I discepoli di Emmaus    Lc 24, 13-35

a cura di don Luciano Smirni -- libera sintesi di Giampiero Barbieri

Questo incontro può essere una buona preparazione per comprendere in modi ulteriori, desunti dall’arte, questo episodio. Martedì prossimo Marco Carminati ci esporrà l’interpretazione che si intravvede nel dipinto del Caravaggio, don Emilio prenderà spunto da Rembrandt e altri autori.


+ Dal Vangelo secondo Luca

« Ed ecco in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus, e conversavano di tutto quello che era accaduto. Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: «Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò: «Che cosa?». Gli risposero: «Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l'hanno crocifisso. Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò son passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro e non avendo trovato il suo corpo, son venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevan detto le donne, ma lui non l'hanno visto».

« Ed egli disse loro: «Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furon vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi perché si fa sera e il giorno gia volge al declino». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista. Ed essi si dissero l'un l'altro: «Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?». E partirono senz'indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone». Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane. »

 

Il capitolo 24 di Luca include tre scene che testimoniano la resurrezione:

         le donne trovano il sepolcro vuoto, hanno la testimonianza degli angeli

         i discepoli di Emmaus lo riconoscono nello spezzare il pane

         la comunità tutta lo vede ben presente, egli cena con loro, spezza il pane, poi sparisce

Una progressione ...

Prima le donne – la cui testimonianza in Israele aveva valore quasi nullo -, poi i due discepoli, considerati, in quanto uomini, più affidabili … ma non basta ancora, i discepoli se non vedono, non crederanno, e allora Gesù cena con loro, li invia nel mondo, è la loro resurrezione.

 

Il primato di Gerusalemme

Per Luca Gerusalemme ricopre un ruolo fondamentale, lì tutto avviene … chi si allontana da Gerusalemme – il luogo in cui tutto converge – è uno la cui fede sta vacillando molto … ritornare a Gerusalemme vuol dire essere rinati a una vita gioiosa, fiduciosa, a un buon rapporto con l’altro, è come dire che si è risorti.

I due inizialmente si allontanano da questa città, pertanto i loro volti sono tristi, Gesù è stato messo nel sepolcro … tutto è ormai finito, in una sconfitta bruciante … non sono neppure più capaci di buone relazioni, scendendo, discutono – il verbo greco dice “litigano” -, hanno perso l’armonia interiore.

 

Perché non lo riconoscono?

Questa è una parte del mistero di questo incontro. È Gesù che prende l’iniziativa, si mette sulla loro strada, e ascolta “Cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi, lungo il cammino?” Solo dopo li rimprovera, e spiega “Stolti e lenti di cuore … non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?” … e con esempi mostra come tutto questo si evinca semplicemente dalle sacre scritture. Quello che sembrava un fallimento, è invece il compimento della missione di Gesù. Nell’episodio successivo la comunità tutta prende coscienza di questo, “risorge” a nuova vita, va in missione.

 

Altre progressioni ...

Mentre sono in cammino, le parole di Gesù fanno ardere il cuore dei due discepoli, c’è già un cambiamento. Quanto basta perché possano dire “Resta con noi perché si fa sera”, una buona relazione è nuovamente attiva …

[ senza questo passaggio -- delicatissimo -- avrebbero davvero rischiato di perdersi in una esistenza triste, non vitale. Il vissuto di tutti noi abbonda di questi biforchi esistenziali, per questo le scritture ammoniscono “vigilate].

A tavola Gesù spezza il pane, la comunità lo riconosce, esulta, lui scompare, ma ora non è più un problema la sua assenza personale, è la fede che supera queste problematiche.

 


Alcune domande ... possibili risposte

Questo racconto corrisponde a un fatto storico?    In realtà mettere tutti i racconti dei vangeli in una cronologia ordinata è impossibile, alcuni pertanto ipotizzano che questa sia una parabola, un racconto esemplare. Nel senso che quello descritto è “il cammino di tutti”, è “lo straordinario della Pasqua”. Questa è anche l’esperienza della comunità di Luca, che, radunata, si riconosce nello spezzare il pane, esso diventa memoria dell’esperienza di Gesù risorto.

 

Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?”.
Come spiegare questa necessità?

[ ricordo che all’epoca del triennio del liceo ’62-’65 l’insegnante di religione diceva che una mancanza tra noi studenti ha piccolo valore, si paga ricevendo una scoppola, una torsione di braccio da parte del compagno … una verso l’insegnante è molto di più, una verso Dio ha valore infinito. Se per rimediare quella verso l’insegnante può bastare un castigo in termini di compiti, una nota ai genitori, ma questo non è sufficiente verso Dio. Solo un sacrificio espiatorio di chi è Dio e uomo può risolvere questa impasse … sentivo sciocca questa forma di computo, già allora … aggiungo, se siamo fratelli di Cristo, quindi con la scintilla del divino, non ci si sono graduatorie «Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me» ]

Lo schema del sacrificio non è nei vangeli, ma lo ritroviamo nella “Lettera agli Ebrei”, e anche in San Paolo. Questa interpretazione oggi non convince più.

Il mio modo di capire la necessità della croce passa dalla consapevolezza che Gesù doveva sconfiggere lo scandalo di chi pensa “sono nella sofferenza, Dio non mi ama”. Con la croce Gesù ha mostrato in concreto che anche in quei passaggi lì c’è l’amore di Dio. E la risposta è la resurrezione.

 

[ Resurrezione” … concetto troppo astratto, superstizione, consolazione per i deboli … spesso la cosa è vista in questi termini. Recalcati riesce a dire come il processo del perdono – non è cosa matematica, non necessariamente – conduca alla unica esperienza concreta di resurrezione possibile all’umanità ]