La tua fede ti ha salvato!

A Gesù piaceva osservare la natura, traeva dalla vita delle piante e degli animali tanti insegnamenti; tra i fatti che l’hanno colpito c’è la vicenda del granello di senape, infatti, più volte fa riferimento al seme di questa pianta. Del granello di senape Gesù osservava che è un seme così piccolo quasi impercettibile come la polvere e si meravigliava che da un seme così piccolo potesse nascere un arbusto già di una certa consistenza. Come abbiamo ascoltato domenica scorsa Gesù prende proprio il granello di senape come il paragone della fede, ne basta poca, proprio tanta così. Con quell’esempio Gesù iniziava un discorso sulla fede che prosegue anche nel vangelo di oggi. Paragonando la fede al granello di senape, Gesù ha voluto dire che essa non è misurabile secondo il criterio della quantità, ma la questione è piuttosto quella dell’autenticità, della sincerità. La fede non coincide con i gesti religiosi, si possono contare i segni religiosi, ma non necessariamente dal loro numero si può misurare la grandezza della fede. La parola “fede” ha la sua radice nel verbo fidarsi, il problema dunque e se ti fidi veramente di Dio, se davvero fai dipendere da Dio le tue scelte, se dalla fiducia nell’amore di Dio sai trovare le ragioni per custodire il tuo cuore nella pace, anche quando nelle circostanze della vita c’è la burrasca. Proprio sull’autenticità della fede siamo aiutati a riflettere dalla Parola di questa domenica, infatti, Gesù termina l’incontro con il lebbroso guarito riconoscendo la sua fede, fonte della sua salvezza.

Possiamo raccogliere due riflessioni.”.

La lebbra è anche oggi una malattia molto grave, gravissima era nei tempi antichi, quando non esistevano cure e il rischio contagio costringeva i malati a vivere una condizione di drammatica emarginazione. Anche la legge di Mosè dava prescrizioni sul modo con cui si doveva realizzare l’esclusione del lebbroso dalla vita sociale e religiosa. Dalle norme contenute nella legge, si poteva attribuire a Dio stesso la volontà di punizione nei confronti del lebbroso. I dieci lebbrosi che si trovano di fronte a Gesù, il profeta che parla e agisce con la forza di Dio, immediatamente esprimono il loro grido con cui chiedono di essere purificati dalla lebbra. La fede inizia dall’esperienza del bisogno, da esso, infatti, impariamo che non da soli siamo capaci di darci la gioia che serve alla vita. Gesù riconosce questo inizio della fede e li manda dai sacerdoti come prescriveva la legge e mentre vanno, sono guariti. Per nove di loro il cammino si ferma a quel punto, Dio ha risposto alla loro preghiera, ha soddisfatto il loro bisogno.

Per uno, che è samaritano, cioè uno considerato mezzo eretico, quell’esperienza fa maturare intuizioni che aprono a passi successivi. Potremmo esprimere così queste intuizioni: Gesù guarendomi ha mostrato che Dio non è contro di me, anzi s’interessa a me, mi vuol bene; se Dio mi vuol bene, allora la sua persona m’interessa non solo quando sono nel bisogno e non riesco a cavarmela da solo, ma sempre perché essere amato, è ciò di cui ha bisogno la vita. Quell’uomo passa dal bisogno di Dio per essere guarito al bisogno di Dio per la vita. Infatti, non si accontenta come gli altri di essere guarito, ma torna da Gesù per riprendere quell’incontro e il vangelo ci fa pensare che l’incontro si prolunghi ben oltre quella giornata.

La seconda intuizione la potremmo esprimere così: la guarigione è avvenuta per le parole di Gesù, non per l’opera dei sacerdoti del tempio, allora non c’è più bisogno di andare nel tempio dai sacerdoti, perché Dio ormai si manifesta in Gesù ed è a Lui che occorre legare la vita. Il secondo passaggio lo potremmo esprimere così: da Dio cercato nel tempio a Dio che si dona in Gesù..

il Parroco