Ricevete lo Spirito Santo - Gv 20,19-31 La resurrezione è l’ultimo atto dell’intero percorso che Gesù ha vissuto in tutta la sua vita terrena, e ne costituisce il compimento. Ritengo che sia molto importante tenere insieme tutta la vita di Gesù e vedere la sua glorificazione come l’esito della sua vita. Con tutta la sua vita Gesù ha manifestato la possibilità della natura umana (che è soggetta al limite in quanto fatta di materia e condizionata dalla dimensione corporea) di elevarsi alla dimensione dello Spirito fino a essere capace di esprimere la stessa vita divina. Questo percorso ha avuto il suo momento cruciale quando Gesù si è trovato di fronte all’odio di chi non lo accoglieva e come nemico desiderava la sua morte. Manifestazione di quell’odio è stato il dolore che si è inciso profondamente nella sua carne. Gesù si è trovato a vivere dei confronti impari con la cattiveria e la violenza, fino a trovarsi di fronte alla morte. Gesù non ha subito questa trama violenta come una vittima ignara di fronte a un destino crudele, ma avendola intravista, vi è andato incontro in modo consapevole e libero. In quella circostanza Gesù ha compiuto l’atto supremo: ha vissuto nel modo più alto possibile la relazione filiale con Dio, che ha sempre guidato la sua vita. Anche di fronte alla terribile sofferenza della croce Gesù ha continuato a confidare in Dio, riconoscendolo Padre e affidandosi a Lui con assoluta fiducia. Anche di fronte alla morte, Gesù non è caduto preda della paura, ma ha continuato a consegnarsi come figlio nelle braccia del Padre. Di fronte a quella terribile violenza Gesù ha continuato a vivere illuminato dalla fede in Dio, che è amore. Quel modo di vivere guidato dalla fede in Dio che è Padre, quel modo di vivere, che anche di fronte alla violenza gli ha consentito di continuare ad amare e a perdonare, è un modo di vivere che realizza la figura dell’uomo veramente libero, non più imprigionato dall’egoismo ma reso capace di amare, cioè l’uomo come Dio l’ha pensato quando l’ha fatto a Sua immagine. Quando leggiamo il vangelo e ascoltiamo l’insegnamento di Gesù, o conosciamo la sua vita, ci accade di riconoscere che quelle parole parlano al nostro cuore, e fanno sorgere il desiderio di vivere come Lui. In ciascuno di noi Dio ha messo il suo Spirito che ci rende somiglianti a Gesù, anche se spesso non ascoltiamo questa voce interiore per seguire il fascino immediato che ci spinge a cercare la felicità nelle cose terrene. Proprio l’incontro con Cristo ridesta la nostra coscienza, aprendo per noi nuove prospettive di rinascita. Un documento del Concilio ha una frase bellissima su questo tema, che dice così: «Cristo, che è il nuovo Adamo, proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore, svela anche pienamente l'uomo all'uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione». Questa frase viene attribuita a Karol Wojtyla, giovane vescovo al concilio, che ne ha fatto uno dei temi fondamentali nel suo insegnamento da Papa. Poiché Gesù è risorto e rimane presente vicino a ogni uomo, tramite il dono dello Spirito Santo Egli comunica la sua vita a chi nella fede lo accoglie, in modo che possa vivere la sua stessa vita. Non si tratta dello sforzo di rassomigliare a Gesù, quanto piuttosto di riconoscere la sua presenza che ci chiama attraverso la voce della coscienza e ci spinge verso i più alti valori della libertà, della giustizia e dell’amore per gli altri. Le parole di Gesù, con le quali affida agli apostoli il compito di perdonare i peccati, solitamente le riferiamo al sacramento della riconciliazione. Senza escludere questo significato, possiamo anche intendere che Gesù affidi a tutti un più ampio ministero di riconciliazione. A tutti quelli che, attraverso Gesù, hanno fatto esperienza dell’incontro con l’amore del Padre, Egli chiede di essere segno dello stesso amore verso chi fa del male. Infatti, è proprio nel saper perdonare ai nemici che si renderà visibile in noi la somiglianza con Gesù. il Parroco |