Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli - Mt 28,16-20

Il fatto che dà il titolo alla festa di oggi e che abbiamo ascoltato narrare nella prima lettura, cioè che Gesù si stacca da terra e si eleva verso l’alto, ha chiaramente il valore di un segno simbolico. Il cielo ci appare infinito, con i mezzi che l’uomo ha a disposizione non riusciamo a raggiungere i suoi confini, dal cielo viene la luce che permette di vivere, una luce abbagliante che i nostri occhi non riescono a sostenere. Viene naturale associare il cielo al mondo di Dio, come pure pensare che in basso, nell’oscura cavità della terra ci sia la sorgente del male. Gesù che sale verso l’alto, sta a significare che la vita di Gesù si compie nella partecipazione piena di tutta la sua persona alla vita di Dio. Già abbiamo detto che questo è il senso della resurrezione di Gesù, egli risorge non perché ritorna a vivere la stessa vita che viveva prima di morire, ma perché attraverso il suo percorso di sofferenza entra nella piena comunione col Padre, nella piena partecipazione alla vita di Dio.

L’ascensione di Gesù non è un fatto improvviso, ma è l’esito di tutto il percorso della sua vita. Possiamo infatti descrivere la vita di Gesù come un cammino di ascensione, vita nella quale si è progressivamente manifestata la sua identità divina. Possiamo riferirci alla profondità e alla bellezza delle parabole e del loro insegnamento morale, possiamo pensare alla bontà di Gesù, che si è chinato su molti malati, ha accolto i peccatori, a tutti ha manifestato misericordia e perdono. Parliamo di un cammino perché la relazione con Dio si è messa in luce in modo sempre nuovo, determinata dalle circostanze che Gesù ha dovuto affrontare. Quando Gesù si è trovato ad affrontare la violenza e la morte che gli interessi concomitanti del potere politico e religioso hanno tramato contro di Lui, ha portato a pienezza la sua vita, totalmente conforme alla volontà di Dio.

Come dice bene la lettera agli Ebrei: “Pur essendo Figlio, imparò tuttavia l'obbedienza dalle cose che patì.” Sulla croce, Egli ha vissuto il compimento della sua ascensione consegnandosi totalmente all’amore del Padre, per cui ha potuto dire: “Io e il Padre siamo una cosa sola”. La resurrezione e la salita al cielo sono il sigillo messo dal Padre a questo cammino di ascensione. Ascendere, è l’anelito presente nell’animo di tutte le persone: restiamo ammirati per le imprese degli alpinisti, anche noi ci gloriamo delle nostre piccole vette, perché possiamo rappresentare la vita come un percorso di ascensione. Ma nella nostra società, vengono esaltati i percorsi di uomini che sono saliti in alto, elevati al di sopra di altri perché affermati nel campo del successo sportivo, economico, saliti alla ribalta della televisione, posti in un ruolo di potere. Gesù è segno di una diversa e alternativa ascensione, con la sua vita offre una testimonianza per ogni uomo chiamato a far emergere sempre di più la presenza di Dio che lo abita.

A contatto con Gesù possiamo riconoscere la nostra somiglianza con Lui, frutto del dono dello Spirito Santo, e scoprire la chiamata ad una nostra personale ascensione. È percorso di ascensione quello della mente assetata di verità, di chi nella riflessione personale, nell’ascolto di un maestro, apre la mente alla luce della conoscenza, alla scoperta del senso delle cose. È percorso di ascensione quello di chi sa coltivare lo stupore di fronte ad ogni frammento di bellezza. È percorso di ascensione quello di chi sa ascoltare la voce dell’anima che lo muove alla compassione per chi è ferito dalla durezza della vita. È percorso di ascensione quello di chi sa entrare nel segreto del cuore e lì sostare nel silenzio, di fronte alla Parola. È percorso di ascensione quello di chi sa oltrepassare il recinto dell’egoismo per aprirsi ad un gesto di altruismo e gratuità. Gesù affida a noi il compito di essere oggi, i testimoni di questi percorsi.

il Parroco