Amatevi anche voi gli uni gli altri La parola del vangelo di oggi, ci porta nella sala dove Gesù ha raccolto i suoi per quella cena che siamo soliti chiamare “Ultima cena”. Nel vangelo di Giovanni non si parla di cena Pasquale, che, secondo la datazione di quel vangelo, si sarebbe dovuta compiere il giorno seguente, ma di una cena di addio, nella quale Gesù avrebbe fatto la consegna del suo testamento ai discepoli, perché Egli sa che ormai per poco tempo è in mezzo ai suoi amici. Nel vangelo di Giovanni, il gesto che racchiude questa consegna non è come nei sinottici, il Suo corpo dato come pane spezzato e distribuito tra i discepoli, ma la lavanda dei piedi. Dopo questo gesto, Gesù prolunga il suo stare con i discepoli con un ampio insegnamento che occupa nel vangelo ben quattro capitoli. Gesù esplicita la sua consegna con il comandamento che egli chiama nuovo: “Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri”. Nel comandamento dato da Gesù, una parola particolarmente importante è la parola “come”; nella lingua greca, essa può anche avere un significato di causa ed equivalere all’italiano “perché”, equivarrebbe a dire: “perché io ho amato voi, così voi amatevi gli uni gli altri”. Interpretando in questo modo la parola di Gesù, vorrebbe dire che l’amore non è una nostra iniziativa, non nasce da una nostra decisione, non è soltanto frutto del nostro sforzo. Ma ciò che sta al primo posto è l’amore che Gesù vive verso i suoi discepoli, ed è perché fanno esperienza di essere amati da Gesù che loro devono amarsi gli uni gli altri. Si dovrebbe dire che per l’amore che essi ricevono da Gesù, proprio in forza dell’amore che essi sperimentano, devono darsi amore scambievolmente. Da questo si deve dedurre che prima di tutto si deve accogliere l’amore di Gesù per noi, e soltanto chi riceve l’amore di Gesù potrà essere in grado di amare. Nella prima lettera lo stesso evangelista espliciterà meglio questo pensiero dicendo: “è lui che ci ha amato per primo”. Se non facciamo esperienza di essere amati, se non impariamo a riconoscere nei fatti della vita l’amore sovrabbondante e gratuito di Gesù, noi non abbiamo le motivazioni e la forza per amare. Solo chi è amato sa amare. Ma se l’amore ricevuto è la causa che motiva il nostro amore, allora esso non è lasciato alla nostra disponibilità, cioè non dipende dall’averne voglia o dal sentirsi, esso è un compito necessario perché sia vero l’amore ricevuto. Ma la parola “come” va certamente anche letta nel significato di modo: “Al modo del mio amore per voi così voi amatevi gli uni gli altri”. Con la parola “amore” si intendono molti comportamenti, a volte anche molto diversi tra loro. Noi abbiamo però un criterio per capire il significato di questa parola ed è quello di guardare a Gesù, a come lui ha amato. • L’amore di Gesù è un movimento che parte dal soggetto e va verso un’altra persona nella ricerca del suo bene. • L’amore di Gesù non trae forza dal vedere nella persona amata delle qualità che attirano l’amore, sa dare amore anche al • L’amore di Gesù non è dato in vista di un vantaggio o per avere il contraccambio, l’amore di Gesù è gratuito. Il comandamento dell’amore reciproco, consegnato come testamento da Gesù, costituisce perciò la carta di identità che fa riconoscere i cristiani come suoi veri discepoli. il Parroco |