Non temere - Lc 1,26-38 Perché fai festa nel giorno che chiami “Natale”? Chi c’è al centro della festa? Il Natale era una festa pagana, nella quale gli antichi romani celebravano la rinascita del sole, dopo averlo visto declinare fino al solstizio d’inverno. I cristiani l’avevano trasformata nella festa della nascita di Gesù, ma ora, sembra ritornare alle sue origini e ridiventare una festa pagana. Ammettendo che noi diciamo che la festa riguarda Gesù, possiamo chiederci ancora: perché faccio festa per Gesù? Come Gesù, ha a che fare con la mia vita? Potremmo lasciarci guidare da queste domande per leggere la parola di Dio di questa domenica. Nel Vangelo sono state raccolte le testimonianze degli apostoli che hanno così voluto raccontare del loro incontro con Gesù. Anche nel racconto degli episodi che hanno preceduto o accompagnato la sua nascita, gli evangelisti sono guidati dallo stesso intento: far conoscere Gesù, spiegando che nella sua persona si rivela il Messia promesso. Solitamente leggiamo l’episodio dell’Annunciazione facendo notare la figura di Maria, (così abbiamo fatto anche nella festa recente della sua Immacolata Concezione). Anche questo episodio corrisponde all’intento che guida la scrittura del Vangelo, esso serve a parlarci di Gesù per rivelarci la sua straordinaria identità, perché nasca la fede in Lui. Per far questo, il racconto del Vangelo prende a paragone episodi dell’Antico Testamento e le profezie messianiche contenute nella sacra Scrittura; la narrazione è composta in modo da evidenziare la coincidenza tra ciò che è avvenuto e la parola profetica. Nel racconto dell’Annunciazione possiamo trovare riferimenti alle nascite prodigiose di Isacco, di Sansone e di Samuele, nati quando si riteneva che tali eventi sarebbero stati umanamente impossibili. La nascita da Maria, promessa come sposa a Giuseppe, che non ha ancora iniziato la vita coniugale, è letta alla luce della profezia di Isaia, che annunciava la nascita del prossimo re di Giuda, da una giovane ragazza della casa reale. Le parole dell’angelo spiegano quanto era detto dal profeta Isaia, il quale chiamava quel bambino “Emanuele”, che significa: “Dio con noi”. Il bambino che nascerà sarà Figlio dell’Altissimo, portatore della presenza di Dio. Nel racconto dell’annunciazione trova conferma la fede nata nel cuore di quegli uomini che avevano incontrato Gesù, quando avevano ascoltato la sua parola, che descriveva Dio come il Padre che ama di assoluto amore. Nell’incontro con Gesù, avevano sperimentato l’amore che guariva le ferite del corpo e dello spirito; avevano trovato dignità le persone che si sentivano messe ai margini della società, umiliate dalla povertà della vita e dal peso delle loro colpe. La resurrezione di Gesù ha confermato che davvero nella Sua persona si rendeva visibile la presenza di Dio e che l’amore vissuto da Lui, era più forte del male e della morte. Anche attraverso il racconto dell’annunciazione e della nascita di Gesù, l’evangelista Luca vuole trasmettere la fede pasquale: “Gesù è il Figlio di Dio, che ha rivelato Dio come amore più forte della morte, che dall’accoglierlo nella propria vita si può sperimentare già ora una vittoria su ogni morte che chiude e rende triste la vita.” Ecco allora la risposta alle domande iniziali: a Natale facciamo festa per Gesù, perché nella sua persona incontriamo Dio che dà significato alla vita, perché nel suo amore è sconfitta la tristezza e ci è donata la gioia. Maria è la creatura che per prima, e in modo esemplare, si è aperta al dono di Dio, perciò è diventata la collaboratrice che ha reso possibile che questo dono avvenisse per tutto il mondo. La condizione perché l’incontro con Gesù avvenga anche per noi, è di assumere la fede di Maria, che si esprime nella sua risposta all’angelo: “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola”. La festa di Natale sarà vera se si rinnoverà l’atto della fede, se ci arrenderemo stupiti al dono di Gesù, al dono sorprendente del suo amore. il Parroco |