Se uno mi ama …

Anche in questa domenica, la Parola della Scrittura che la Chiesa ha scelto è abbondante e ricca di spunti per il nostro cammino di fede, è pertanto necessario fare una scelta delle parole sulle quali soffermare la nostra attenzione. Prendo in considerazione la prima parte del vangelo, che mi permette di riprendere una riflessione che abbiamo già iniziato in questo tempo di Pasqua, riflessione che io ritengo molto importante e feconda per la vita spirituale. Quando penso alla relazione con Gesù mi chiedo: “con quale immagine la posso rappresentare, a quale relazione la posso paragonare?” La nostra relazione con Gesù non è simile a quella di un gruppo che si sottomette ad un leader, ne accetta gli ordini e condivide con lui degli ideali, essa non è neppure paragonabile a quella dei discepoli che accettano la dottrina di un maestro perché riconoscono la fondatezza del suo pensiero.”.

L’immagine che maggiormente aiuta a descrivere la relazione con Gesù è quella che intercorre tra due persone unite dall’amore. Gesù risorto è vivo ed è una presenza accanto a noi: sappiamo di essere amati da Lui, sappiamo che Lui continua a vivere per ciascuno di noi lo stesso amore che ha vissuto secondo il racconto del Vangelo, e noi lo amiamo pensando di potergli buttare le braccia al collo e vivere per Lui tutti i gesti della cura e dell’amicizia. Nel vangelo che leggiamo oggi, Gesù esprime chiaramente l’aspettativa che egli ha di essere a sua volta amato e sempre nel vangelo di Giovanni, nello stesso contesto del suo dialogo con gli apostoli dopo la lavanda dei piedi, farà ad essi la dichiarazione esplicita:
Voi siete miei amici”.

Perché è proprio importante sottolineare questa specificità della relazione con Gesù?

Quando seguo un Leader, lo faccio per il fascino della sua persona e dei suoi ideali, obbedisco alle sue direttive per la forza che manifesta nei suoi ordini, ma mettere in pratica quanto comanda è affidato alla mia determinazione e allo sforzo della mia volontà. Quando seguo un maestro, lo faccio perché convinto dalla verità delle sue affermazioni, ma seguire i suoi insegnamenti dipende poi sempre dalla mia decisione. La relazione d’amore crea un legame più profondo: chi amiamo, colui o colei che ci ama vive non soltanto accanto a noi, ma vive “dentro di noi”, è la sua presenza in noi che ci porta a vivere secondo i suoi desideri, a vivere secondo le sue aspettative. La differenza tra le relazioni che abbiamo preso in considerazione è che quando si segue un leader o un maestro si rinuncia ad un po’ della propria libertà per accettare il pensiero e le decisioni di un altro, quando si vive la relazione con un amico, si fa quello che lui desidera perché l’amico vive dentro di noi e i suoi desideri sono diventati i nostri desideri.

Chiamiamo questa relazione: Comunione, proprio per esprimere quella particolare unione per cui l’altro non vive più soltanto accanto a noi, ma vive dentro di noi. Anche se nelle relazioni umane la comunione è un traguardo difficilissimo da raggiungere e solo le più grandi e consolidate amicizie arrivano alla comunione, questa è la qualità della relazione che Gesù vive con ciascuno di noi. Se Gesù vive dentro di noi, anche per noi sarà possibile vivere la vita di Gesù, poiché questa vita non dipenderà soltanto dal nostro sforzo, ma la Sua presenza interiore ci darà la forza di vivere come Lui. Dice San Paolo per esprimere il pensiero che sto dicendo: “Cristo vive in me”.

Se Gesù è una presenza interiore, se scopriamo che la Sua immagine è dentro di noi, ci rendiamo anche conto che quanto più viviamo come Gesù, ancor più diventiamo noi stessi secondo la nostra unicità e singolarità. Così si esprime un documento del concilio: Chiunque segue Cristo, l'uomo perfetto, diventa anch'egli più uomo. Lo Spirito Santo è il costruttore della comunione tra Gesù e noi, è lui che forma in noi la presenza di Gesù.

il Parroco