Veniva portato su, in cielo … Il cielo ci colpisce per la sua vastità, e per quanto lo guardiamo con i più potenti mezzi di osservazione, ci appare senza confini, ci inquieta per la sua impenetrabilità; in effetti solo nei tempi moderni, attraverso sofisticati mezzi tecnici e le recenti esplorazioni spaziali, abbiamo potuto incominciare a svelarne il mistero. Il cielo ci stupisce quando lo guardiamo splendere di azzurro intenso, o quando verso il tramonto, si tinge dei più svariati e sorprendenti colori, che nessun pittore saprebbe immaginare. Il cielo ci lascia attòniti quando lo possiamo guardare punteggiato di stelle, soprattutto se siamo in montagna o in campagna, magari in Africa, lontano dall’inquinamento luminoso generato dalle nostre città. Quando pensiamo a Dio, l’essere più grande di noi che solo può spiegare l’esistenza dell’universo, lo associamo immediatamente al cielo come il luogo della sua dimora.”. Il gesto che Gesù compie davanti ai suoi discepoli (che abbiamo ascoltato nelle due narrazioni degli Atti degli Apostoli e del vangelo) e che dà il nome alla festa di oggi è chiaramente un segno: Gesù che è portato verso l’alto e sale verso il cielo, significa che Gesù entra con tutta la sua persona nella vita di Dio. Ciò che abbiamo ascoltato nel vangelo e che celebriamo nella festa liturgica, non è un fatto nuovo rispetto all’avvenimento della Risurrezione che abbiamo celebrato nella recente festa di Pasqua. Già nella riflessione fatta a Pasqua dicevamo che la risurrezione non è il ritorno alla vita come la viveva prima di morire, ma è l’entrare di Gesù nella vita di Dio, la risurrezione è nello stesso tempo “Ascensione al cielo e glorificazione”. Proprio nel giorno della risurrezione Gesù annuncia: “Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”. Resurrezione e Ascensione sono due manifestazioni dell’unico avvenimento. . Molto importante è non staccare questo fatto da tutta la vita di Gesù, ma vedere in esso il compimento ed il frutto di tutta la sua vita. Gesù ha vissuto e ha mostrato a noi con la sua vita, un cammino ascensionale. Incontriamo ogni tanto degli uomini o delle donne che hanno imparato con un lungo cammino spirituale ad elevarsi da una vita puramente rivolta a rispondere ai bisogni materiali, ad una vita più alta, che chiamiamo “nella dimensione dello spirito”. Gesù ha vissuto un cammino analogo, seppure secondo una modalità unica e inarrivabile per gli altri uomini. Si è trattato di un cammino vissuto mentre esisteva in un corpo umano uguale a quello degli altri uomini e mentre viveva una vita reale, dentro le trame di una vita concreta storica, a contatto con le cose del mondo. Ma la vita di Gesù non traeva i suoi criteri dal calcolo o dal sentimento, ma dalla relazione con Dio, relazione su cui appoggiava tutta la sua vita. Dio era per Gesù quella presenza di Padre con cui viveva in relazione nella sua interiorità e Dio si è manifestato sempre di più nella sua vita, nelle sue parole e nei suoi gesti, tanto da poter dire a Filippo: “Chi vede me vede il Padre”. Questo cammino di ascensione a Dio si è poi compiuto contemporaneamente ad una ascensione anche reale, l’ascensione che Gesù vive verso quel monte sul quale morirà crocifisso; quel cammino che costituisce per Gesù l’ultima e definitiva ascensione. Sulla croce Gesù diventa totalmente uno col Padre, consegnandosi a Lui con totale abbandono e diventando in Lui totalmente amore. Con il gesto del salire in alto fino a scomparire, Gesù segna anche il termine dell’esperienza dell’incontro con Lui attraverso i segni della sua umanità; quella vita che lui ha raggiunto non riguarda solo la sua persona, ma tutti siamo chiamati ad ascendere per far emergere nella nostra vita la somiglianza con Dio. Gesù sembra dire: ora siete voi che dovete vivere un cammino di ascensione perché Dio si renda visibile nelle vostre vite, io ho tracciato una strada, ora questa strada vi è affidata perché voi saliate dietro di me. Una prospettiva che potrebbe farci paura, ma Gesù non ci lascia soli in questa impresa, ci ha dato un compagno di cordata che ci aiuta ad ascendere: il nostro compagno è lo Spirito Santo. il Parroco |