La Parola - Mt 13, 1-23

Affaticati dalla vita frenetica, assordati dal frastuono delle nostre città, desideriamo a volte di poterci rifugiare in un luogo solitario e silenzioso. Anche quando riusciamo a realizzare quel desiderio, sorge di nuovo il bisogno di tornare, per ritrovare volti e persone con cui discutere e con cui scambiare parole. “Non è bene che l’uomo sia solo” è il pensiero di Dio sull’uomo appena creato. Nessuno può vivere da solo. È vero che esistono uomini e donne che scelgono di ritirarsi in luoghi solitari, lontani dalle città, ma quando si conoscono e si ascoltano queste persone, si scopre che la loro scelta non è dettata dalla voglia di fuggire le relazioni. Nella solitudine si può vivere una più intensa relazione con Dio e dalla comunicazione con Dio si può diventare capaci di una più intensa e profonda condivisione con gli uomini. Conoscendo le persone che volontariamente si sono ritirate dal mondo, ci si accorge che sono capaci di profondissime relazioni, anche dopo anni ricordano il tuo nome, sono capaci di delicatissime attenzioni, sanno cogliere gli stati d’animo persino da piccole sfumature.

Ci sono molti strumenti per entrare in relazione con l’altro, ma lo strumento principale è la parola. Pensiamo a come sarebbe la vita se non avessimo la facoltà di parlare e di ascoltare le parole di altri, possiamo ben dire che nel percorso evolutivo, l’uomo è comparso sulla terra quando un essere vivente ha pronunciato per la prima volta una parola.

Ci sono molti modi di utilizzare le parole, a volte si fanno solo chiacchiere inutili, ma il modo più grande di dare valore alla parola è quando serve a comunicare qualcosa di noi a un'altra persona, alla quale siamo legati dal vincolo dell’amore. Le parole più alte sono quelle utilizzate per dire il sentimento dell’amore.

Dalla relazione con un’altra persona, deriva la possibilità di formarci, facendo emergere da noi stessi l’uomo o la donna migliore che possiamo diventare. Consideriamo l’importanza della relazione con i genitori, poi quella con gli amici, e immagino che, ugualmente, possa essere riconosciuta come fondamentale la relazione sponsale. L’altro sa vedere, molto spesso meglio di noi, i difetti e ancor più le nostre qualità: noi siamo svelati a noi stessi dalle parole di chi ci ama. Non ci conosciamo che specchiandoci negli occhi degli altri.

Le parole degli altri ci aiutano a formare il nostro pensiero, per questo potremmo dire che senza il confronto con gli altri non avremmo la possibilità di formare la nostra identità. A volte, ascoltando una persona che ci parla o leggendo un libro siamo portati a dire: “Hai ragione, anch’io la penso come te”. Altre volte invece, parlando con gli altri si deve riconoscere: “Non sono d’accordo, il mio punto di vista è diverso dal tuo”. Capita anche il caso in cui dobbiamo dire a un amico: “ Grazie, mi hai detto una cosa nuova, non avevo considerato la cosa da questo punto di vista”.

C’è però un atteggiamento fondamentale, una condizione previa perché la parola dell’altro sia un dono fecondo per la nostra vita: il presupposto necessario perché la parola sia fruttuosa è quello di avere disponibilità all’ascolto. L’ascolto è un’arte molto difficile, perché chiede di fare il vuoto dentro di sé per lasciare spazio all’altro e alla sua parola. L’ascolto chiede che mentre l’altro ci sta parlando, sappiamo dare vera importanza alle sue parole, prestandovi un’attenzione totale, esclusiva.

Gesù oggi ci dice che c’è una Parola che ha uno speciale valore, è quella che Dio sta dicendo in noi e attraverso di noi. È una parola “preziosa”, perché attraverso questa Parola, ci sta dicendo il Suo amore. Dio semina la sua parola a piene mani, perché vuole comunque raggiungerci sempre con il Suo amore.

Essere un “terreno buono”, significa essere una persona capace di vero ascolto di Dio e delle sue creature.

il Parroco