Il tuo fratello - Mt 18, 15-20 Ogni giorno, o potremmo dire ogni momento, noi siamo messi a contatto con l’altro. Molto spesso “l’altro” è colui (o colei) che fa parte della famiglia, a lui ci unisce il legame della parentela e ci è naturale vederlo come un amico, ma a volte è l’estraneo colui che casualmente incrocia la nostra strada. Ci spinge verso l’altro la simpatia che può generare l’amicizia, ma altre volte passiamo accanto all’altro con indifferenza perché già siamo presi e preoccupati dei nostri problemi; a volte guardiamo all’altro con ostilità perché lo sentiamo come una minaccia, un ostacolo alla nostra serenità. Le trasformazioni che stanno avvenendo nella nostra società, sempre più fanno sì che l’altro che incontriamo sia una persona diversa per colore della pelle, per provenienza etnica e per cultura. Oggi Gesù ci dice una parola forte e bella, una parola che contrasta con il nostro modo di pensare e di vivere, una parola che ci chiede una conversione totale: “l’altro è tuo fratello”. Io penso che Gesù ci chieda di guardare ad ogni altro come ad un fratello in forza della relazione di tutti con il Padre, che fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Il vangelo di questa domenica però ci chiede di guardare come un fratello ogni altro, uomo o donna che sia, che ha risposto alla chiamata di seguire Gesù ed è diventato suo discepolo. L’accettare di diventare discepoli di Gesù stabilisce un legame con il Maestro e nello stesso tempo stabilisce un legame con tutti coloro che camminano sulla medesima strada; questo legame costituisce la Chiesa. Il legame che unisce i discepoli nella chiesa non è basato su ragioni umane come potrebbe essere lo stare bene insieme essendo in molti a condividere gli stessi ideali, non è neppure il bisogno di essere in molti a propugnare le stesse idee. Ciò che lega insieme i cristiani è Gesù, che unisce insieme i suoi discepoli e li rende tra loro una cosa sola: dove due o più sono riuniti insieme, lì Gesù è presente. È l’amore stesso di Dio, che donato da Gesù ai suoi discepoli, li lega tra loro in un vincolo che ha come fondamento Dio stesso. L’altro è fratello non per la mia simpatia, ma perché nella fede vedo in lui la presenza di Dio. Poichè Gesù è il fondamento della relazione che unisce i discepoli, proprio da Gesù occorre imparare i criteri dell’amore reciproco. Il modo di amare di Gesù è totalmente diverso dal modo umano di amare: mentre l’amore umano nasce dal vedere nell’altro qualità che attirano l’amore, l’amore divino è creatore, ama infatti perché vuole creare il bene nell’altro, sa amare anche dove il bene non c’è, sa amare anche il nemico. È questo amore che sa riprodurre sulla terra i legami del cielo. Questo amore fa si che non si resti indifferenti verso il fratello che sbaglia, che è fragile, ma fa sentire che l’altro ci interessa perché è parte di noi, perciò non possiamo passare oltre. Quello che Gesù propone per correggere il fratello che sbaglia non è una serie di passaggi di un sistema giuridico, ma una serie di iniziative per ricreare il bene in colui che ha sbagliato per poterlo riconquistare all’amore. il Parroco |