Dio non è dei morti, ma dei viventi - Lc 20,27-38 Ci stiamo avvicinando velocemente alla conclusione dell’anno civile, e ancor prima finirà il percorso dell’anno liturgico. Rimangono soltanto altre due domeniche e poi inizieremo nuovamente il tempo di Avvento. Anche San Luca racconta nell’ultima parte del Vangelo, dell’arrivo di Gesù a Gerusalemme. Gesù è preso di mira dai diversi gruppi sociali e religiosi che a turno vanno da Lui con domande pretestuose, per metterlo alla prova e creare così un pretesto per accusarlo davanti all’autorità. I sadducei erano un gruppo di persone che rappresentavano l’ambiente religioso dei sacerdoti; politicamente pensavano di accettare il potere dei Romani, cercando un compromesso che permettesse di esercitare il culto del tempio. Anche i sadducei interrogano Gesù. L'argomentazione del quesito che essi presentano è artificiosa e complessa, e fa riferimento a norme contenute nella tradizione della Sacra Scrittura. Anche se la formulazione della domanda è artificiosa e pretestuosa, noi consideriamo seriamente l'interrogativo posto dai sadducei: “cosa accadrà al momento della morte?”. Luca 20,27-38 : " Gli si avvicinarono alcuni sadducei - i quali dicono che non c'è risurrezione - e gli posero questa domanda: « Maestro, Mosè ci ha prescritto: Se muore il fratello di qualcunoche ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una
discendenza al proprio fratello. C'erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora
la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La
donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l'hanno avuta in moglie ». Tante volte abbiamo fatto riferimento al desiderio di una vita felice che abbiamo dentro di noi; la spinta che ogni giorno ci mette in moto e ci porta a uscire di casa per andare al lavoro è l’aspettativa che l’esperienza della vita ci porti la gioia. Rispetto alla speranza che la vita si realizzi raggiungendo la felicità c’è un avvenimento che ci paralizza e ci incute paura: è la consapevolezza che un giorno la vita finirà. Difficilmente parliamo della morte, ai bambini impediamo di venire a contatto con la malattia o la morte di un parente, cerchiamo di nascondere il pensiero della morte cancellando in modo ossessivo sul nostro corpo i segni impressi dal tempo. La morte è un avvenimento naturale e necessario, ma se non ci riflettiamo, se non ci prepariamo ad accoglierla, ci apparirà come il nemico che si oppone alla vita. Gesù mette in guardia: “Rischiate di pensare alla morte come a un ladro che vi viene a rubare la vita”. È questo un rischio che particolarmente si corre nella nostra società. C’è un modo di rappresentare la vita per cui sembra che essa valga soltanto quando è sana, quando riesce a costruirsi il benessere sulla terra. La vita invece non vale più quando è fragile, debole o malata; siamo portati a pensare che ognuno debba solo badare a se stesso e trarre dalla vita che ha a disposizione, il massimo possibile. Di fronte alla domanda sulla morte, non sembra essere un rimedio l'atteggiamento di chi, vedendo che la morte è destino comune a tutte le forme di vita, pensa di doversi stoicamente rassegnare al suo potere. Nel dialogo con i sadducei, Gesù fa la sua riflessione sulla morte, e ancora di più ci aiuterà a dar senso alla morte, con l'atteggiamento che lui stesso vivrà quando si troverà a tu per tu con la morte. Ogni uomo esiste perché ha ricevuto la vita da Dio e l'ha ricevuta per amore. L'amore con cui Dio ha dato la vita, non può essere solo per un momento, ma è per sempre. Con la morte finisce la vita del corpo, non finisce l'amore con cui Dio ci dà la vita. Gesù stesso vivrà con questa fede il momento in cui si troverà di fronte alla morte, continuando ad affidarsi all'amore del Padre. La risurrezione è il sigillo necessario per dire che il Padre Dio, ama anche oltre la morte. Avendo anche noi questa fede, possiamo dire che la vita vale anche quando è debole o malata, che sempre possiamo vivere non pensando solo a noi stessi, ma amando tutti, e che anche la morte potrà essere un ultimo atto di amore. il Parroco |