Sono la luce del mondo Anche nel vangelo di questa domenica appare evidente il riferimento al Battesimo: come il cieco si va a lavare alla piscina di Siloe e torna totalmente cambiato e capace di vedere, così le acque del battesimo rigenerano una persona, rendendola capace di vedere la vita con un significato nuovo. Il racconto svolge il suo insegnamento stabilendo un parallelismo tra il percorso che fa il cieco per recuperare la vista del corpo, e il percorso interiore che lo porta ad aprirsi alla fede in Gesù come inviato di Dio. Gesù, di sua iniziativa impasta del fango con la saliva, glielo spalma sugli occhi e manda l’uomo a lavarsi alla fontana. Quell’uomo si fida di Gesù, obbedisce alla sua parola e i suoi occhi diventano capaci di vedere. Interessante il gesto di Gesù che fa il fango e glielo mette sugli occhi: Gesù entra in relazione con un gesto che esprime contatto e vicinanza, Gesù rende quell’uomo ancora più consapevole di essere cieco e di aver bisogno di guarigione. Il gesto di Gesù richiama l’atto creatore di Dio che dalla polvere genera la vita. Il racconto traccia anche un cammino di apertura del cuore a Gesù da parte del cieco, che in modo progressivo riconosce prima come un profeta, poi dichiara che viene da Dio, infine esplicitamente proclama la sua fede dicendo: “Io credo”. Vede con gli occhi del corpo, vede Gesù con gli occhi della fede. Il percorso di fede del cieco appare molto significativo se paragonato all’atteggiamento dei farisei e dei suoi stessi genitori, che pur in presenza di un segno straordinario, che naturalmente porterebbe a riconoscere l’azione di Dio, per logiche d’interesse e di opportunismo non si aprono alla relazione con Gesù. Dio offre dei segni attraverso i quali possiamo riconoscere la Sua presenza; la riflessione della ragione può approfondire il valore dei segni, ma la fede è in ultimo una decisione della libertà. Nell’episodio sul quale meditiamo, tutti hanno costatato la guarigione del cieco, tutti hanno avuto a disposizione lo stesso ragionamento, eppure solo il cieco fa il passo della fede. La vita non si svolge sempre illuminata da un sole splendente. I fatti che ci accadono, gli avvenimenti che riguardano le persone che amiamo, non ci fanno sperimentare in modo evidente che tutto si compone in un disegno logico. Ci sono situazioni nelle quali ci sembra, di essere proprio nel buio, quando siamo soli, quando proviamo un grande dolore. Abbiamo difficoltà a trovare un senso nella contraddittorietà dei modelli di vita che vediamo attorno a noi, difficoltà a distinguere il bene dal male. Spesso ci chiediamo: secondo quale punto di vista posso dire che c’è un senso per ogni cosa? È l’esperienza, la guida che ci aiuta a trovare la luce, che traccia un cammino nella complessità del mondo. Guardando attorno a noi possiamo vedere le persone che ci appaiono, abitate dalla serenità, persone positive che sanno affrontare le difficoltà, che sanno aprire il cuore ai bisogni degli altri. Noi stessi possiamo metterci alla prova, possiamo provare a fidarci, dando valore alle parole del vangelo, agli esempi dei santi, alla testimonianza del Papa e vedere se quel modo di vivere ci fa star bene, se realizza le nostre attese. Noi abbiamo bisogno di una luce che non sia provvisoria, che non soltanto per dei momenti ci faccia sperimentare sprazzi di felicità, abbiamo bisogno di una luce che resista anche alle traversie e alle delusioni. La luce che illumina la vita deve poter illuminare anche la vita degli altri, non possiamo pensare a una luce solo per noi, la luce deve essere per tutti. Può accadere che la vita di Gesù, quel suo modo di vivere illuminato dalla relazione col Padre, quella sua vita sempre fedele a una luce interiore, la sua vita donata per tutti, ci appaia come una vita degna di essere vissuta; può accadere che scatti in noi il desiderio di vivere alla luce di Gesù e di scoprire che quella vita sia la vita che fa palpitare il cuore, dandoci la percezione che tutto abbia senso e che ci fa trovare la gioia. Può accadere anche a noi di dire: voglio vivere come Gesù, perché quello è il modo più alto, più umano e nello stesso tempo “divino” di vivere. il Parroco |