L’IMPEGNO DEL CORO

tra le vicende del mondo

 

Non avremmo voluto più parlare della pandemia, del COVID, delle sofferenze di molti, della morte di tante persone in Italia e nel mondo, delle difficoltà economiche di un numero enorme di lavoratori, operatori, esercenti, autonomi, industriali.

Invece, all’inizio di questo 2022, siamo ancora immersi nell’incertezza di una situazione che appare ingovernabile, pur nel grande sforzo della prevenzione e della profilassi.

In tutto questo, ci chiediamo quale senso abbia continuare nell’attività del coro, con le dovute attenzioni ed accortezze. Che senso abbia la fatica che come singoli e come gruppo viene fatta, aumentata dall’utilizzo della mascherina e dal distanziamento.

E poi ci diamo ragione del nostro esserci, come presenza unica e viva nella Parrocchia, a servizio, nel silenzio e nel nascondimento, nell’attenzione all’essenza di quello che desideriamo esaltare, onorare, servire.

E riusciamo anche ad esprimere la nostra gioia, nel cercare di fare il meglio per quello che la Chiesa ci insegna da sempre: la speranza!

Come ci ha lasciato magistralmente papa Benedetto XVI nell’enciclica “Spe salvi”, proprio all’inizio, citando San Paolo: “« SPE SALVI facti sumus » – nella speranza siamo stati salvati, dice san Paolo ai Romani e anche a noi (Rm 8,24). (…) ci è stata donata la speranza, una speranza affidabile, in virtù della quale noi possiamo affrontare il nostro presente: il presente, anche un presente faticoso, può essere vissuto ed accettato se conduce verso una meta e se di questa meta noi possiamo essere sicuri, se questa meta è così grande da giustificare la fatica del cammino”.

Come dice papa Francesco, in un documentario su vizi e virtù, “La speranza non delude, è un atto di fede prendere la speranza, la più umile delle virtù, ma la più quotidiana, perché è come l’ossigeno per respirare la vita e le dà un senso”.

Con la speranza nel cuore, andiamo avanti, cercando di fare il nostro meglio.

La fatica è tanta. L’impegno è tanto. Ma nella speranza! Consapevoli che il centro del nostro essere lì è soltanto il Cristo, morto e risorto per noi, fattosi cibo per noi nell’Eucarestia: l’essenza del nostro perché!

Adóro Te devóte, látens Déitas,

Quæ sub his figúris, vere látitas:

Tibi se cor meum totum súbjicit,

Quia, te contémplans, totum déficit.

 

Visus, tactus, gustus, in te fállitur,

Sed audítu solo tuto créditur:

Credo quidquid díxit Dei Fílius;

Nil hoc verbo veritátis vérius.

 

In cruce latébat sola Déitas,
At hic látet simul et humánitas:
Ambo támen crédens átque cónfitens,
Peto quod petívit latro pœnitens.

 

Traduzione: O Gesù ti adoro nell’ostia nascosto, che, sotto queste specie, stai celato: Solo in Te il mio cuore si abbandona Perché contemplando Te, tutto è vano. / La vista, il tatto, il gusto non arriva a Te, ma la tua parola resta salda in me: credo a tutto ciò che il Figlio di Dio ha detto: nulla è più vero della tua parola di verità. / Hai nascosto in croce la Divinità, ma sull’altare si cela anche la tua umanità: uomo-Dio la fede ti rivela a me, Cerco ciò che desiderò il ladro pentito.

 

 

Abbiamo terminato il 2021 con un grande dolore, che abbiamo cercato di immergere nella speranza data dalla luce della stella di Betlemme

 

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Giuseppe “PINO” Capitani

(1936-2021)

 

Un altro pezzo del nostro coro, e del nostro cuore, se n’è andato. Velocemente, inaspettatamente.

Ringraziamo il Signore per il dono della presenza di Pino insieme a noi, per tanti anni, con la sua voce baritonale gentile e armoniosa, con il suo modo di stare con noi silenzioso ma parlante, paziente ma deciso, umile e grande nell’amore per la Chiesa, per il Coro, per tutti e ciascuno di noi.

Insieme a Rita, Pietro, Caterina e la sua famiglia, ci facciamo consolare dalla sicura speranza che il Dio della Vita lo ricompenserà accogliendolo nel coro delle schiere celesti.

Eccomi! Eccomi Signore, io vengo: si compia in me la tua volontà (M. Frisina)

 

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 il gRATO RICORDO DI CHI CI È STATO

MAESTRO, AMICO, COMPAGNO DI STRADA 

 

 

Mons. Giuseppe Bacigalupo

(1934-2015)

 

Don Giuseppe ci ha insegnato come la carità sia l’anima della fede e come l’amore muova tutto.

Egli ha voluto fortemente la ripresa della nostra attività, trasmettendo entusiasmo, dando fiducia, raccomandando amore e pazienza. E quando ha visto il Coro riprendersi, aprirsi ad altre presenze, maturare nella sua espressione vocale ma soprattutto nella sua composizione umana, ha detto “ecco, finalmente, il Coro che ho sempre desiderato”.

Ciascuno di noi porta con sé una parola attenta, un sorriso dolce, un tenero richiamo nella misericordiosa comprensione della Chiesa.

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Il Signore lo ricompensi per il suo lungo e proficuo servizio sacerdotale, lo consoli per la preoccupazione delle cose che diceva di non essere riuscito a fare, lo tenga vicino a sé nel Regno dei cieli per la sofferenza degli ultimi anni.

 

 

 Angelo Cagna

(1931-2014)

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  “Quando corpus morietur fac ut animae donetur Paradisi gloria!

(G. B. Campodonico, Stabat Mater)

 

 

 Giorgio Muratore

(1927-2017)

 Andrò a vederla un dì in cielo o Patria mia. Andrò a veder Maria, mia gioia e mio amor!

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(Giorgio, terzo da destra in alto, al suo posto in Coro il giorno dell’ingresso di don Luciano in Parrocchia)