La fece alzare prendendola per mano - Mc 1,29-39 Proseguiamo oggi l’ascolto del racconto di una giornata esemplare vissuta da Gesù a Cafarnao. Lo seguiamo nei diversi momenti della giornata per scoprire, attraverso le sue azioni, che cosa significa rendere presente nel mondo il Regno di Dio. Dopo la mattinata dedicata alla preghiera in Sinagoga, è invitato a casa da Simone. Possiamo pensare che fosse giunto il mezzogiorno e pertanto Gesù fosse ospite per il pranzo di quel giorno festivo. Partecipando a un momento familiare entra in contatto con un nuovo disagio: la suocera di Simone è a letto con la febbre. Immaginiamo la condizione di quella donna come meno grave di tanti altri ammalati che Gesù avrebbe poi incontrato, anche a noi capita qualche volta di avere la febbre. Dobbiamo però pensare che non c’erano allora le cure che oggi abbiamo a disposizione, e anche una febbre poteva essere pericolosa, come lo è ancora oggi in Africa. Si tratta comunque di una situazione per cui la donna non può partecipare della relazione con Gesù e della convivialità generata dalla sua presenza nella vita di quella famiglia. Appena gli parlano di lei, Gesù si fa presente accanto alla donna, si china su di lei, la prende per mano con i gesti della cura, esprime attenzione e condivisione. L’amore di Gesù è efficace, restituisce alla donna la salute ed ella, con i compiti del servizio, può nuovamente partecipare alle relazioni di quella comunità domestica raccolta in festa attorno a Lui. Scorre nel frattempo la giornata, finche giunge la sera e Gesù sosta sulla piazza di Cafarnao, dove la gente porta gli ammalati e altri ancora posseduti da spiriti. Gesù ha per tutti attenzione, guarendo e liberando dal male. Gesù che si sente spinto a portare tra gli uomini la presenza di Dio, si trova a confrontarsi con il problema della malattia e della sofferenza umana. Anche noi ci troviamo spesso a pronunciare la domanda: “Perché c’è la sofferenza?” proprio come Giobbe nella prima lettura, che dà voce all’interrogativo più difficile e grida a Dio la domanda sul perché gli è dato di vivere tanta sofferenza. Anche noi sappiamo di non avere la risposta sul perché della sofferenza, e nemmeno possiamo pretendere di spiegare il dolore degli altri. Sul tema della sofferenza possiamo però fare alcune considerazioni. C’è la sofferenza perché il mondo non è ancora pienamente compiuto secondo il disegno di Dio, esso si sta ancora costruendo secondo il processo evolutivo e l’uomo deve, con le sue capacità, partecipare a questa opera di costruzione del mondo. La vita dell’uomo si svolge in connessione con la materia e con il tempo, perciò è necessariamente contrassegnata dal limite. La malattia è il segnale che ricorda all’uomo la sua condizione di creatura. Potremmo ancora dire che la sofferenza è una condizione necessaria perché ci sia la libertà. In un mondo dove gli uomini sono chiamati a essere liberi, deve anche essere possibile la libertà di fare il male. Gesù, con il suo comportamento, dice una cosa molto importante: anche se Dio conosce che esiste la possibilità della sofferenza, tuttavia la sua volontà è di realizzare un mondo dove non ci sia più la malattia e non ci sia più la sofferenza. Dio sogna un mondo dove non ci sia più dolore; questo mondo si realizzerà non nel tempo della vita sulla terra, ma in quel tempo che si compirà con la risurrezione. Gesù non si ferma rassegnato di fronte alla sofferenza che incontra, ma vive il compito di anticipare, per quanto è possibile, il sogno di Dio. Per questo, con la forza dell’amore, cerca di condividere e lenire con i gesti della cura, perché il dolore sia tolto o almeno alleviato. È questo il messaggio che raccogliamo: il regno di Dio si realizza quando si presta attenzione a chi è nella sofferenza, riuscendo a restituire a chi è malato la salute, e comunque facendolo sentire amato, manifestiamo che condividiamo il suo dolore. il Parroco |