L’ultimo posto Un sentimento di sorpresa ci coglie di fronte alla parola di Gesù, che ascoltiamo in questa domenica; alla prima lettura, infatti, pensiamo che Gesù dia un suggerimento sulle buone maniere da adottare in occasione di un invito a un pranzo e ci pare strano trovare un tale insegnamento nel Vangelo. Soprattutto ci sorprende che Gesù ci proponga di occupare l’ultimo posto e di coltivare l’attesa che chi ci ha invitato ci venga a dire di andare più avanti. Possiamo cercare di comprendere bene il messaggio di Gesù facendo riferimento al termine che l’evangelista utilizza per introdurre la parola di Gesù: si tratta di una parabola. Ora di solito una parabola utilizza la descrizione di un fatto particolare, per dare un insegnamento più generale riguardante la vita. Ecco la prima chiarezza: si tratta di un insegnamento che non si riferisce alla tavola, ma alla vita. Da tutta la sacra scrittura si possono raccogliere varie immagini che paragonano la vita a un banchetto, al quale Dio invita tutti gli uomini, come anche, sempre dalla scrittura, si può paragonare la vita a una festa di nozze. Gesù non ci vuole dare tanto dei suggerimenti su come comportarci a tavola, quanto piuttosto aiutarci a riflettere su come orientarci di fronte all’importante domanda sul posto che noi abbiamo nella vita. Per affrontare la vita occorre aver raggiunto la consapevolezza di non essere inutili e che nella vita c’è un posto anche per noi.”. Possiamo immaginare l’angoscia di quelle persone che non sono riuscite a raggiungere una professione o una vita familiare o che avendole raggiunte, le hanno in seguito perse, che hanno forte la percezione di non essere alla pari degli altri, di non essere alla loro altezza. Ci sono, infatti, persone che su di loro sentono espresso dalla società il giudizio: “Per te non c’è posto”. Gli educatori e i genitori sanno come sia importante, soprattutto nel tempo dell’adolescenza, comunicare un messaggio di fiducia verso i figli e vincere quel dubbio, che facilmente s’insinua nel cuore dei giovani di non essere contenti di se stessi, di non essere contenti della vita. Alcuni di noi hanno conquistato con grande sofferenza e con molta fatica la consapevolezza di avere un posto nella vita, pur partendo dall’esperienza di non essere alla pari degli altri per il ceto sociale della propria famiglia, per le proprie capacità scolastiche o per le proprie attitudini sportive. Gesù con la parabola, che abbiamo ascoltato, vuole prima di tutto giudicare come errata quella via, che invece, ancora rimane dominante, per cui è consapevole di avere posto nella vita chi può dire di essere più avanti di altri nelle diverse classifiche dell’avere, del potere o del successo. Gesù ci dice: Non devi credere che ti puoi costruire da te il posto nella vita e non te lo costruisci semplicemente perché puoi dire di essere un po’ più in alto degli altri. Se fosse così, sarebbe vero che hanno posto nella vita solo alcuni e non tutti, che hanno posto nella vita solo i vincenti. Qual è la soluzione alternativa che propone Gesù? Gesù, attraverso la parabola dice che il posto è dato da colui che ha fatto gli inviti per il banchetto. Per questo possiamo dire che il posto nella vita non ce lo diamo, ma c’è dato. C’è un motivo precedente, rispetto alla scoperta di tutte le proprie capacità e attitudini, che già può rendere una persona consapevole del proprio posto, ed è che nella vita ognuno c’è perché Dio l’ha ritenuto degno di essere invitato, ognuno vale perché Dio gli ha dato la vita per amore.. . Ognuno ha posto perché Dio lo ama. Arrivare a questa consapevolezza, illumina di una luce nuova la vita. Si può essere socialmente all’ultimo posto, ed essere nella gioia, perché si sa di essere al primo posto nel cuore di Dio.. . il Parroco |