Dio non è dei morti, ma dei viventi Siamo ormai vicini alla conclusione dell'anno liturgico, dopo questa, rimangono soltanto due domeniche. Siamo anche alla conclusione della lettura del vangelo di Luca e anche questo evangelista narra che Gesù, arrivato a Gerusalemme, deve affrontare il confronto con le autorità politiche e culturali che lo interrogano sui diversi argomenti. Uno dei gruppi che si contrappone a Gesù è quello dei sadducei, la corrente religiosa vicina ai sacerdoti del tempio. L'argomentazione della questione che essi presentano è artificiosa e complessa, e fa riferimento a norme contenute nella tradizione della Sacra Scrittura. Anche se la formulazione della domanda è artificiosa e pretestuosa, noi consideriamo seriamente l'interrogativo posto dai sadducei: “cosa accadrà al momento della morte?””. L'essere vicino alla fine dell'anno ci fa percepire il tempo che scorre e ci deve far pensare che si avvicina il giorno in cui la vita finirà. È questa una riflessione difficile da fare, perché dentro di noi c'è un’aspettativa di vita e sentiamo la morte come l'ostacolo che impedisce il realizzarsi di una vita felice. Difficilmente parliamo della morte, ai bambini impediamo di venire a contatto con la malattia o la morte di un parente, cerchiamo di nascondere il pensiero della morte cancellando in modo ossessivo sul nostro corpo i segni impressi dal tempo. La morte ci appare come il nemico che si oppone alla vita, Gesù ci mette in guardia: “rischiate di vedere la morte solo come un ladro che viene a rubarvi la vita”. La domanda che ci accompagna in tutta la vita: Chi sono? In base a che cosa posso dire di avere valore?, incontra proprio nella morte l'ostacolo più grande ad una risposta, infatti la morte ci fa pensare che siamo solo un grumo di materia destinato a finire nel nulla. Come posso pensare a una vita felice se sono destinato a dissolvermi? Potremmo pensare che la vita vale soltanto quando è sana, quando riesce a costruirsi il benessere sulla terra, che la vita non vale più quando è fragile, debole o malata; potremmo pensare che ognuno deve solo pensare a se stesso, a trarre dalla vita che ha a disposizione il massimo possibile. Non ci appare una soluzione l'atteggiamento di chi, vedendo che la morte è destino comune a tutte le forme di vita, pensa di doversi stoicamente rassegnare al suo potere. Nel dialogo con i sadducei, Gesù fa la sua riflessione sulla morte, e ancora di più ci aiuterà a dar senso alla morte, con l'atteggiamento che lui stesso vivrà quando si troverà a tu per tu con la morte. Ogni uomo esiste perché ha ricevuto la vita da Dio e l'ha ricevuta per amore. L'amore con cui Dio ha dato la vita, non può essere solo per un momento, ma è per sempre.. Con la morte finisce la vita del corpo, non finisce l'amore con cui Dio ci dà la vita. Gesù stesso vivrà con questa fede il momento in cui si troverà di fronte alla morte, continuando ad affidarsi all'amore del Padre. La risurrezione è il sigillo necessario per dire che il Padre Dio ama anche oltre la morte. Avendo anche noi questa fede, possiamo dire che la vita vale anche quando è debole o malata, che sempre possiamo vivere non pensando solo a noi stessi, ma amando tutti, e che anche la morte potrà essere un ultimo atto di amore.. il Parroco |