Trovata una perla di grande valore - Mt 13, 44-52 Abbiamo ascoltato in questo periodo, le parabole nelle quali Gesù ha presentato l’inizio e lo sviluppo della vita che nasce in chi crede e accoglie l’amore di Dio. Già abbiamo scoperto alcune cose: una è che la vita inizia ricevendola come un dono gratuito; la seconda è che quella vita ha uno sviluppo, essa cresce a poco a poco se è coltivata, (può anche diminuire e morire), cresce stando accanto e confrontandosi con modi di vivere diversi. In questa domenica ascoltiamo altre parabole. Nella storia del contadino che trova il tesoro nel campo e in quella del mercante che trova una perla di grande valore, c’è un analogo messaggio, espresso dalla decisione di vendere tutto per comprare quel campo o quella perla. Tra le due parabole c’è una piccola differenza: se il contadino trova il tesoro per un fatto puramente casuale, un colpo di fortuna, il mercante trova la perla preziosa perché si è messo alla sua ricerca, una ricerca che l’ha reso un esperto, capace di valutare la precisione della forma e la lucentezza del riflesso; per questo la seconda parabola si fa preferire. La prima parola sulla quale porre l’accento e sulla quale soffermare la nostra attenzione è proprio la parola “cercare”. La voglia di cercare mette in moto la persona, vince la pigrizia, dà una speciale frenesia che fa superare la stanchezza. Una carica di adrenalina fa battere il cuore nel percepire di essere vicini alla grande scoperta, un’esplosione di gioia accompagna il trovare quanto era stato così ansiosamente cercato. Cercare è ciò che da sempre ha messo in moto il cammino dell’uomo; pensiamo alle scoperte geografiche, scientifiche o archeologiche: degli uomini hanno coltivato un sogno finché un giorno questo desiderio li ha messi in cammino, per questo sogno non si sono arresi alla stanchezza o alle delusioni e la perseveranza nella ricerca li ha portati a trovare. Anche Dio si fa trovare da chi lo cerca. Dio è l’incontro vissuto da chi insegue l’inquietudine del cuore. Dice Sant’Agostino: “Il mio cuore è inquieto finché non riposa in te”. Viviamo un tempo particolare, molto diverso da quello della nostra giovinezza, lo chiamano “post-modernità”, tempo caratterizzato da un serpeggiante senso di delusione rispetto alle attese del tempo precedente: attesa di pace, di progresso, di un costante miglioramento della vita, di una società giusta per tutti. Le difficoltà economiche dei nostri giorni e le crescenti situazioni di guerra nel mondo, ci mostrano che le attese che non si sono realizzate pienamente ci hanno portato a spegnere i sogni. La post-modernità sembra un tempo senza sogni. Possiamo chiederci: “Io sono un uomo o una donna in ricerca?”, “Quali sono i sogni che coltivo nel cuore?”. I due personaggi delle parabole ci esprimono l’insegnamento attraverso il loro modo di agire, (vendono tutto pur di arrivare a possedere ciò che hanno trovato, il tesoro o la perla) col quale ci dicono che il bene trovato è notevolmente superiore a tutte le altre cose fino ad allora possedute, per cui sono disposti a vendere tutto perché hanno trovato qualcosa che vale molto di più. La gioia dell’uomo che trova il tesoro, può essere paragonata a quella di cui parla papa Francesco nella sua esortazione apostolica, alla gioia cioè, di chi scopre attraverso Gesù l’infinito amore di Dio per tutti. È l’esperienza di chi trova finalmente il bene tanto cercato, di chi approda alla terra tanto desiderata. Nell’accogliere l’amore di Dio si trova la luce che rende consapevoli della propria preziosità, che ci fa riconoscere la dignità di ogni persona, ci dà la forza di affrontare ogni difficoltà. Credere all’amore di Dio è quel bene più grande rispetto al quale tutto il resto vale di meno. il Parroco |