Grida nel deserto - Mt 3,1-12

I processi di trasformazione della vita delle persone nel nostro mondo, tendono a concentrare tutte le attività nelle grandi metropoli, per questo la popolazione del mondo è spinta a radunarsi nelle grandi città, abbandonando la campagna e i paesi più piccoli. Nella città ci sono i centri di potere, le agenzie culturali, le organizzazioni industriali e commerciali, gli spettacoli innovativi. Se cerchiamo di leggere dove sta andando l’evoluzione della società, dobbiamo mettere attenzione a ciò che accade nella città. Infatti i giornali ci informano sulle decisioni del governo, sull’andamento della borsa, sugli umori del presidente degli Stati Uniti, sui film prodotti a Hollywood. Anche in Palestina, duemila anni fa si poteva pensare che l’impulso innovativo venisse dalla città di Gerusalemme, sede del potere civile e religioso, del tempio con i sacerdoti e il Sinedrio, dei palazzi di Pilato e di Erode, delle scuole rabbiniche, dei capi dei farisei. Ci si poteva aspettare da lì un editto, una nuova corrente di pensiero, una direttiva cultuale. Il Vangelo che la comunità cristiana custodisce, testimonia il nascere di una luce che illumina di senso nuovo la vita e chiama a un cambiamento, non a Gerusalemme dove si aspettava, ma lontano, nel deserto di Giuda verso il fiume Giordano. Nella predicazione di Giovanni Battista si anticipa la testimonianza di Gesù, infatti, uguale è la parola che annunciano: “Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!”.

Matteo 3,1-12 : " In quei giorni venne Giovanni il Battista e predicava nel deserto della Giudea dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!». Egli infatti è colui del quale aveva parlato il profeta Isaia quando disse:

Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate isuoi sentieri!

E lui, Giovanni, portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano cavallette e miele selvatico. Allora Gerusalemme, tutta la Giudea e tutta la zona lungo il Giordano accorrevano a lui 6e si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. Vedendo molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: «Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all'ira imminente? Fate dunque un frutto degno della conversione, e non crediate di poter dire dentro di voi: «Abbiamo Abramo per padre!». Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo. Già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Io vi battezzo nell'acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile». ".

Dove oggi, risuona una parola in grado di offrire luce per tracciare una strada da percorrere, dove ci sono voci che scaldano e fanno ardere il cuore? Chi sono i profeti capaci di discernere orme da seguire nel frastuono assordante della nostra società?

Il vangelo ci offre oggi un invito a sottrarci ai canali ufficiali, che vorrebbero uniformarci tutti al pensiero dominante, per cercare altrove voci fuori dal coro, ma autentiche, capaci di farci vedere strade di liberazione. I profeti li dobbiamo cercare non nei centri che sono sotto l’attenzione di tutti, ma nelle periferie, dove nel nascondimento si possono vivere percorsi trasparenti; periferia era il deserto da dove veniva Giovanni, come periferia è Nazareth da cui viene Gesù.

Nella descrizione di Giovanni Battista possiamo vedere quali devono essere i tratti del profeta da cercare, i criteri per identificare il vero maestro.

Giovanni viene dal deserto che è il luogo della solitudine, del grande silenzio, dove si può andare con poche cose essenziali. Il deserto è un luogo arido, poco ospitale, a volte ostile; solo chi ha un animo colmo di ideali lo può abitare. Può essere maestro portatore di luce che sa stare nella solitudine, chi ha una forte carica interiore.

Nel deserto non ci sono abiti da indossare per essere alla moda, non ci sono slogan da ripetere per conformarsi alla standardizzazione e all’omologazione del pensiero umano. Giovanni battista sta bene anche con una pelle di cammello per vestito. Il profeta deve saper essere libero, fedele alla voce interiore, deve essere un uomo autentico. Essere autentici significa vivere in contatto con la parte più vera di sé. Significa non avere più bisogno di nascondere a sé stessi le proprie parti incompiute e fragili, occultandole dietro una “maschera”. Abbiamo creato la maschera per non far vedere le nostre parti in ombra, parti scomode per il nostro “io” onnipotente che vuole presentarsi al mondo con una facciata di perfezione e di superiorità. L'esperienza della maschera è comune a tutti, almeno fino a che non si è fatto un percorso di crescita interiore.

Giovanni si nutre di cavallette e miele selvatico, poche cose essenziali, sufficienti per vivere; quale differenza con i condizionamenti dei tanti messaggi che ci inducono a pensare che non possiamo vivere se non siamo circondati di cose, se non abbiamo il più aggiornato elettrodomestico. Il nostro maestro deve essere uno visibilmente libero dall’idolatria del possedere. È la misteriosa e mai revocata scelta di Dio: fare storia con chi non ha storia, scegliere la via della periferia, entrare nel mondo dal punto più basso, da dove l'uomo soffre. Facendo queste scelte, ciascuno di noi può diventare voce di una Parola, di una “sillaba di Dio.”

il Parroco