Maria si alzò e andò in fretta - Lc 1,39-45 Il racconto della visita di Maria a Elisabetta, è pienamente comprensibile se è letto con una speciale attenzione a riconoscere, attraverso particolari parole e somiglianze, i riferimenti a testi e vicende dell’Antico Testamento. I commentatori ci suggeriscono in particolare di vedere in controluce il trasporto dell’Arca a Gerusalemme, appena costituita capitale del regno, trasporto avvenuto al tempo del re Davide. Maria è dunque paragonata all’Arca, la quale, conservando segni che sono memoria dell’Esodo, rappresenta la presenza di Dio. L’Arca è un contenitore di legno intagliato e dorato, ornato con le immagini dei cherubini d’oro, fatto secondo misure precise dettate da Dio; custodiva il bastone di Mosè, le tavole della legge e la manna. Poiché l’Arca rappresentava la presenza di Dio, solo i sacerdoti potevano trasportarla. Il passaggio dell’Arca irradia gioia e benedizione, per questo Davide salta e danza di fronte ad essa. Attraverso questo paragone l’evangelista svolge una catechesi nella quale vuole parlarci di Gesù, che Maria custodisce nel suo grembo, e dirci la sua fede in Gesù come i discepoli lo avrebbero conosciuto da adulto, affermando che nella sua persona è presente Dio. Gesù, già dal grembo di Maria irradia la forza che santifica e lo Spirito Santo che fa esultare di gioia, come poi farà da adulto, comunicando l’amore del Padre e santificando tutti gli uomini che nella fede si apriranno alla relazione con Lui. Maria, la madre, rende possibile l’incontro di Dio con l’uomo, che si potrà compiere attraverso la sua fede. Maria, nell’annunciazione ha ascoltato la chiamata di Dio portata dall’angelo, che le chiedeva di vivere una speciale maternità, di essere madre di un bambino che non sarà il semplice frutto di procedimento biologico, un bambino da non tenere per sé, un bambino da accogliere e guardare come dono di Dio, perché quel bambino nasce in forza della volontà di Dio ed è Figlio di Dio. Maria accoglie nella fede il disegno di Dio, dall’ascolto della sua Parola fa dipendere le sue scelte, alla volontà di Dio si sottomette in tutte le situazioni della vita. Il vangelo mette in relazione l’episodio dell’annunciazione con la visita a Elisabetta, infatti è dall’angelo che Maria è informata della maternità di Elisabetta, e da quell’ascolto è spinta a farsi pellegrina sollecita verso la montagna. Questo è l’aspetto da rendere evidente: Maria avrebbe potuto starsene per conto suo e auto contemplare la sua dignità come l’angelo l’aveva manifestata, invece Maria si scomoda e si mette per strada. Nell’episodio della visita a Elisabetta è presentato il duplice dinamismo: dell’accogliere nella fede la presenza di Dio e di andare come Arca che irradia e dona questa presenza al mondo. . Maria è figura esemplare del credente e della chiesa. Anche noi siamo chiamati a diventare un grembo che si lascia fecondare dall’amore di Dio. Guidati dalla luce della fede, nutriti dalla Parola del Vangelo, nel silenzio della preghiera, dobbiamo aprire il cuore alla relazione con Dio. Al primo posto della nostra vita spirituale ci deve essere quel tempo nel quale noi facciamo silenzio e permettiamo a Dio di dirci la sua vicinanza e il suo amore. Accogliere la vicinanza di Dio ci affida poi la responsabilità di andare verso gli altri, per renderli partecipi attraverso l’amore, del dono ricevuto. Questo compito ci riguarda particolarmente in quest’anno che papa Francesco ha voluto fosse un anno speciale, da vivere all’insegna della misericordia. La porta santa che siamo invitati a varcare, serve per entrare a contatto con Dio, presente nel segno della chiesa, e attraverso il quale possiamo attingere all’amore che ci perdona, ci consola, ci rasserena. Dobbiamo anche varcare la porta santa per uscire e andare verso coloro che sono fuori, spesso lontani e senza amore, per essere noi segno di misericordia. Ecco una proposta per il prossimo Natale: fare un gesto, quello che ci sembra alla nostra portata, perché una persona abbia, attraverso di noi, un’esperienza di gioia. il Parroco |