Vegliate ! - Lc 21,25-28.34-36 In questa prima domenica del tempo di avvento, la liturgia della Chiesa ci invita a fare delle riflessioni molto simili a quelle che abbiamo fatto nelle ultime domeniche, quando il nostro anno liturgico andava verso la fine. Leggiamo infatti nel vangelo di Luca, quella stessa parte dell’insegnamento di Gesù che abbiamo ascoltato alcune settimane fa nella versione di Marco. Già molti anni prima di Gesù, in un tempo in cui gli Ebrei vivevano situazioni difficili perché erano oppressi e perseguitati da potenze straniere, alcuni sapienti che continuavano l’opera dei profeti, erano stati capaci di trasmettere al popolo una parola che infondeva speranza. Per dare questo messaggio, avevano inventato un nuovo linguaggio, che gli studiosi chiamano “linguaggio apocalittico”. L’annuncio profetico partiva sempre dal presentare eventi catastrofici. Attraverso la descrizione di eventi drammatici previsti in epoche future, l’autore interpretava i fatti che stavano accadendo nella sua epoca, confortando i credenti con la rivelazione che tutto era conosciuto e previsto da Dio. Il compito che l’autore sacro si prefiggeva, era soprattutto quello di confermare l’intervento di Dio che finalmente avrebbe realizzato il Suo disegno di bene a favore dei giusti. Il testo apocalittico non ha mai lo scopo di minacciare e impaurire, perché gli avvenimenti che il popolo sta vivendo sono già fonte di paura, l’attenzione invece è posta sulla promessa dell’intervento decisivo di Dio che mira a consolare e a dare speranza. Anche la comunità dei discepoli di Gesù che vive il tempo difficile della persecuzione ricorda le parole di Gesù espresse con tono apocalittico, e le interpreta come una profezia della sofferenza che stanno vivendo. Nell’annuncio del ritorno di Gesù come giudice escatologico, i cristiani trovano la forza di andare avanti con speranza e di resistere con fedeltà nella lotta per la fede. Anche noi viviamo tempi turbati da avvenimenti drammatici e dolorosi. La violenza che ha sconvolto la città di Parigi colpendo in modo improvviso persone che stavano vivendo situazioni normali di vita, divenute in un attimo vittime inermi, ci ha particolarmente scossi e reso insicuri. C’è un’alternativa possibile tra il cadere nella paura che ci paralizza, o il lasciarsi prendere dalla rabbia della vendetta? La parola di Gesù apre ad una diversa prospettiva: annunciando la venuta del Signore, egli invita a vedere il tempo della vita e della storia come lo spazio nel quale Dio sta costruendo un suo disegno di amore. Questo disegno, iniziato con la creazione e manifestato con la venuta di Gesù, si sta costruendo attraverso gli avvenimenti della vita e un giorno si compirà e si manifesterà. Guardare al tempo, alla luce di questa Parola, vuol dire essere protesi in avanti; il futuro è il tempo nel quale il disegno dell’amore di Dio si compirà. È vero che c’è la crisi economica, è vero che ci sono fatti dolorosi, ma Dio non ha ritirato il Suo amore, il futuro sarà ancora guidato da Dio e verrà il giorno in cui il Signore realizzerà il suo Regno. Guardare al futuro animati da speranza, offre ragioni per non lasciarci schiacciare dalle difficoltà. Credere che Dio sta costruendo nella storia del mondo la Sua storia di amore, ci dà la responsabilità di impiegare il tempo che abbiamo a disposizione per fare scelte corrispondenti alla volontà di partecipare e collaborare alla costruzione del disegno di Dio. Come guardare all’inizio di un nuovo anno? Possiamo correre il rischio di lasciare che il tempo ci scorra sopra, o possiamo guardare al tempo come ad una nuova opportunità per fare delle scelte, per prenderci degli impegni, per non aspettare che siano le situazioni a cambiare, ma provare a cambiare noi, e attraverso di noi cambiare le situazioni. Sottolineando che la venuta del Signore è improvvisa, Gesù non ci vuole mettere paura, ma piuttosto dirci di non rimandare a domani le decisioni da prendere, poiché oggi, è il tempo delle decisioni. il Parroco |