Fatevi degli amici con la ricchezza Quando ascoltiamo la parabola dell’amministratore disonesto che è stata letta nel vangelo di oggi, siamo mossi da un sentimento di sconcerto e percepiamo che ci troviamo di fronte ad una parabola diversa dalle altre. Solitamente le parabole fanno scaturire il loro insegnamento da un comportamento positivo, invece questa parabola ci presenta l’azione di un uomo che chiaramente agisce in modo disonesto, ed è proprio così che lo chiama Gesù. Le parabole non sono degli esempi che vogliono portarci a vivere secondo quel modello, ma colgono piuttosto una modalità, un atteggiamento particolare, che deve essere riprodotto in altro modo anche nella vita di relazione con Dio. Gesù ci suggerisce di fare questo ragionamento: l’amministratore, seguendo la sua logica malvagia, assume un certo criterio e pensa “come sarebbe utile se lo stesso criterio lo assumessi nel fare il bene”. Il criterio che Gesù individua è dato dal fatto che quell’uomo, messo alle strette dall’annuncio del suo licenziamento, si trova a dover fare delle scelte in ordine alla sua stessa sopravvivenza; per raggiungere questo fine sa aguzzare l’ingegno e trovare i comportamenti conseguenti. Gesù ci vuol dire che attraverso i tanti problemi particolari che ogni giorno dobbiamo affrontare, si costruisce un disegno complessivo, si cerca di dare risposta alla domanda più grande circa il senso della vita, circa la felicità ultima e definitiva. Per questa felicità ultima che sa superare la paura della morte, occorre saper fare le scelte adeguate, utilizzando tutti i mezzi necessari.”. C’è un altro aspetto che è presentato dalla parabola: possiamo pensare che fino a quel momento quell’amministratore disonesto abbia inseguito soltanto il suo personale interesse, l’orizzonte che guidava la sua vita era l’orizzonte del proprio io. Di fronte a quella situazione di emergenza, si accorge che da solo non riuscirà a far fronte al suo problema, ed è allora che ha l’intuizione fondamentale che lo porta ad accorgersi degli altri, maturando la consapevolezza che non potrà salvarsi da solo, ma si salverà soltanto attraverso i legami con gli altri. La parabola non va per il sottile, non sta tanto a disquisire se il modo con cui l’amministratore cerca di costruire i rapporti con gli altri sia onesto, ma mette in rilievo la via che riesce ad escogitare, via dell’amicizia e della solidarietà. Nel commento finale, Gesù applica l’insegnamento della parabola, al rapporto dell’uomo con la ricchezza. Già abbiamo detto che è un tema molto caro all’evangelista Luca, che su questo argomento riporta molti insegnamenti di Gesù, certo più numerosi rispetto a quanto fanno gli altri evangelisti. Gesù definisce la ricchezza come disonesta: penso che questo aggettivo ci sembri esagerato per designare ogni ricchezza e forse è così, ci sono infatti ricchezze guadagnate onestamente attraverso il lavoro, comunque la definizione vuole metterci in guardia da un rischio che facilmente si insinua nel rapporto con i beni terreni. Essi infatti esercitano un’ attrazione che può indurci a pensare che il loro possesso sia capace di rispondere alla domanda su come la vita possa essere felice. Tutti noi abbiamo subìto la tentazione di far dipendere dal possesso di un qualche bene la nostra felicità. Inoltre, il fascino destato dal possesso della ricchezza e del suo accumulo, può indurre a vedere gli altri, con i loro bisogni, come una potenziale minaccia; per questo chi è ricco molte volte si chiude alla relazione con gli altri. Di questo argomento ne abbiamo già parlato, riflettendo sulla parabola dell’uomo che accumula ricchezze nei suoi granai, e ne parleremo ancora domenica prossima con la parabola di Lazzaro e del ricco egoista. Gesù approfondisce il principio che aveva enunciato: “la vita di un uomo non dipende dai suoi beni” dicendo che le ricchezze ci sono affidate con una finalità altruistica. Si, le ricchezze, anche quelle guadagnate con un onesto lavoro, sono un dono, non un diritto, e sono da utilizzare secondo quel disegno di Dio che vuole realizzare la felicità di tutti. il Parroco |