Gesù alzò lo sguardo e gli disse: « Zaccheo » - Lc 19,1-10

Dobbiamo essere grati a San Luca, l’evangelista, per averci conservato e trasmesso questo stupendo episodio della vita di Gesù. Esso costituisce una vera perla preziosa, un’altra tessera d’oro, di quel grande mosaico della Misericordia che è il suo Vangelo. Dopo che per tante domeniche Gesù ci ha parlato della relazione con Dio attraverso le parabole, nel vangelo di oggi ci presenta la medesima relazione vissuta nell’incontro con Zaccheo. Gerico è una cittadina posta in basso nella valle del Giordano, costituisce un importante crocevia. A Gerico si incontrano due strade importanti, quella che collega la Galilea e la Giudea seguendo il percorso del fiume, la strada prosegue poi oltre il Mar Morto fino all’Egitto. Un’altra strada scende da Gerusalemme e va oltre il Giordano fino alla Mesopotamia. È naturale che a Gerico ci sia una stazione per controllare e far pagare alle carovane, che trasportano le loro mercanzie lungo quei percorsi, i dazi dovuti.

Luca 19,1-10 : Entrò nella città di Gerico e la stava attraversando, quand'ecco un uomo, di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: « Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua ». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: « È entrato in casa di un peccatore! ». Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: « Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto ». Gesù gli rispose: « Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch'egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto ».

Zaccheo è il capo dei pubblicani, coloro che per conto dei Romani riscuotono le imposte. La sua professione, il contatto frequente con i pagani, la bramosia del denaro, lo rendono persona invisa a tutti, per cui è ormai da tutti identificato come “il peccatore”. Ma proprio Zaccheo, il boss locale, il peggiore della città, è cercato e incontrato da Gesù. Possiamo dare rilievo alcuni aspetti di questo incontro.

L’iniziativa è di Gesù, non c’è qualcuno che sollecita l’attenzione del maestro verso l’albero dove tra i rami è nascosto Zaccheo, non è il pubblicano che attira la sua attenzione, è Gesù che per sua iniziativa, in forza di un’azione interiore di amore, alza gli occhi e per primo rivolge a quell’uomo la parola.

Gesù si rivolge a quell’uomo arrampicato sull’albero chiamandolo per nome: “Zaccheo”. Possiamo immaginare quale tuffo al cuore abbia provato al sentirsi chiamare per nome, possiamo pensare che nessuno usasse quel nome per rivolgersi a lui, ma piuttosto, fossero altri gli epiteti con cui era identificato. Il nome è attributo a una persona: chiamando Zaccheo per nome, Gesù gli riconosce la dignità di persona e benché segnato da una vita sbagliata, non vede in lui solo i suoi errori, non lo inchioda ai suoi peccati. Chiamandolo per nome Gesù riconosce che permane in lui quella scintilla creata da Dio, che può far rinascere a un nuovo percorso di vita. Il nome personale è usato in relazioni nelle quali ci si scambia l’amore, come le relazioni familiari o quelle di amicizia. Chiamandolo per nome, Gesù dimostra di conoscere Zaccheo, di sapere chi è e quale sia la sua vita. Gesù conosce Zaccheo, e pur conoscendolo, lo cerca e lo vuole incontrare.

Gesù si offre come ospite, chiede di andare a casa sua, desidera essere suo commensale. Entrare in casa, condividere il pasto, esprime il desiderio di un’amicizia, di una comunione di vita. Nell’amore di Gesù verso Zaccheo si manifesta l’amore stesso di Dio. il nostro amore solitamente si muove verso gli altri perché vediamo in loro delle qualità che attirano la nostra stima e la nostra amicizia. Noi amiamo solitamente chi è già buono. In questo, si mostra come diverso e come veramente speciale l’amore di Gesù, che ama Zaccheo non perché è già buono, ma perché lo vuole arricchire di bene, lo vuole rendere buono. Come all’inizio Dio ha creato dal nulla la vita, così continua ad amare per dare vita, per creare bene proprio dove il bene non c’è. Se noi amiamo perché uno è buono, Dio ama per rendere buono.

All’amore di Gesù, Zaccheo si arrende, egli si sente portato al di là di tutta la sua storia sbagliata, e viene restituito ad una nuova coscienza di se stesso e del valore della sua persona. In forza di questa coscienza della sua dignità, per l’amore che ha sperimentato è mosso ad iniziare un nuovo percorso di vita. Perché amato diventa capace di amare.

Zaccheo siamo noi, che facciamo esperienza del peccato, che riconosciamo di fare scelte sbagliate, che siamo capaci di ferire e di generare dolore attorno a noi. Crediamo che l’amore di Gesù sia per noi: da quest’amore siamo abbracciati con il perdono e siamo condotti a ricominciare una nuova vita. Anche noi incontriamo persone che sbagliano, persone che hanno fatto e ci hanno fatto del male: seguendo l’esempio di Gesù, non fissiamole nel loro peccato, ma avvolgiamole di bene, perché possano trovare la forza per una risurrezione.

il Parroco