Lazzaro ... ora in questo modo è consolato Nella parabola che oggi ascoltiamo, sono messi a confronto due modi di pensare il mondo, di impostare la vita e le relazioni tra le persone. All’inizio, ci viene descritto il mondo come lo si costruisce quando non si riconosce la relazione con Dio, come fondamento della vita. Quando l’uomo pensa alla vita come se tutto dipendesse da lui, come se solo dal suo darsi da fare sia possibile raggiungere la felicità, allora, fatalmente, la logica della competizione e della forza può entrare nel suo cuore a condurne le scelte. Il ricco protagonista di questa prima parte non ha nemmeno un nome, egli è definito soltanto dal suo ruolo. Possiamo riconoscere nel protagonista della parabola, un’immagine della società attuale e alcuni personaggi che oggi sono dominanti nel mondo. Se l’uomo immagina il mondo racchiuso soltanto secondo l’orizzonte terreno, non può che pensare la felicità come “essere in alto nella graduatoria della ricchezza” e di conseguenza non potrà che organizzare la vita in funzione del suo personale benessere. In un mondo governato dal confronto di forza, in un mondo dove conta la competizione, non c’è spazio per gli altri, poichè l’altro, o è qualcuno da usare al proprio servizio, o è un competitore, un potenziale nemico da sconfiggere. Seguendo la descrizione della vita sfarzosa del ricco, siamo quasi indotti a pensare: “beato lui, come sarebbe bello vivere così!”. A questo punto ci sorprende la parabola: voltando pagina, cambiando inquadrature e presentando gli stessi protagonisti, notiamo che i rapporti sono rovesciati. Rispetto al modo di vivere descritto all’inizio, la parabola racconta un cambiamento: ci appare un mondo capovolto, dove ciò che prima era in basso ora è in alto, e ciò che prima era in alto ora è in basso. In questo secondo quadro viene descritto il mondo come lo si costruisce quando a guidare l’azione dell’uomo è la volontà di Dio. Cosa pensa Dio rispetto alla vita come è descritta nel quadro iniziale della parabola? Si esprime anche qui un giudizio sulle relazioni sociali che l’evangelista ha messo sulla bocca di Maria nel canto del Magnificat: “ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote”.”. Se si considera il mondo come “creato da Dio”, occorre riconoscere che nel dono della vita alla persona si manifesta l’atto più grande del Suo amore. In quanto creata dal medesimo amore, ogni persona esce dall’atto creatore considerata come unica e preziosa, pari in dignità a tutti gli altri, destinata alla felicità. La casualità dell’evolversi della natura, la libertà della persona nelle sue scelte etiche, introduce la disparità tra i soggetti. Può insorgere l’ostacolo dell’handicap, una minore intelligenza o un minor bagaglio personale, il nascere in situazioni sfavorevoli, che fanno sì che l’esperienza della vita non confermi l’intenzione iniziale di Dio, che desidera per tutti la felicità. Attraverso l’esito finale della parabola, Gesù ci vuol dire che rimane vera l’intenzione iniziale di Dio, che ha dato la vita all’uomo perché realizzi una speciale dignità, la dignità di persona. Come una madre ama veramente tutti i suoi figli anche se non li tratta allo stesso modo, poiché darà a ciascuno nella misura del suo bisogno di amore, così Dio nella volontà di dare a tutti il Suo amore, ama di più coloro ai quali la vita non sta facendo fare l’esperienza dell’essere amati. Ecco perché possiamo dire che secondo il vangelo, in Dio c’è una predilezione per i poveri, perché sono coloro che dalle ferite della vita sono portati a dubitare della verità del Suo amore. La parabola dice che la volontà di Dio è quella di riparare alle disparità della vita, dando di più a chi dalla vita ha avuto di meno. Chi vuole costruire il mondo secondo Dio, deve cercare di anticipare già nella vita terrena quella parità che Dio ristabilirà poi alla fine in cielo, individuando e cercando di alleviare le sofferenze dei fratelli, donando di più a coloro che dalla vita hanno avuto di meno, perché tutti possano dire di essere figli amati da Dio. il Parroco |