Dio con noi Siamo giunti alla quarta domenica del tempo di avvento, quella ormai prossima alla festa per la nascita di Gesù; per aiutarci a vivere la festa del Natale, in questo anno la chiesa sceglie di farci leggere il racconto del vangelo di Matteo, che ci parla della nascita di Gesù ponendosi dal punto di vista di Giuseppe. In questo egli è molto diverso da Luca, il quale narra la nascita di Gesù ponendosi prevalentemente dal punto di vista di Maria. Capiamo la motivazione che ha spinto l’evangelista a fare questa scelta: sappiamo dalle fonti antiche che Matteo è ebreo e scrive per una comunità di cristiani provenienti dall’ebraismo. Secondo la consuetudine ebraica la discendenza era calcolata per via maschile, perciò è l’essere legalmente figlio di Giuseppe ciò che attribuisce a Gesù il diritto all’inserimento nella discendenza del re Davide. Nel racconto di Matteo non è propriamente descritta la nascita di Gesù, non sappiamo dove e come essa avvenga, l’evangelista vuole piuttosto offrire il significato della presenza di Gesù sulla terra secondo la sua fede, la stessa fede che egli cerca di far sorgere nei suoi lettori. Per Matteo e per la sua comunità, poter riconoscere che nella vita di Gesù si realizzano le parole che i profeti avevano detto nell’Antico Testamento ha un particolare valore. Nei due capitoli, nei quali sono raccolti i fatti dell’infanzia di Gesù, ben cinque volte sottolinea la coincidenza tra quei fatti e le antiche profezie. Possiamo riconoscere questa attenzione di Matteo perché ripete sempre la formula: “Questo avvenne perché si adempisse la parola del profeta”. Anche nel vangelo che leggiamo oggi ci sono evidenti riferimenti a profezie dell’Antico Testamento. A tale proposito, possiamo sottolineare che Giuseppe, chiamato “figlio di Davide”, nel dare il nome a Gesù, lo riconosce davanti alla legge come suo figlio e pertanto a sua volta, anche Gesù sarà considerato della discendenza del grande re. Si realizza così la profezia di Isaia riguardante l’annunzio che dalla discendenza di Davide sarebbe sorto un germoglio sul quale si sarebbe posato lo Spirito del Signore.”. Gesù nasce da Maria che concepisce per opera dello Spirito Santo, la nascita di Gesù realizza alla lettera la profezia di Isaia che diceva: “una Vergine concepirà e partorirà un bambino che sarà chiamato Emmanuele.” Matteo prende due testi di Isaia nei quali si parla del Messia e fa vedere come si realizzino in Gesù. Attraverso la messa in rilievo di queste profezie che si attuano nella nascita di Gesù, Matteo annuncia ciò che poi si svelerà attraverso tutto il Vangelo: Gesù è il Messia atteso dal popolo di Israele, in Lui si compiono le antiche promesse. La figura di Giuseppe è tratteggiata sulla falsariga di quelle figure dell’Antico Testamento che sono raggiunte da una particolare chiamata di Dio. Da Abramo a Giuseppe, da Mosè a Samuele: degli uomini sono stati raggiunti dalla parola di Dio, che li ha invitati a cambiare il proprio progetto di vita, a lasciare la propria terra e i propri criteri umani per una vita guidata dalla Parola che scendeva dall’alto. Giuseppe è dunque la figura del credente che lascia a Dio il posto centrale nella sua vita. Giuseppe diventa il segno che dice a tutti che per accogliere Gesù come inviato di Dio occorre avere gli occhi della fede. Questa parola diventa molto importante anche per noi. Natale è festa di tutto il mondo, non solo dei cristiani. Natale ha tanti significati, per esempio c’è il Natale della pubblicità. C’è il Natale di Babbo natale. Allora dobbiamo farci la domanda: “Perché faccio festa a Natale? Per chi faccio festa a Natale?. Noi dovremmo dire che al centro del Natale c’è Gesù, che è Lui il motivo della festa. Facciamo festa perché abbiamo riconosciuto attraverso Gesù che Dio è Amore e che da Lui deriva per noi il senso che diamo alla vita. il Parroco |