Soffiò e disse loro: “Ricevete lo Spirito Santo”

Ci chiediamo in questa domenica: “cosa viene a noi dalla vita di Gesù, cioè dalla sua morte e risurrezione, che abbiamo così solennemente rivissuto nelle celebrazioni del triduo pasquale? Cosa significa l’affermazione, punto essenziale della nostra fede, che dice: «Gesù è morto per noi. Gesù è morto per la nostra salvezza»? Come potremmo esprimere questa affermazione in modo da poterla verificare con la nostra esperienza?”

Trovo una risposta a queste domande nel gesto di Gesù che, apparendo agli apostoli la sera del giorno in cui era risorto, soffia verso di loro dicendo: “Ricevete lo Spirito Santo.” L’aria che espelliamo dai polmoni deriva dalla funzione vitale del respiro, si può esprimere perciò il senso di quel gesto immaginando che Gesù abbia voluto dire: “ il mio respiro deve ora diventare il vostro respiro, la mia vita deve diventare la vostra vita”. Gesù ha vissuto un percorso in cui il suo essere figlio di Dio si è progressivamente manifestato nella sua natura umana; affrontando le diverse vicende della sua storia, ha manifestato i tratti di una vita umana pienamente conforme alla volontà di Dio, secondo l’espressione della Lettera agli Ebrei “Imparò l’obbedienza dalle cose che patì”. Possiamo pensare alla sua passione come al luogo dove Gesù ha vissuto questo itinerario, portato a compimento sulla croce. Gesù è diventato uno col Padre fino a poter dire: “Io e il Padre siamo una cosa sola”.

Svelando durante la sua vita il vero volto di Dio, Gesù ha svelato anche il volto dell’uomo, così come Dio lo ha pensato fin dall’inizio, cioè quando ha soffiato in lui la vita, facendolo a Sua immagine. Quando leggiamo il vangelo e ascoltiamo l’insegnamento di Gesù o conosciamo la sua vita, ci accade di riconoscere che quelle parole parlano al nostro cuore e fanno sorgere il desiderio di vivere come Lui. In ciascuno di noi Dio ha messo il suo Spirito che ci rende somiglianti a Gesù, anche se spesso non ascoltiamo questa voce interiore per seguire il fascino immediato che ci spinge a cercare la felicità nelle cose terrene. Proprio l’incontro con Cristo ridesta la nostra coscienza, aprendo per noi nuove prospettive di rinascita. Un documento del Concilio Vaticano secondo ha una frase bellissima su questo tema, che dice così: «Cristo, che è il nuovo Adamo, proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore, svela anche pienamente l'uomo all'uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione». Questa frase viene attribuita a Karol Wojtyla, giovane vescovo al concilio, che ne ha fatto uno dei temi fondamentali nel suo insegnamento da Papa. Con la risurrezione di Gesù e con il dono successivo dello Spirito Santo, è possibile passare dal Gesù esteriore che si incontrava mentre camminava e insegnava sulle strade della Galilea, al Gesù interiore che vive dentro l’uomo. Non si tratta di un nostro sforzo o di un nostro impegno a rassomigliare a Gesù, quanto piuttosto di riconoscere attraverso l’ascolto dello Spirito, che Gesù è già dentro di noi, nella voce della nostra coscienza che ci spinge verso i più alti valori della libertà, della giustizia e dell’ amore per gli altri.

Le parole di Gesù, con le quali affida agli apostoli il compito di perdonare i peccati, solitamente le riferiamo al sacramento della riconciliazione. Senza escludere questo significato, possiamo però intendere che Gesù affidi a tutti un più ampio ministero di riconciliazione. A tutti coloro che, attraverso Gesù, hanno fatto esperienza dell’incontro con l’amore del Padre, Egli chiede di essere segno dello stesso amore verso coloro che fanno del male. Infatti, è proprio nel saper perdonare ai nemici che si renderà visibile in noi la somiglianza con Gesù.

il Parroco