Prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà - Gv 16,12-15 Questa domenica sta in mezzo tra il lungo tempo pasquale appena concluso e il tempo ordinario che inizierà. È una domenica nella quale siamo invitati a fare una sintesi per raccogliere in un’idea, in un’immagine, ciò che abbiamo conosciuto attraverso l’insegnamento e la testimonianza di Gesù. Potremmo porre questa domanda: “Che cosa sta al centro dell’insegnamento di Gesù, qual è la parola più importante che Lui ha detto?” Alla luce della festa di oggi potremmo affermare che attraverso Gesù, attraverso la sua parola e la sua vita, ci è stata offerta una strada per conoscere e incontrare la presenza di Dio. Poiché chiamiamo “fede” l’atto con cui una persona riconosce vera la presenza di Dio, possiamo dire che Gesù ci ha tracciato il cammino della fede. Quale immagine ci aiuta a raccogliere la rivelazione su Dio, portata da Gesù? La chiesa nella sua storia ha coniato una parola per dire ciò che di Dio abbiamo conosciuto attraverso le parole e la vita di Gesù: questa parola è “Trinità”. Nel vangelo, Gesù non utilizza mai la parola Trinità per parlare di Dio, sappiamo che questa parola è stata inventata dai vescovi riuniti nei primi concili ecumenici del quarto secolo. Anche se Gesù non usa mai la parola Trinità, sappiamo che il suo contenuto deriva dalla rivelazione che Lui ci ha donato. Nel vangelo di oggi Gesù parla di una relazione per cui tra il Padre e Gesù Figlio c’è una totale comunione: il “tutto” del Padre è anche del Figlio. Gesù parla poi di come questo “tutto” del Figlio è condiviso dallo Spirito Santo, per il cui tramite, lo stesso “tutto” è donato agli uomini. Noi non riusciamo a capire molto e a spiegarlo con concetti umani, ma vediamo un’opera che si realizza nella storia: c’è un Padre da cui Gesù come Figlio si sente mandato, Gesù Figlio manda a sua volta lo Spirito Santo. Parlando di Dio come Trinità, almeno intuiamo che l’immagine di Dio che si dona attraverso Gesù, non è quella di un essere solitario che domina in modo assoluto dall’altezza del suo trono. L’essere di Dio vive certamente in una dimensione trascendente rispetto al mondo delle creature, di Lui possiamo appena balbettare qualcosa con le nostre parole. Nel tentativo di balbettare su Dio, possiamo dire che la bellezza di Dio è proprio simile a ciò che noi sperimentiamo come bellezza. Nella nostra esperienza di vita è bellezza l’amore donato e ricevuto: anche in Dio c’è proprio l’amore donato e ricevuto. Ci fa paura la solitudine, ci riempie di gioia l’essere in relazione: anche Dio non è solitudine, è relazione. In Dio c’è l’esperienza del dare amore: chiamiamo Padre chi è la sorgente, è Lui che dà amore. In Dio c’è l’esperienza del ricevere amore: chiamiamo Figlio chi accoglie l’amore. In Dio c’è il dono che il Padre e il Figlio si scambiano legandosi in relazione: chiamiamo Spirito Santo l’amore che unisce il Padre e il Figlio. I teologi hanno scritto fiumi di parole per cercare di approfondire e di spiegare questo, che chiamiamo “un mistero”. A noi non interessa tanto fare esercizio di speculazione, formulare concetti che esprimano questo modo di essere di Dio. Tutti siamo chiamati a fare l’atto della fede accogliendo quello che ci ha detto Gesù, anche se non lo capiamo. A noi interessa soprattutto parlare della Trinità perché questo modo di essere di Dio ha conseguenze molto importanti per la vita. Proprio perché Dio è in sé comunione di amore, ha potuto costruire per gli uomini una storia di amore. Un antico assioma diceva: “Nessuno dà ciò che non ha, se Dio si è rivelato amore per gli uomini, è perché deve essere amore anche in se stesso”. Il prof. Angelo Scola, quando ci faceva lezione svolgeva una tesi che esprimeva così: “Se Dio non fosse Trinità, non avrebbe potuto creare”. Se Dio è Trinità, noi siamo fatti a Sua immagine. Capiamo allora perché siamo fatti per vivere di relazioni con altri e non possiamo vivere soli, e la chiamata alla relazione è così importante per la nostra persona fino a essere incisa nel nostro corpo attraverso la diversità maschile e femminile. Se Dio è Trinità, capiamo anche perché è così fondamentale aprire il cuore all’amore per gli altri, perché solo allora realizziamo il modo di vivere di Dio. il Parroco |