Soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo» Noi vorremmo poter comporre i diversi racconti delle apparizioni di Gesù risorto in un resoconto logico e ordinato, in modo da dare, dell’avvenimento che sta al fondamento della fede cristiana, una documentazione solida e attendibile. Seguendo invece le diverse narrazioni dei vangeli, non riusciamo a formulare una cronologia precisa dei fatti. Nessuno è stato spettatore diretto della risurrezione, le guardie che vigilavano al sepolcro danno dell’avvenimento un resoconto tendenzioso e distorto, i racconti delle apparizioni del risorto sono tra loro diversi e contradditori: Gesù è apparso alle donne o alla Maddalena, ai discepoli o al gruppo degli apostoli, in Galilea o a Gerusalemme? Attraverso racconti diversi, tutti i vangeli ci testimoniano, questo è innegabile, il sorgere della fede nella risurrezione di Gesù, fatto ancor più sorprendente perché sorge nel cuore di persone che non sono già predisposte a tale fede, infatti senza scandalo i vangeli parlano dei discepoli e degli apostoli stessi che dubitano e rifiutano di credere, come fa lo stesso Tommaso nel racconto del Vangelo di questa domenica. Proprio dal racconto di Tommaso possiamo essere rassicurati sulla attendibilità della fede nella risurrezione di Gesù: se lui stesso che dubita e si rifiuta di credere alla risurrezione arriva poi a credere, vuol dire che ha fatto una esperienza che ci garantisce che quella fede non è una facile illusione ma una fede fondata. Con l’affermazione che “Gesù è risorto da morte” non si intende però il semplice ritorno di Gesù a vivere una vita come la viveva prima di morire, ma si intende che dopo la sua morte Gesù è entrato in un modo di vivere che è nello stesso tempo “ascensione al cielo e glorificazione alla destra del Padre”. Gesù risorto entra nel modo di vivere “in pienezza”, che è il modo di vivere di Dio. La risurrezione non cancella le piaghe della crocifissione, anzi Gesù può mostrare a Tommaso le piaghe delle mani e dei piedi, può chiedere di mettere la mano nella ferita del costato perché quelle piaghe sono diventate gloriose. Le ferite non solo indicano che il Risorto è lo stesso che ha vissuto anche tutta la sofferenza della crocifissione, ma Gesù risorto mostra sul suo corpo le piaghe, perché attraverso la via della crocifissione, Gesù ha raggiunto la risurrezione. Nella crocifissione Gesù ha portato alle estreme conseguenze quegli atteggiamenti che hanno guidato sempre la sua vita, anche di fronte alla terribile sofferenza della croce Gesù ha continuato a confidare in Dio riconoscendolo Padre e affidandosi a Lui con assoluta fiducia. Anche di fronte alla morte, Gesù non è stato in preda alla paura, ma ha continuato a consegnarsi come figlio alle braccia del Padre; di fronte a quella terribile violenza Gesù ha continuato a vivere illuminato dalla fede in Dio che è amore. Quel modo di vivere che continua ad essere illuminato dalla fede in Dio che è Padre, quel modo di vivere che anche di fronte alla violenza continua ad amare e a perdonare, è un modo di vivere che corrisponde al vivere di Dio ed è un modo di vivere in pienezza che non è più soggetto alla morte e alla corruzione. È quel modo di morire che è in realtà il modo vero di vivere, e quel modo di morire amando, che è in realtà un risorgere, sono proprio quelle piaghe ricevute per amore che sono gloriose. Ma allora quel modo di morire che è un “vivere divino” deve passare da Gesù a tutti gli uomini che alla luce di Gesù vogliono affrontare la vita. Gesù stesso indica agli apostoli questa possibilità: che la sua vita diventi la nostra vita, che la sua risurrezione diventi la nostra risurrezione, con quel gesto significativo del mandare verso gli apostoli il suo respiro. Se il respiro coincide con la vita, offrendo il suo respiro Gesù dice della possibilità che la sua vita diventi la vita dei discepoli. Questo è il frutto della Pasqua: Gesù ha raggiunto la vita da risorto perché la sua vita diventi la nostra vita, e questo è possibile perché da risorto ci può dare lo Spirito Santo, in modo che noi riviviamo la Sua morte per rivivere anche la sua vita. Dalla Risurrezione nasce dunque il grande compito di identificarci con Gesù, in modo che i criteri del suo morire diventino i criteri del nostro vivere, che vuol dire che i criteri del suo amare diventino i criteri del nostro amore. il Parroco |