Signore, da chi andremo? - Gv 6, 60-69 Nel capitolo sesto del vangelo seguito in queste domeniche, Giovanni ha tracciato le tappe di un percorso che vuole portare a incontrare Gesù e far nascere la fede in Lui. Con questa domenica arriviamo all’atto finale. Le persone che circondano Gesù e hanno ascoltato le sue parole, sono chiamate a fare una scelta. Molti, non solo i giudei che fin dall’inizio ci sono apparsi critici nei suoi confronti, ma anche persone che erano nel gruppo dei discepoli, scelgono di non andare più con Lui. Altri invece condividono la decisione di Simone, che conferma e rafforza il legame con il Maestro. Alcuni non credono e se ne vanno, altri rinnovano il loro atto di fede. Questo episodio ci vuol dire che la fede è una scelta personale, una decisione della libertà. Riassumo i punti essenziali delle tappe percorse: Gesù ha aiutato i suoi ascoltatori a riconoscere che la vita non è di per sé già tutta realizzata, ma fa sorgere nella persona la domanda che chiede di trovare qualcosa o qualcuno che soddisfi la propria sete di felicità. Ha fatto emergere che molti sono i bisogni, ma tra tutte le cose che cerca, l’uomo deve dare valore a ciò che offre una gioia duratura, una gioia che non finisce con il cambiare delle circostanze esteriori della vita. Gesù ha poi aperto una strada quando ha richiamato la figura del Padre e la necessità della sua attrazione, per dire che la domanda vera è quella di essere amati. Poi, ha potuto annunciare che l’amore cercato si può incontrare nella Sua persona, riferendosi all’amore della croce. Nell’ultima impegnativa proposta, Gesù ci ha detto che non bastava credere al suo amore e osservarlo dall’esterno, occorreva mangiarlo, farlo entrare in noi, lasciarci assimilare da questo amore. Di fronte alla parola di Gesù, la decisione di seguirlo non s’impone come la conclusione della spiegazione di un teorema matematico o di un sillogismo filosofico, per cui arrivati alla fine del ragionamento si è portati necessariamente a concludere: “È vero, è proprio così”. Anche se comporta uno sforzo di conoscenza, anche se richiede un cammino di riflessione, la fede è un atto più profondo di una conoscenza intellettuale, è un atto più globale, che coinvolge la totalità della persona, è un atto che assomiglia all’amore. Quando una persona inizia una storia di amore, certo non fa una cosa insensata, ma una storia d’amore non è neanche frutto di un ragionamento o di un calcolo matematico. Amare è una scelta, una decisione della libertà. Se qualcuno chiedesse a un innamorato: “perché ami quella persona?” Probabilmente non saprebbe trovare una spiegazione, saprebbe però dire “perché questo mi rende felice”. Cosi la fede in ultima analisi, trova la sua giustificazione nella corrispondenza tra ciò che cerco e l’esperienza della vita vissuta nella sua luce. Come appunto dice Simone: “Da chi andremo, solo con te abbiamo sperimentato una corrispondenza tra la tua Parola e la nostra domanda di vita”. Dall’esperienza dell’amore, la fede trae le dinamiche che la fanno sorgere e crescere. La fede si sviluppa e cresce secondo le dinamiche dell’amore più che del sapere, essa è generata non tanto dalle discussioni teologiche o dottrinali, ma dalla testimonianza della vita. Come sperimentiamo nell’insegnamento di papa Francesco, il quale non usa il linguaggio difficile della teologia, ma sa parlare il linguaggio che arriva direttamente al cuore. Proprio dal paragone con la relazione di amicizia, possiamo far vedere la forza della fede nel saper orientare la vita. Nella nostra esperienza, constatiamo che si riesce molto di più ad assecondare i desideri di un'altra persona, non quando dà ordini energici e precisi, ma piuttosto quando sentiamo la responsabilità di non deluderla o rischiamo di perdere il suo amore per noi. Così anche la fede diventerà forte e capace di incidere nella vita, se non sarà soltanto un sapere delle verità o delle regole, ma l’esperienza di entrare in relazione con Gesù e di ricevere il suo amore. il Parroco |