Sono io, non abbiate paura ! - Mt 14,22-33

Come ci segnala la postilla iniziale, il racconto che ascoltiamo in questa domenica, segue immediatamente la narrazione della divisione dei pani fatta da Gesù e ascoltata domenica scorsa. Ciò che accadde, dopo che tutti avevano mangiato dalla distribuzione dei cinque pani che Gesù aveva benedetto e spezzato, ci sorprende. Avremmo immaginato una conclusione di quel gesto in un clima di festa e di gratitudine, invece Gesù affretta la partenza degli apostoli con le barche, li costringe rudemente a partire e anche lui si sottrae alla folla, ritirandosi più in alto a pregare. Il perché di questa conclusione inaspettata, lo comprendiamo meglio, confrontando la versione di Matteo con quella di Marco, il quale aggiunge che la folla andò da Gesù per prenderlo e proclamarlo re. In questo caso ci aiutano anche le parole di Gesù riportate nel Vangelo di Giovanni: “Voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato dei pani”. La gente si è attaccata a Gesù, pensando che fosse “suo personale” il potere di risolvere i bisogni della gente, invece Gesù voleva parlare di Dio, e dire che chiunque ascolta Dio e capisce la sua volontà di amore, può diventare strumento per risolvere il bisogno degli altri. La folla cerca Gesù perché risolve i bisogni materiali, Gesù invece voleva cambiare i cuori e renderli disponibili ad agire lasciandosi guidare da Dio e perciò dall’amore. Si sono fermati al pane, Gesù voleva testimoniare un significato. Ho trovato queste parole che potrebbero essere la sintesi di questa riflessione: “La sfera del sacro risiede oltre il livello dell’utilitarismo, in cui ogni cosa trova posto solo perché produce un vantaggio materiale”.

Anche nell’episodio di oggi, Gesù è guidato dall’intenzione di far vedere come si attua nella vita il regno di Dio (naturalmente anche questo fatto ha un significato simbolico): Gesù compie un gesto che non è “indispensabile” alla vita, come invece era indispensabile il pane, ma è comunque un gesto che chiaramente manifesta l’azione di Dio nella sua persona. Anche a noi capita di cercare Dio per le cose che ci aspettiamo da Lui: andiamo a pregare per la salute, per i bisogni economici, per trovare un lavoro, dovremmo ricordare invece che “il dono” è proprio quello di Dio, cioè della Sua vicinanza, del Suo amore che ci aiuta a dare un senso alla vita e a lottare perché le cose di cui abbiamo bisogno si realizzino per noi e per gli altri. Gli apostoli fanno poi questa esperienza: essi ritenevano che Gesù fosse assente rispetto al loro attraversare il lago sulla barca, infatti, lo avevano lasciato a terra; sperimentano invece che Egli è presente con loro. Poiché attraverso Gesù si manifesta l’azione di Dio, la sua presenza rimane vera anche in assenza dei segni della sua visibilità.

La presenza di Gesù non è immediatamente percepibile ai sensi, è l’atteggiamento della fede che consente di riconoscere da alcuni segni la sua presenza e di accogliere come affidabili le sue parole. La fede permette di immedesimarsi con Gesù e di far dipendere dall’Amore del Padre le scelte e i comportamenti della vita. La fede nell’amore di Dio, riconosciuto come Padre, permette di rivivere la vita di Gesù, il suo stesso cammino di libertà, la sua stessa vita donata nell’amore. Gesù aveva detto: “Anche voi farete le cose che faccio io e ne farete di più grandi”. Ci sono due considerazioni per la nostra vita, che nascono dalla riflessione sul vangelo di oggi: una, la mancanza di segni eclatanti che fa pensare all’assenza di Dio, soprattutto nei momenti del dolore. La presenza di Dio che ci è donata da Gesù, è una presenza silenziosa che non ha un potere magico, ma ha il potere dell’amore e della condivisione, e continua a dirci “sono qui, non avere paura”. La seconda riflessione ci porta a dire che a volte diamo a Dio un posto: quando la vita ci fa affrontare delle emergenze, ci rivolgiamo a Dio quando siamo con l’acqua alla gola. In questo modo mettiamo Dio in un posto marginale, lo riduciamo ad una specie di tappabuchi. Dio invece vuole essere al centro della vita, come colui da cui deriva il senso di tutto, colui dal quale far derivare tutta la vita.

il Parroco