Convertitevi - Mt 4,12-23
Nel vangelo di Matteo, i primi due capitoli sono occupati da racconti riguardanti la nascita di Gesù, il terzo e il quarto dalla predicazione di Giovanni Battista e dall’incontro tra Giovanni e Gesù. Con il capitolo quarto inizia invece la narrazione dell’opera autonoma di Gesù. L’evangelista dice che Gesù inizia ad andare per città e villaggi parlando di Dio, dopo che Giovanni venne messo in carcere da Erode; in questo modo rimarca, sia la continuità tra Gesù e Giovanni, ma anche la diversità tra i due. La discontinuità è anche manifestata dalla diversa geografia. Gesù dà inizio alla sua attività di inviato di Dio dal territorio della Galilea, in particolare dalla porzione di territorio situata a nord est della Palestina, attorno al lago di Tiberiade. È una terra, anche oggi come allora, vicina al confine con altri territori abitati da popoli pagani. Sappiamo che questo ha costituito una difficoltà per i discepoli che sostenevano la messianicità di Gesù, perché la Scrittura non accreditava la Galilea come terra di origine del Messia. L’evangelista Matteo pesca anche in questa occasione una parola profetica che possa sostenere l’autorevolezza di Gesù, riportando la citazione della luce che viene dalla terra di Zàbulon e di Nèftali.
L’inizio da quel territorio è però importante perché manifesta la missione universale di Gesù, mandato a essere segno di salvezza non solo per i discendenti di Israele, ma per tutte le genti. Non a caso il Vangelo di Matteo si concluderà ancora in Galilea, dove Gesù per l’ultima volta appare risorto ai suoi discepoli, affidando a loro la missione di partire da lì per andare in tutto il mondo a predicare il vangelo. Non possiamo non collegare questo inizio di Gesù in una zona periferica di Israele, con l’insistenza con cui oggi papa Francesco richiama la Chiesa ad andare verso le periferie geografiche ed esistenziali del mondo di oggi.
Matteo 4,12-23 : Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nazaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia:
Terra di Zàbulon e terra di Nèftali,
sulla via del mare, oltre il Giordano,
Galilea delle genti!
Il popolo che abitava nelle tenebre
vide una grande luce,
per quelli che abitavano in regione e ombra di morte
una luce è sorta.
Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: « Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino ».
Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.
Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.
“ Il regno dei cieli è vicino ” è l’espressione programmatica con cui Gesù si presenta, iniziando a percorrere le città e i villaggi del territorio della Galilea nord orientale, attorno al lago formato dal fiume Giordano. Il significato di questo annuncio era più comprensibile ai suoi ascoltatori, formati dalla lettura frequente della Bibbia, nella quale i profeti e i salmi proclamavano la regalità di Dio. Tale significato non è altrettanto comprensibile per noi, poiché abbiamo meno consuetudine con l’immagine del re, o comunque, abbiamo una immagine di re che non ci aiuta a pensare a Dio. Per comprendere il significato di questa espressione non possiamo che guardare a Gesù, a quello che Lui fa o dice dopo aver esposto con quelle parole il suo programma. L’azione di Gesù non rimanda a una dimensione futura, non riguarda una realizzazione ultra terrena.
Gesù elegge la città di Cafarnao a luogo nel quale abitare e incomincia a percorrere le città e i villaggi della zona, parlando dell’amore di Dio e mostrando quest’amore con i suoi gesti di soccorso verso chi è toccato dall’infermità. Da quello che Gesù fa, possiamo dedurre che “Regno di Dio” è quella vita che pone a fondamento la relazione con Dio Amore, riconosciuto come sorgente della vita e senso dell’esistenza di ogni persona. “Regno dei cieli” è quel modo di vivere che fa dipendere da Dio il criterio con cui vivere ogni circostanza della giornata. Pensare alla vita come lo spazio nel quale Dio regna, significa che la presenza di Dio non è relegata nello spazio sacro del tempio o della sinagoga, non è ridotta al tempo sacro della festa. Se Dio regna, significa riconoscere che la Sua presenza entra a guidare e a determinare il modo di vivere in tutte le circostanze della vita. Il vangelo racconterà proprio i primi passi di Gesù, il suo andare vicino a tante vite ferite dalla malattia, che emargina, che impedisce un’esperienza bella di vita, il suo tendere la mano a tutti gli afflitti, restituendo loro la possibilità di gioire della vita. Questo modo di pensare a Dio, chiede un cambiamento nel modo di pensare e di vivere. “Convertitevi” a questo modo diverso di pensare Dio, convertitevi a tutte le conseguenze della decisione di far dipendere da Dio la vita: questa è la proposta esigente di Gesù.
il Parroco
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