Di una cosa sola c’è bisogno Il vangelo di questa domenica rappresenta un’ulteriore tappa del percorso che stiamo facendo in questo periodo. È importante, infatti, leggere ogni vangelo come una tessera che, posta accanto alle altre, formano insieme un disegno. “L’identità del discepolo” è il titolo che abbiamo dato al disegno che, piano piano, stiamo componendo. È molto bello che, dopo tante figure maschili su cui ci siamo soffermati, protagoniste dell’episodio del vangelo di questa domenica siano due donne, che ci sono presentate in due tipici atteggiamenti femminili. Il vangelo ci fa incontrare in Gesù, un maestro diverso da ciò che la sapienza ebraica aveva elaborato; nei testi degli antichi sapienti incontriamo espressioni discriminatorie nei confronti delle donne, mentre Gesù accoglie nella sua cerchia anche le donne e molto spesso ne apprezza l’ospitalità e l’amicizia, come viene testimoniato dall’assidua frequenza della casa di Marta e Maria. Quando in passato si è letto questo episodio, lo si è interpretato come se Marta e Maria fossero rappresentative di due atteggiamenti contrapposti, si diceva che nel cammino del discepolato alcuni erano chiamati ad essere come Marta e altri erano chiamati ad essere come Maria, si utilizzavano poi le parole di Gesù per dare alla via seguita da Maria una netta superiorità. Marta e Maria sono diventate perciò figure di riferimento per identificare due modi diversi di vivere la vita religiosa: Marta rappresentava chi si dedicava al servizio degli altri, “la vita attiva”; Maria, chi privilegiava la vita in solitudine e dedicata alla preghiera, “la vita contemplativa”. Nella lettura più moderna non si tende più a contrapporre le due figure, ma a vederle in modo complementare, ritenendole manifestazione di due atteggiamenti, entrambi necessari per comporre la figura di ogni discepolo di Gesù. Il vero discepolo è chi unisce in sé gli atteggiamenti di Maria e di Marta.”. Il vangelo ci invita a ritenere di maggior valore l’atteggiamento di Maria, esso è però sterile se non arriva all’altruismo e alla concretezza del “fare” di Marta. Marta e Maria si pongono entrambe in relazione con Gesù, e per questo rappresentano due atteggiamenti entrambi positivi, ma ci sono differenze importanti. Marta si rapporta con Gesù, ma utilizza le cose concrete, ad esempio il cibo, come mezzo per incontrare Gesù, Maria invece non frappone nessuna mediazione, ma si pone in modo immediato a contatto con Gesù. Anche Marta vive in attenzione a Gesù, ma privilegia la sua iniziativa: è lei che pensa di poter fare qualcosa a favore di Gesù. Maria invece si pone in un atteggiamento accogliente, riconosce più importanza al “fare” di Gesù, dando il posto principale alla Sua iniziativa: svuota quel tempo dalle sue iniziative per lasciare spazio alla iniziativa di Gesù, “non fa, ma si lascia fare”. Viene qui rappresentato il capovolgimento della relazione con Dio che Gesù è venuto a realizzare: se da sempre gli uomini hanno pensato che dipendesse dal loro “fare sacro” la possibilità di elevarsi e avvicinarsi a Dio, con Gesù è invece Dio che scende e si offre come presenza vicina alla vita dell’uomo. Gesù, che sperimenta nella sua vita il primato della relazione col Padre dalla quale si lascia riempire, sa che deve portare questa relazione agli uomini, ecco perché gioisce quando finalmente l’uomo si arrende e si presenta come povero, bisognoso di lasciarsi riempire da Lui. Maria rappresenta proprio questo: il discepolo che come mendìco sa di non aver cose da dare, ma solo può accogliere l’amore di Dio a cui niente è impossibile. È un insegnamento molto importante anche per noi, che spesso misuriamo la qualità della relazione con Dio dalle cose che facciamo, considerando anche la preghiera come una cosa da fare. La relazione con Dio nasce dalla scoperta del suo essere amore infinito, un amore che non meritiamo, ma che ci è dato gratis. La prima preghiera è stare col cuore aperto per lasciarsi amare da Dio. Solo dopo essersi abbeverati alla sorgente dell’amore si potrà andare verso gli altri con il grembiule, per servirli con libertà e gratuità.. . il Parroco |