Che cos’è questo per tanta gente? - Gv 6,1-15 Un lettore affrettato e distratto potrebbe pensare che il vangelo di questa domenica è la continuazione del racconto di Marco di domenica scorsa, infatti terminava parlando di Gesù che scende dalla barca dopo la traversata del lago, vede che una folla numerosa l’ha preceduto, ed è mosso a compassione verso di loro. Anche il vangelo di oggi parla di Gesù che si trova alle prese con una folla numerosa, e, mosso da un sentimento di commozione, riconosce il loro bisogno di cibo e si preoccupa per loro. Il vangelo di Marco in effetti, proseguirebbe proprio narrando che Gesù per quella folla spezza dei pani e dei pesci, e li distribuisce alla gente che può tornare a casa avendo sperimentato la benevolenza di Dio. Gli studiosi che nella riforma liturgica hanno predisposto l’ordine delle letture, hanno invece voluto farci un giochetto, offrendoci da leggere la distribuzione dei pani, ma nella versione dell’evangelista Giovanni. Iniziamo dunque in questa domenica la lettura del capitolo sesto del vangelo di Giovanni, che proseguirà per tutto il mese. Entriamo ora nell’esame del racconto. La prima cosa che sorprende è Gesù che prende l’iniziativa e per primo si accorge del problema che sta emergendo. C’è una folla numerosa che lo segue: non si erano organizzati per stare tanto tempo lontano da casa, molti sono quei poveri che abitualmente fanno fatica ad avere qualcosa da mangiare. Gesù capisce che per amarli occorre offrire loro da mangiare. Si apre un dibattito nel gruppo degli apostoli su come affrontare quell’emergenza, dal confronto si evidenzia la sproporzione tra ciò che sarebbe necessario per far fronte al problema e le risorse a disposizione. Sappiamo dagli altri vangeli che qualcuno propone di congedare la folla perché ognuno possa provvedere da solo a procurarsi il cibo. Solo l’evangelista Giovanni ha voluto dare rilievo alla presenza di un ragazzo. Il suo comportamento ci interroga molto: “Come mai questo ragazzo ha offerto le sue provviste?” Mi piace pensare che, intrufolandosi sia arrivato vicino a Gesù e, ascoltando la discussione che gli apostoli stavano facendo, abbia voluto condividere con Gesù il suo fagotto prezioso. Nonostante lo scetticismo di Andrea, che subito commenta in modo disfattistico: “Che cos’è questo per tanta Gente”, Gesù riconosce che proprio il gesto del ragazzo, che generosamente dà quello che altri avrebbero tenuto per loro, offre la soluzione a quel problema. Gesù amplifica la generosità iniziale di quel ragazzo, e messi nelle mani di Gesù quei cinque pani e due pesci, diventano sufficienti per la fame di tutti. Nel vangelo di Giovanni questo episodio ha il valore di “segno rivelatore” di tutta l’opera di Gesù, infatti l’evangelista lo presenta come anticipazione di quello che Gesù avrebbe vissuto nella sua Pasqua. Per un ebreo, la distribuzione di quel pane capace di sfamare una folla numerosa e di generare tante ceste di avanzi, non poteva non richiamare l’esperienza del popolo di Israele, che nel deserto era stato nutrito da Dio con il dono della manna. Anche il profeta Isaia aveva prefigurato la presenza del Messia come una convocazione di tutti i popoli a un banchetto di cibi succulenti e di vini prelibati; quel pasto da cui si raccolgono dodici ceste di avanzi è il banchetto messianico. Oggi noi non sappiamo più che cosa significhi avere fame, anche se il problema non è per niente risolto nel mondo e persino vicino a noi ci sono persone che ancora sanno bene che cosa significa avere fame. La fame può rappresentare l’esperienza della vita: molte volte anche noi sperimentiamo l’impossibilità di rispondere con le nostre risorse alla domanda di gioia, nostra e degli altri. Il pane diviso da Gesù per la folla numerosa rappresenta l’amore di Dio, che dalla croce Gesù immetterà nel mondo come risposta alla fame di tutti. Solo che, come la prima volta, occorre che qualcuno cominci a rendere visibile l’amore di Gesù, condividendo il suo poco, anche se sono solo “cinque pani e due pesci”. il Parroco |