Fu elevato in alto - Mc 16,15-20 Il fatto che le letture ci descrivono e che dà il titolo alla Solennità odierna, cioè Gesù che si stacca da terra e sale verso l’alto, è chiaramente un segno attraverso il quale ha voluto rivelare una realtà più profonda, accessibile soltanto alla fede. Il cielo, la sua dimensione infinita è tale che neanche il più potente telescopio riesce a vederne il confine. Il cielo: quando è illuminato dal sole, ci costringe a chiudere gli occhi, poiché incapaci di sostenere il suo splendore abbagliante; se lo guardiamo di notte e lo vediamo punteggiato di stelle, restiamo stupiti e senza parole. Il cielo è naturalmente un segno che rimanda alla presenza di Dio. Gesù che si alza da terra e sale verso l’alto, manifesta con quel segno, il suo entrare nel modo di vivere di Dio. Questo fatto, che attraverso la liturgia di oggi proclamiamo, ripete e rende comprensibile ciò che già abbiamo affermato in occasione della Pasqua e cioè: con la risurrezione Gesù non è ritornato a vivere la vita umana che conduceva prima di morire, ma la resurrezione è nello stesso tempo la sua glorificazione, cioè l’inizio di una vita in pienezza, un’esistenza che è partecipazione al modo di essere di Dio. L’ascensione di Gesù non è un fatto improvviso, ma è l’esito di tutto il percorso della sua vita. Possiamo infatti descrivere la vita di Gesù come un cammino di ascensione, un’esistenza nella quale si è progressivamente manifestata la sua identità divina. Prendiamo come esempio la profondità e la bellezza delle parabole e del loro insegnamento morale: possiamo pensare alla bontà di Gesù che si è chinato su molti malati, ha accolto i peccatori, a tutti ha manifestato misericordia e perdono. Parliamo di un cammino perché la relazione con Dio si è messa in luce in modo progressivo, anche in rapporto con le circostanze che Gesù ha dovuto affrontare. Quando Gesù si è trovato ad affrontare la violenza e la morte che gli interessi concomitanti del potere politico e religioso hanno tramato contro di Lui, ha portato a pienezza la sua vita, totalmente conforme alla volontà di Dio. Come dice bene la lettera agli Ebrei: “Pur essendo Figlio, imparò tuttavia l'obbedienza dalle cose che patì.” Sulla croce, Egli ha vissuto il compimento della sua ascensione consegnandosi totalmente all’amore del Padre, per cui ha potuto dire: “Io e il Padre siamo una cosa sola”. La resurrezione e la salita al cielo sono il sigillo messo dal Padre a questo cammino di ascensione. Ascendere, è l’anelito presente nell’animo di tutte le persone: restiamo ammirati per le imprese degli alpinisti, perché rappresentano lo sforzo della persona per superare i propri limiti ed elevarsi sopra una vita mediocre. Nella nostra società sono esaltati i percorsi di uomini che sono saliti in alto, elevati sopra gli altri perché affermati nel campo del successo sportivo, economico, saliti alla ribalta della televisione, posti in un ruolo di potere. Gesù è segno di una diversa e alternativa ascensione, con la sua vita offre una testimonianza per ogni uomo chiamato a far emergere sempre di più la presenza di Dio che lo abita. Quando leggiamo il Vangelo e conosciamo Gesù, lo Spirito Santo ci fa scoprire che nella sua via si sono realizzati i desideri più profondi e autentici che custodiamo nel cuore, fino a farci dire: “Vorrei essere come Lui.” Scopriamo così la chiamata a una nostra personale ascensione. È percorso di ascensione quello della mente assetata di verità, di chi nella riflessione personale, nell’ascolto di un maestro, apre la mente alla luce della conoscenza, alla scoperta del senso delle cose. È percorso di ascensione quello di chi sa coltivare lo stupore di fronte ad ogni frammento di bellezza. È percorso di ascensione quello di chi sa ascoltare la voce dell’anima che lo muove alla compassione per chi è ferito dalla durezza della vita. È percorso di ascensione quello di chi sa entrare nel segreto del cuore e li sostare nel silenzio, di fronte alla Parola. È percorso di ascensione quello di chi sa oltrepassare il recinto dell’egoismo per aprirsi a un gesto di altruismo e gratuità. Gesù affida a noi il compito di essere oggi, i testimoni di questi percorsi. il Parroco |