Liturgia – Esperienza dei tavoli di lavoro

 

Terzo incontro

Dobbiamo valutare se l’esperienza celebrativa che viviamo nelle nostre parrocchie per chi partecipa è un’esperienza capace di comunicare quello che la celebrazione dovrebbe essere. Se sentiamo il bisogno di cambiamenti oppure no. Se ci sono esperienze belle che si stanno facendo, magari condividerle.

Paragone, quando in una famiglia nasce un figlio, si accoglie, si nutre, si cura, si abbraccia, è un paragone per far capire nell’iniziazione cristiana cosa accade, per capire l’Eucarestia cosa bisogna fare, essere accolti nel battesimo, nutriti nell’eucarestia, amati e profumati nella confermazione. Solo a questo punto si capisce bene la domenica, il senso della domenica.

Io volevo riproporre la famigliarità, l’essere famiglia che partecipa ad una celebrazione eucaristica e quindi riprendere questi verbi, accogliere, nutrire e amare nella celebrazione. Allora, accogliere come gesto famigliare da compiere alla domenica e quindi vedrei bello un gesto di saluto, da parte del sacerdote o rappresentanti di un gruppo, nei confronti di coloro che entrano per celebrare l’eucarestia. Come si fa quando qualcuno entra in una casa. Nutriti, partecipare del corpo e del sangue di Gesù. Amare, seguire con maggior attenzione la liturgia della parola, magari poi a casa rileggersi la parola e riflettere. Come preparare i ragazzi a partecipare alla messa, prepararli in un anno di catechesi. Prima farli partecipare all’inizio, poi alla parola, poi all’eucarestia fino ad arrivare a Pasqua a farli partecipare a tutta la messa.

E’ un po’ l’esperienza del catecumenato in cui non si è ammessi direttamente alla celebrazione ma c’è una gradualità, questo potremmo suggerirlo a chi si occupa del catechismo.

Il compito questa sera è di far uscire delle criticità che noi rileviamo nella celebrazione.

Per quello che mi riguarda la celebrazione che si svolge nella mia parrocchia rispecchia, a grandi linee, quello che è il mio sogno di celebrazione eucaristica, anche se vedrei più bello se ogni settore della mia comunità potesse preparare un pezzo della celebrazione, perché vedo che quando ci sono i ragazzi, per esempio, che preparano i canti con la chitarra o altre partecipazioni, si sente la differenza. Vorrei tener presente che la chiesa ci ha tramandato una maniera di celebrare il memoriale della Pasqua che è completo secondo me, quindi sono piccole particolarità che possono emergere, gli elementi fondanti ci sono già tutti. Cercare di stupire le persone con effetti speciali fallisce perché si tradisce un po’ l’essenziale, la celebrazione è soprattutto per le persone che frequentano abitualmente, si possiamo accogliere, ma è fatta soprattutto per delle persone che sono già in cammino. Del resto vediamo che nei momenti forti, periodo pasquale durante la quaresima, facciamo qualche cosa di più per attirare l’attenzione di altre persone ma poi finisce tutto lì, come se non avessimo fatto nulla.

Per me il problema invece è che il linguaggio della narrazione dell’evento dell’eucarestia ha accumulato nella storia degli aspetti e dei contenuti che non è più capace di parlare alla gente di oggi.

Secondo me il linguaggio dell’eucarestia è sempre lo stesso, io se vado in chiesa è perché sento che c’è qualcuno che mi accoglie che mi parla.

E’ il segno liturgico che ti deve parlare, non è che basta solo la tua fede di fronte a qualcosa che accade, la tua fede serve, ma serve anche che la modalità celebrativa corrisponda  , comunichi, utilizzi un linguaggio una modalità dei gesti che esprimano quello. Come quando si celebrava in latino, non è perché tu credi che lì c’è qualcosa. Un mio desiderio, anche se non siamo qui per cambiare nulla ma solo per fare delle proposte, sarebbe di cambiare le preghiere eucaristiche, alcune sono in grado di comunicare con un linguaggio più adatto. Le preghiere eucaristiche che nel messale hanno il numero cinque A-B-C sono preghiere sorte nell’ambito della conferenza episcopale svizzera, le preghiere della riconciliazione utilizzano un linguaggio più adatto alla mentalità di oggi, più comprensibile. Ora viene usato molto il termine sacrificio, oggi questo termine ci dice qualcosa? Lo comprendiamo che l’eucarestia è un sacrificio? Quando diciamo: ti offriamo questo sacrificio noi cosa pensiamo, la parola sacrificio ci dice qualcosa?

Richiama Gesù che è morto per la nostra salvezza

Non capiamo perché non conosciamo più bene la sacra scrittura

Penso che ci siano parecchie cose nella liturgia che mettono in difficoltà oggi, il linguaggio, la modalità, è vero che si va in chiesa perché si crede, ma ci sono anche molte persone che credono che non riescono più ad andare in chiesa, cosa è che li blocca?  Dovremmo pensare noi a quello che può aiutare gli altri, perché se noi abbiamo un linguaggio difficile dobbiamo trovare il modo di aiutare gli altri a capire che cosa è questa liturgia che celebriamo. Se il latino ci impediva di capire ora in italiano dovrebbe essere più facile, però probabilmente ci sono dei segni che non sono comprensibili, usiamo dei segni e delle parole che dicono meno rispetto a ieri.

Secondo me dobbiamo pensare soprattutto ad una celebrazione eucaristica per noi, dobbiamo costruire una celebrazione sempre più bella, comprensibile e utile per noi, ci preoccupiamo certamente anche di quelli che non frequentano abitualmente, ma  non dobbiamo pensare ad una pubblicità per attirare gente. Le persone le attiriamo, secondo me, per quello che poi noi siamo fuori.

Quello che attrae naturalmente è l’esempio di Gesù, la presenza di Gesù, quella presenza che avviene attraverso dei simboli. Noi dobbiamo capire se il modo rituale e simbolico che adoperiamo è capace di comunicare l’incontro con Gesù. Chiaramente il rito non è intoccabile, intoccabile è l’evento Gesù, la modalità con cui si fa presente l’evento Gesù non è uguale in tutte le parti del mondo, ogni modalità deve parlare a sensibilità, culture e realtà diverse.

Secondo me ci sono parti della celebrazione che risultano molto noiosi, la parte tra la consacrazione e il padre nostro è una parte che difficilmente seguo, altri punti mi sembrano critici, per esempio il salmo, una preghiera bellissima che seguo con difficoltà perché troppo preoccupata di ricordarmi il ritornello da ripetere, (spesso non ci sono i fogli per seguire la celebrazione) magari non interrompere il salmo ma dire il ritornello all’inizio e alla fine solamente. Un’altra parte è la preghiera dei fedeli, le preghiere preparate sui fogli sono scritte in modo poco attuale, va decisamente meglio se sono preparate da membri della parrocchia, di solito si usa un linguaggio più vicino alle persone.

E’ importante, perché si esprima la presenza di una comunità, la presenza di un cantore, di un lettore, un commentatore, questo non sempre è possibile e la liturgia ne soffre.

Una cosa che si potrebbe correggere è il dilatarsi della liturgia della parola che porta a vivere frettolosamente la liturgia eucaristica. Mezz’ora circa di liturgia della parola contro un quarto d’ora di liturgia eucaristica. Ci sono preghiere eucaristiche utilizzate nei periodi che ci sono molti bambini che potrebbero essere utili anche per i grandi, con un linguaggio più facile.

Vista l’importanza della parola mi sembrano utili quei messalini  che è possibile portare a casa alla fine della messa per riflettere sulle letture e sul vangelo ascoltati. A volte le persone non li prendono perché pensano di non poterli portare via, magari dire che li portino a casa per leggerli.

In alcune parrocchie questi foglietti non si trovano perché il parroco ha pensato sia meglio per il fedele seguire le letture ascoltandole e non leggendole. Importante sarebbe avere dei lettori capaci e preparati, la lettura si ascolta proclamata, non la si legge.

E’ possibile mettere in fondo alla chiesa dei fogli, che già esistono, con delle meditazioni e spiegazioni dei vari brani ascoltati.

Potrebbe essere una cosa utile la valutazione del numero di celebrazioni presenti sul territorio.

C’è indubbiamente poca preparazione alla liturgia, al linguaggio della liturgia. Ci sono molti giovani che possiamo incontrare nei campeggi o nella pastorale giovanile ai quali è difficile, oggi, proporre di venire alla celebrazione eucaristica domenicale.