Sarà considerato grande nel regno dei cieli

Uno degli insegnamenti fondamentali che ci è stato trasmesso fin dai primi anni della nostra formazione catechistica, è quello dei dieci comandamenti. Il decalogo dato da Dio a Mosè sul Sinai è diventato il basilare riferimento per poter giudicare come buoni o cattivi i comportamenti nostri e degli altri. Tutta la nostra cultura è stata basata su queste dieci regole, che sono state per secoli il riferimento per distinguere il bene dal male. Il pensiero che esista una legge rivelata da Dio, che valga per tutti, quale strada per guidare i comportamenti e le scelte degli uomini, oggi non è più riconosciuto e condiviso come in passato. I cambiamenti culturali avvenuti con la caduta del concetto di autorità, il fatto che Dio non è da tutti riconosciuto come la sorgente del senso della vita, il contatto con le culture diverse da quelle occidentali, hanno messo in discussione la presenza di una legge morale universale. Dall’osservazione dei comportamenti delle persone, dalle parole guida che passano alla TV o sui giornali, possiamo dire che l’unico comandamento vigente dice che ognuno può seguire l’impulso della propria libertà, a patto che non interferisca sulla libertà degli altri. Il vangelo di oggi ci invita proprio a riflettere sui comandamenti.

Riconoscendo l’atto creatore come costitutivo dell’esistenza della persona, affermiamo che l’uomo non si dà da sé la legge morale, ma la riceve ascoltando l’intenzione con cui Dio lo ha posto nell’esistenza. La legge sottintende una dinamica di alleanza: Dio fa il primo passo andando incontro all’uomo, nei comandamenti viene indicata la strada per rispondere con amore all’azione di Dio.

La conoscenza del disegno che Dio ha scritto nel cuore dell’uomo non può che essere progressiva, dobbiamo riconoscere un cammino che ha portato a precisare sempre meglio il concetto di bene o di male. Anche se dalle prime parole può sembrare che Gesù pensi ai comandamenti come ad una legge fissa e immutabile, dobbiamo riconoscere invece che Lui stesso ha fatto un’opera profonda per cambiare la comprensione della volontà di Dio e della sua legge. Gesù vive un contrasto con i farisei per il suo modo diverso di vivere la norma riguardante il sabato, il digiuno e i diversi comportamenti di rispetto della purità rituale. Anche il vangelo di oggi esplicita l’insegnamento con cui Gesù cambia la comprensione della legge: “avete inteso che fu detto agli antichi, ma io vi dico.”

Possiamo provare ad esprimere sinteticamente l’insegnamento di Gesù nei seguenti punti:

·    Il centro da cui parte l’agire morale è il cuore, noi la chiamiamo coscienza; essere buoni o cattivi dipende dalla scelta del bene operata nel profondo della coscienza.

·    Non basta una conformità esteriore del comportamento a quanto dice la legge, è necessario una adesione della coscienza al valore contenuto nella legge.

·   Non è sufficiente una adesione all’espressione letterale della legge, ma occorre una adesione allo spirito della legge: la lettera della legge dice di non uccidere, se odi un fratello, nel tuo cuore lo hai ucciso.

·    Ciò che deve muovere la persona a fare il bene, non è la paura di un castigo o l’attesa di un premio, è la forza di attrazione del bene. Dobbiamo aderire al bene perché in esso si realizza un senso alla vita.

·    Nella sacra Scrittura sono formulate tante norme che prescrivono che cosa fare o che cosa non fare, ma tutte si possono raccogliere nell’unico valore da vivere, che è quello dell’amore. C’è un solo comandamento riassuntivo, quello che dice di amare Dio e il prossimo: in questo si raccoglie tutta la legge.

·   Gesù, vivendo lui stesso una vita umana simile alla nostra e vivendo da figlio in piena adesione alla volontà del Padre, ha attuato in modo esemplare la legge, per cui possiamo dire che la legge per noi, è la vita stessa di Gesù.

il Parroco