta accanto ad altri, non serve cercare di apparire o darsi un’immagine diversa dalla realtà, perché in casa siamo conosciuti per quello che siamo. La prima caratteristica con cui identifico la vita di Nazareth è quella dell’autenticità. – “ Ciò che ha vissuto Gesù è salvifico per ogni uomo e ogni donna, e perciò anche per noi, poiché come Lui siamo chiamati a scegliere la via con la quale dare valore alla vita, trovandoci anche di fronte alla sofferenza e alla morte. – “ Guardando al Crocefisso e credendo che ora Lui è risorto e vive, possiamo stabilire una relazione di comunione con Gesù e assumere i suoi medesimi atteggiamenti. – “ Lo Spirito Santo rende possibile fare nostri gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù. – “ La via di Gesù potrà essere anche per noi via di trasfigurazione e di ascensione che ci porterà a vivere con Lui nella comunione con Dio. |
il Parroco |