STATUTO CONSIGLIO PASTORALE CITTADINO



Le comunità cristiane di Sestri, di San Bartolomeo e Riva Trigoso dei due AMBITI DI COMUNIONE PASTORALE (secondo il documento della Diocesi di Chiavari “La Cura Pastorale in Diocesi” 8 dicembre 2012) seguendo l’invito diocesano scaturito dall’esortazione apostolica di Papa Francesco “Evangelii Gaudium” e attraverso un lavoro sinodale condiviso durato più anni, hanno espresso il desiderio di far nascere un Consiglio Pastorale cittadino.

La sua natura scaturisce dall’ispirazione del documento pontificio in ordine alla passione evangelizzatrice per la città (EG n 23/71/88).



1. Il Consiglio Pastorale Cittadino nasce dalla Buona Notizia della persona di Gesù che tocca i cuori, li chiama, li converte. Il Vangelo è la sorgente dell’incontrarsi e chiede di essere ascoltato e interpretato nel contesto della vita, della storia e della cultura del nostro tempo.

2. Il termine “cittadino” manifesta il fatto che non è un organismo organizzativo delle comunità cristiane operanti sul territorio sestrese, ma è una realtà che vive l’invito a uscire (EG n.20) secondo l’esortazione apostolica verso le persone e le realtà della città (vds. All. 1)

3. Il CPC è l'organismo ordinario:

- della comunione e sinodalità ecclesiale

- del discernimento comunitario e della corresponsabilità

- di progettazione e di coordinamento dell'azione pastorale delle parrocchie per gli indirizzi formativi e sacramentali, deve compenetrarsi con i ‘tavoli’ dedicati agli specifici argomenti

4. La finalità è scoprire come il Vangelo illumina ( Mt. 5, 13-16 “Voi siete il sale della terra…voi siete la luce del mondo” ) l’esperienza del vivere umano nel suo storico svolgimento di una speranza insperabile, creando legami e amicizie con tutte le persone pensose e in ricerca di significato, avviando percorsi e progetti comuni per la comunità cittadina.

Compito precipuo del Consiglio è pertanto quello di essere luogo di riflessione comune e di progettazione pastorale, interpretando i bisogni religiosi e umani del territorio solidali con le sue aspirazioni e i suoi problemi.

La finalità non è quella di inserire persone nelle strutture ecclesiali, essa è:

- conoscere, approfondire, per poi far conoscere all'intera comunità, il progetto pastorale diocesano scegliendo i passi concreti per una sua incarnazione

- riflettere sulla situazione del territorio, individuandone le esigenze umane e religiose

- maturare un dialogo e una collaborazione con le istituzioni pubbliche e le aggregazioni laiche

- non occupare spazi ma innescare dei processi, avviare dei percorsi, ribaltare le situazioni, incarnare un’esperienza

- deve essere rivolto verso l’esterno, lavorare per la città

- deve seguire la logica del “consiglio” che è ascolto dello Spirito, quindi ascolto voluto, obbedienza dovuta proprio perché nasce dallo Spirito.

5. Il Consiglio Pastorale Cittadino è presieduto, quale esperienza di carità, dai presbiteri della città in forma collegiale ed è composto, oltre ai medesimi presbiteri, dalle persone della comunità cristiana e della società civile che desiderano avviare percorsi (EG n. 222-225) per tutta la comunità cittadina, senza l’ossessione dei risultati immediati, sospinti e chiamati dalla Buona Notizia della storia umana di Gesù di Nazareth che chiede di essere vissuta e seguita.

La comunità di Gesù nasce a servizio dell'uomo per aprire spazi al Regno, ossia al modo di essere presente di Dio nella storia, comunicando il suo amore a tutti e a ciascuno.

In un consiglio pastorale cittadino nessuna persona dovrà sentirsi esclusa proprio perché vuole coltivare il sogno di una comunità cristiana in cui tutti, anziani, giovani, persone divorziate e risposate, persone che hanno appena incontrato la Parola di Dio, possano portare il loro contributo ad una Chiesa che vive nella quotidianità dei suoi figli.

Il numero massimo di componenti sarà di 15/20 persone.

6. Le persone, che accettano di parteciparvi, vengono individuate, convocate, invitate, accolte e inserite dai presbiteri e ne fanno parte per 3 anni rinnovabili.

I componenti del CPC metteranno a disposizione i propri talenti. Il CPC è luogo di servizio e non di rappresentanza.

7. Il Consiglio Pastorale Cittadino sceglierà una segreteria composta da un presbitero e due laici per redigere sia il verbale della riunione sia l’ordine del giorno della riunione seguente e inviarlo a tutti i suoi membri.

8. Le riunioni del Consiglio Pastorale Cittadino, che potranno essere pubbliche, saranno precedute da un ordine del giorno che sarà recapitato, anche in forma digitale, almeno una settimana prima a tutti i membri dello stesso.

9. Le decisioni, che saranno assunte collegialmente quale esperienza ecclesiale, riguarderanno e impegneranno le comunità cristiane e il territorio dei due Ambiti di Comunione.

Per lo svolgimento dei suoi compiti il CPC può istituire apposite commissioni o singoli gruppi di lavoro aventi ad oggetto la promozione e lo svolgimento di determinate iniziative o attività, nonché lo studio di specifiche tematiche, con la partecipazione anche di persone esterne allo stesso organismo.

Il Consiglio Pastorale Cittadino a fronte di progetti, di una certa ampiezza, che prevedano incontri con tematiche comuni, generino nuovi dinamismi nella società, coinvolgano altre persone e gruppi che le porteranno avanti anche con la partecipazione di persone qualificate, può indurre un Consiglio Allargato, invitando i soggetti che presentino fecondità, dinamismo e che hanno qualcosa da apportare che non deve andare perduto nella realtà della città.

Il CPC verrà convocato almeno 3 volte l'anno e può essere convocato in modo straordinario su argomenti specifici qualora sia richiesto dai componenti.

10. Le decisioni saranno prese con la stessa modalità dei Consigli pastorali parrocchiali, tenendo conto dei pareri dei presenti nel caso di convocazioni ‘allargate’.

11. Questo statuto ha un valore “ad experimentum” per il primo triennio.