Sull’Eucarestia

 

- Dio agisce nella storia del mondo, la sua presenza si offre a tutti nelle manifestazioni del creato e negli avvenimenti della vita. Il popolo di Israele ha tramandato l’intervento di Dio nella vita di Abramo e dei Patriarchi e ha fatto esperienza dell’intervento salvifico di Dio che l’ha liberato dalla schiavitù. L’azione di Dio si è rivelata nella vita, nella morte e resurrezione di Gesù Cristo. Attraverso il rito liturgico e con il linguaggio suo proprio, l’opera di Dio e la sua presenza si rinnova e attualizza oggi. La liturgia è rivolta principalmente a chi già crede, che proprio in forza della luce data dalla fede, può vedere e accogliere nel segno umano l’opera di Dio. Anche coloro che sono lontani dalla partecipazione alla vita di fede, essendo presenti occasionalmente alla liturgia possono essere toccati dall’azione di Dio e invogliati a intraprendere il cammino. Molti di essi infatti sono dei battezzati che hanno ricevuto nel tempo del catechismo un’educazione alla liturgia; la celebrazione può essere l’occasione per essere raggiunti dalla voce di Dio. La liturgia utilizza un linguaggio simbolico che fa parte di ogni esperienza umana, col quale si manifestano: il senso della festa, le relazioni affettive, l’alternanza del tempo tra lavoro e riposo; nella coscienza della persona c’è un desiderio di assoluto per cui anche chi fosse completamente indifferente alla fede cristiana, essendo presente alla liturgia può essere toccato dal suo messaggio.

 

L’esperienza dei Tavoli di lavoro

Nell’ambito dei tavoli di riflessione, esperienza vissuta in questi due anni per dare alla nostra comunità cristiana di Sestri Levante un impulso a una maggiore missionarietà, abbiamo voluto dedicare attenzione alla liturgia, in modo particolare alla celebrazione Eucaristica domenicale e al Sacramento della Riconciliazione, considerando che questi due momenti possano essere occasione di un nuovo annuncio del Vangelo. Le considerazioni e le proposte che offriamo ai consigli pastorali parrocchiali e alle nostre comunità sono il frutto di un confronto intenso nell’ambito del tavolo e dell’apporto che ci è stato offerto da alcuni esperti. Pur avendo preso in esame l’esperienza di parrocchie vicine in una porzione della città, sono emerse molte differenze tra zone a maggiore vocazione turistica e zone maggiormente residenziali. Ci sono assemblee più stabili che si costituiscono con le stesse persone ogni domenica e assemblee che cambiano ogni domenica e particolarmente nei diversi periodi dell’anno. Le proposte che facciamo tengono conto di queste diversità e ogni comunità le dovrà attuare secondo le proprie necessità.

 

Cosa dovrà essere la nostra liturgia

La liturgia sarà evento capace di comunicare la presenza di Dio se si proseguirà nel rinnovamento iniziato con la riforma proposta dal Concilio Vaticano II. In particolare occorre proseguire lo sforzo perché la celebrazione passi dall’essere azione del presbitero presidente, a essere azione di tutta la comunità celebrante. Occorre ancora cambiare l’idea che la celebrazione ha il suo senso nel precetto compiuto perché di tale rito si è stati spettatori (vado ad ascoltare la messa), per far entrare invece l’idea che nel rito si vive un incontro con una presenza, e che tale incontro avviene perché al rito si dà la propria partecipazione. Il cambiamento che abbiamo individuato e che proponiamo ha come suo centro questo desiderio: Far diventare la Celebrazione Liturgica azione di una comunità celebrante.

Perché la celebrazione sia evento di una comunità, occorre continuare a vigilare sul numero delle celebrazioni; tale considerazione va fatta tenendo presente la dimensione cittadina e non solo quella parrocchiale, il criterio con cui fissare una celebrazione non può essere più soltanto quello di rendere comoda a tutti la partecipazione, ma quello che si costituisca una autentica comunità celebrante.

 

Preparazione alla liturgia domenicale

Perché una celebrazione abbia come protagonista una comunità, occorre che sia preparata per tempo in modo che si sappia in anticipo ciò che avverrà e siano assegnati i diversi compiti. Proponiamo quindi che in ogni comunità si stabilisca un momento di preparazione della celebrazione domenicale che inizi dalla riflessione sulla parola di Dio individuando il nucleo attorno al quale organizzare i canti e le preghiere, assegnando i vari compiti. Da questo incontro di preparazione deriverà che i lettori che proclameranno la parola all’assemblea non siano improvvisati e abbiano modo di prepararsi. Anche il presidente, a cui è assegnato il compito della omelia, avrà giovamento e riuscirà a portare l’annuncio del vangelo con parole che si riferiscano alla vita concreta delle persone.

La celebrazione è azione della comunità e non del solo presbitero che ne è il presidente, questo diventa vero e visibile per la presenza dei diversi ministeri: animatori, cantori, lettori e ministri all’altare; si favorisca perciò la presenza di questi ministri in modo che abbiano anche la necessaria alternanza e non ci siano alcuni che occupano un posto come monopolio personale. Per i ministri si predispongano annualmente momenti di formazione interparrocchiali con il supporto dell’ufficio liturgico.

Poiché è ancora presente l’atteggiamento individualistico che porta a pensare che ognuno va in chiesa ad adempiere un dovere personale, è molto importante prevedere una forma di accoglienza che aiuti ad essere consapevoli di entrare a far parte della comunità e con discrezione aiuti a disporsi in prossimità agli altri perché le persone non siano distribuite in modo sparso o nascosto, ma siano radunate insieme. Potrà essere il presidente stesso che già prima della celebrazione alla porta della chiesa, insieme ad alcuni laici, accolga e saluti chi arriva e poi iniziare da li la celebrazione. Per costituire la comunità celebrante è importante la monizione introduttiva che invita a cantare e fornisce le indicazioni necessarie, come anche il saluto del celebrante che crea relazione e invita all’atto penitenziale.

La celebrazione Eucaristica assume l’aspetto di celebrazione di una comunità quando ad essa partecipano i ragazzi del catechismo, la loro presenza chiede infatti ogni sforzo perché si realizzi un rito che sia alla loro portata, utilizzando un linguaggio adatto alla loro età. La presenza dei ragazzi costringe a condurre il rito facilitando la loro partecipazione attiva, solo tale coinvolgimento rende possibile la loro attenzione e la comprensione della celebrazione. Consideriamo ricchezza per l’esperienza liturgica la presenza dei ragazzi, perciò anche quando sono assenti, il rito dovrebbe avere lo stesso stile di quando ci sono. Alcune volte si è scelto di far vivere ai ragazzi la liturgia della Parola in luogo diverso, è una scelta possibile che permette ai ragazzi di comprendere meglio il messaggio delle letture e al celebrante di proporre l’omelia alla dimensione degli adulti.

 

Alcune considerazioni

La comunità è radunata e nutrita dalla Parola di Dio proclamata nelle letture. Essa dovrebbe essere ascoltata e non letta; perché questo avvenga, deve essere comprensibile già dalla sola proclamazione senza il supporto di foglietti volanti. È pertanto necessario che ci siano lettori adatti e preparati, e anche un buon funzionamento dell’impianto di amplificazione. Della liturgia della Parola fa parte l’omelia, strumento importante per aiutare la comprensione della Parola e per saperla riferire alla vita. Riteniamo che essa debba avere uno spazio proporzionato con gli altri momenti celebrativi. Rimandiamo per l’omelia all’ampio insegnamento contenuto nella Evangelii Gaudium di Papa Francesco.

Alla celebrazione dell’Eucarestia si va portando la vita: il bene sperimentato per rendere grazie e anche la sofferenza vissuta perché dall’amore del Padre sia guarita. Dall’Eucarestia si ritorna poi alla vita arricchiti, avendo forza e compito di dare testimonianza. Un momento che manifesta la relazione della liturgia con la vita è la preghiera d’intercessione: le intenzioni preparate opportunamente dovrebbero esprimere l’invocazione che l’amore di Dio celebrato raggiunga le situazioni della comunità e del mondo, accadute nella settimana. La relazione con la vita si esprime anche nel portare all’altare delle offerte da condividere con i poveri.

La celebrazione dovrebbe avere un giusto equilibrio tra Liturgia della Parola e Liturgia Eucaristica, spesso infranto a favore della Liturgia della Parola. Attraverso la Liturgia Eucaristica si è resi partecipi della Cena del Signore e sacramentalmente si rinnova l’offerta di amore di Gesù al Padre. È dunque una azione di Dio che dobbiamo pensare che sia efficace se rettamente celebrata. Non può essere vissuta frettolosamente per recuperare l’eccessivo tempo utilizzato per l’omelia. Nessun linguaggio e nessun segno può esprimere in modo immediato l’azione di Dio. Senza eccedere in forme di recitazione teatrale, con un tono narrativo e di preghiera si può aiutare la comunità ad entrare in relazione con la presenza evocata.

 

La liturgia è una esperienza dinamica – i segni sono importanti

Poiché l’esperienza con cui si percepisce la vita cambia continuamente e rapidamente, la liturgia deve sempre aggiornarsi per poter esprimere il mistero immutabile secondo il mutare delle culture. Nel nostro tempo stanno cambiando molto rapidamente i linguaggi e le forme della comunicazione, di conseguenza dovrà rinnovarsi periodicamente anche il linguaggio della liturgia. Già sentiamo urgente l’edizione di un nuovo messale che recepisca la nuova traduzione del Padre Nostro. Un uso attento e intelligente del messale permette già ora di scegliere una liturgia varia e capace di adattarsi alle diverse circostanze utilizzando l’ampia scelta di preghiere eucaristiche, e di valorizzare anche quelle previste quando partecipano i bambini.

La comunione al donarsi di Cristo sulla croce, che si realizza partecipando all’Eucarestia, è maggiormente resa visibile quando effettivamente il pane si spezza in tanti frammenti che, ricevuti, si ricompongono in unità nel corpo di Cristo che è la comunità. Il segno della partecipazione al donarsi di Cristo è più completo quando oltre a partecipare alla comunione col corpo di Gesù sotto la specie del pane, si assume anche il sangue di Cristo sotto la specie del vino. Proponiamo di rendere possibile la comunione al dono di Cristo anche in questa forma.

La comunità che è stata radunata dall’eucarestia non si dovrebbe sciogliere in modo affrettato, il congedo dovrebbe suscitare la consapevolezza della missione che dall’Eucarestia parte e continua nella vita durante la settimana. I rapporti consolidati possono prolungarsi dopo l’eucarestia in forme di fraternità e di condivisione soprattutto con i poveri.

 

 

Sulla Riconciliazione

È riconosciuto da tutti che il Sacramento della riconciliazione sta vivendo una grandissima crisi; molteplici e complesse sono le motivazioni di questa crisi: la perdita del senso del peccato, l’eredità del passato quando il sacramento era diventato una forma devozionale, la scarsità e la minore disponibilità di presbiteri. Tale crisi si manifesta anche nel nostro territorio, dove constatiamo che moltissimi cristiani non si accostano più a questo sacramento.

Ritenendo necessaria alla vita cristiana il dono del perdono dei peccati, riteniamo che debba esserci nelle nostre parrocchie uno spazio per la celebrazione del Sacramento della Riconciliazione, sia in forma individuale, che nella forma di celebrazione comunitaria con confessione individuale.

 

Il senso della Riconciliazione

Essenziale per la valorizzazione del Sacramento e per una ripresa della sua celebrazione è l’individuazione del suo significato che consiste nella testimonianza qui e ora della misericordia di Dio di fronte alla coscienza del male del peccato. Devono essere secondari e perdere valore gli aspetti di devozione, (mi confesso perché è il primo venerdì) e anche quelli moralistici, (vado a sentire una esortazione ad essere più buono).

L’esperienza del Perdono si realizza attraverso molti momenti: il perdono invocato nella preghiera personale, il perdono ricevuto nella preghiera comunitaria, come all’inizio della celebrazione Eucaristica, il perdono ricevuto dal fratello che abbiamo ferito. Un’esperienza ricca che ha il suo culmine nella celebrazione del sacramento.

Al centro della celebrazione del perdono ci deve essere l’annuncio della Parola di Dio, anche nella celebrazione individuale tanto più nella celebrazione comunitaria. La celebrazione del perdono deve tendere a tracciare un percorso di cambiamento e di riconciliazione con la comunità.

Per le nostre comunità riteniamo che sia necessario stabilire un punto dove si può essere sicuri di trovare a determinati orari un confessore.

Ogni anno in quaresima ci sia una giornata nella quale non ci siano durante il giorno celebrazioni eucaristiche, sul modello dei venerdì della quaresima ambrosiana, ma si offra tutto il giorno la possibilità della celebrazione del sacramento del Perdono. L’eucarestia è importante ma non è tutto, dall’altra parte si metterebbe in luce il valore del sacramento del Perdono.