Ecco l’agnello di Dio

La seconda domenica del tempo ordinario offre alla nostra riflessione una scena che descrive, dal vangelo di Giovanni, lo stesso avvenimento sul quale abbiamo riflettuto domenica scorsa, in occasione della festa del Battesimo del Signore. Nel racconto di Giovanni non si dice che Gesù sia sceso nel Giordano per ricevere il Battesimo, ma chiaramente la testimonianza del Battista che attesta la discesa dello Spirito Santo su Gesù, ci fa pensare che siamo di fronte allo stesso episodio.

Come dicevamo domenica scorsa, possiamo leggere anche il vangelo di oggi sotto la luce di un’Epifania, cioè di un fatto che rivela e mette in piena luce l’identità di Gesù quale messia e Figlio di Dio. Commentando questo vangelo tre anni fa, utilizzavo questa immagine che mi piace riprendere: molto spesso quando si va a uno spettacolo teatrale o a un concerto di un cantante, notiamo che la scena si apre con il palcoscenico avvolto nel buio e un fascio di luce si dirige sul cantante o sul protagonista, per indicare che è lui al centro dello spettacolo. Penso a questa domenica come alla scena iniziale del percorso che vivremo attraverso tutte le prossime domeniche dell’anno e come accennavo sopra, il cono di luce ci fa capire subito di che cosa si tratta. Si tratta di Gesù, della sua persona che siamo invitati a scoprire, a conoscere, ad amare e seguire attraverso il vangelo che leggeremo domenica dopo domenica.

Quando pensiamo alla vita cristiana, possiamo ritenere che essa consista primariamente nell’adesione dell’intelligenza a una serie di verità che spiegano il senso del mondo. Altre volte possiamo pensare che sia un modo di vivere guidato da una serie di valori espressi nei comandamenti. Papa Francesco, all’inizio della sua esortazione Evangelii Gaudium richiama proprio il messaggio che viene dal vangelo di oggi: “Non mi stancherò di ripetere quelle parole di Benedetto XVI che ci conducono al centro del Vangelo: « All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e, con ciò, la direzione decisiva »”.

Ciò che muove la nostra vita, ciò che spinge ognuno di noi a uscire da casa per andare a lavorare, ciò che ci mette in moto per superare il nostro individualismo e aprirci alla relazione con gli altri è la ricerca della gioia. Anche se non lo affermiamo consapevolmente, noi siamo mossi in tutto ciò che viviamo dall’attesa che dall’esperienza che facciamo ci sia rivelato che la nostra persona realizza un bene. Se pensassimo che siamo inutili, che la nostra persona non abbia valore, difficilmente troveremmo le energie per affrontare la vita. Ancora prendo spunto dal testo di papa Francesco: “ Quando la vita interiore si chiude nei propri interessi non vi è più spazio per gli altri, non entrano più i poveri, non si ascolta più la voce di Dio, non si gode più della dolce gioia del suo amore, non palpita l’entusiasmo di fare il bene. Anche i credenti corrono questo rischio, sicuro e permanente. Molti vi cadono e si trasformano in persone risentite, scontente, senza vita ”.

Con la testimonianza che su Gesù scende lo Spirito, con le parole che lo indicano come “Agnello di Dio”, il vangelo ci dice che Dio si dona in Gesù e si offre come amore più forte di ogni male e come sorgente della gioia. Allora accogliamo le parole del Papa: “Invito ogni cristiano, in qualsiasi luogo e situazione si trovi, a rinnovare oggi stesso il suo incontro personale con Gesù Cristo o, almeno, a prendere la decisione di lasciarsi incontrare da Lui, di cercarlo ogni giorno senza sosta. Non c’è motivo per cui qualcuno possa pensare che questo invito non è per lui, perché «nessuno è escluso dalla gioia portata dal Signore».”.

È il cammino che faremo ricominciando, da domenica prossima, a leggere il vangelo di Matteo, perché attraverso di esso riaccada per noi l’incontro con Gesù.

il Parroco