Se tu sei Figlio di Dio - Mt 4,1-11

Tra le esperienze che più qualificano la vita della persona c’è senza dubbio la libertà, il fatto cioè che noi possiamo scegliere, anche se nell’esercizio della nostra libertà sperimentiamo tanti ostacoli perché siamo condizionati dai limiti della natura umana e dalle circostanze nelle quali si svolge la nostra vita, condizionati anche dal nostro carattere e dall’educazione ricevuta. Nonostante questo, penso che tutti abbiamo sperimentato situazioni nelle quali abbiamo potuto scegliere di fare una certa cosa e di rifiutare di farne un’altra.

La libertà ci mette di fronte alla responsabilità di dover dire: “sono io che ho fatto quell’azione, l’ho proprio voluta” oppure ci fa constatare con soddisfazione: “ci sono riuscito, la mia scelta è stata proprio la più giusta”. Facciamo tantissime scelte durante la giornata, alcune senza nemmeno riflettere, ma semplicemente lasciandoci condizionare da meccanismi abitudinari.

Ci sono però delle scelte più importanti delle altre, e sono quelle che riguardano i valori fondamentali che orientano la nostra vita, cioè quelle che riguardano ciò che identifichiamo come bene e ciò che riconosciamo come male. La scelta più importante è di fronte a ciò che riconosciamo come fonte della felicità. La vita ci affida il compito di decidere da che cosa far dipendere il suo realizzarsi come vita buona. La Sacra Scrittura ci presenta, attraverso il racconto di Adamo, come questo costituisca l’essenziale della persona, che l’uomo è tale poiché libero, e che con il primo uomo c’è stato il primo atto di libertà. Con il primo uomo è iniziato anche il compito a lui affidato: di decidere da chi o da che cosa far dipendere la propria felicità.

Certo noi vediamo come ognuno identifica la felicità nella realizzazione di un determinato sogno, ma in radice la scelta è posta tra queste due opzioni: o penso che dipenda soltanto da me la possibilità che la vita si realizzi come buona, oppure riconosco che la vita è buona in quanto è vita che mi è stata donata. Da una parte c’è l’ideale dell’uomo che si è fatto da sé, che ha costruito un idolo come proiezione dei propri sogni; dall’altra parte c’è l’uomo che riconosce il suo valore prima di tutto nel suo essere creato, che permette di individuare il proprio valore a prescindere dalle circostanze esteriori, e di conseguenza permette di riconoscere il valore di tutti.

Anche Gesù ha voluto essere pienamente partecipe della condizione umana perché ogni uomo lo potesse riconoscere fratello, vivendo anche lui l’esperienza della libertà. Gesù ha dovuto mettere a confronto la coscienza di essere figlio di Dio con le situazioni della vita dove l’uomo è portato a dubitare dell’amore di Dio. La prima tentazione è quella del fascino delle cose, quando pensiamo che avere tutto a portata di mano ci garantisca la felicità. La seconda tentazione è quella del successo, del bisogno di stima e di riconoscimento della propria identità. La terza tentazione è quella della supremazia e del potere sugli altri.

Gesù opera la scelta di vivere da Figlio facendo dipendere da Dio, che lui riconosce come Padre che lo ama e gli dà vita, le ragioni che gli danno valore e che rendono felice la vita. Gesù porterà avanti questa scelta con assoluta fedeltà: la relazione col Padre gli darà libertà e distacco quando sarà circondato dalla folla che lo applaude e lo acclama, gli darà fermezza e serenità di fronte alla minaccia del potere, continuerà a fidarsi di Dio e a vivere nell’amore quando sarà di fronte alla violenza e alla morte. “Se tu sei figlio di Dio” dice il tentatore, e Gesù mostra qual è la vera vita figliale, non pretendendo di piegare la volontà del Padre ai suoi bisogni e alle bramosie terrene, ma consegnandosi totalmente al Suo amore, e lo farà fino alla croce.

La vita figliale di Gesù è la via di uscita offerta anche a noi che invece abbiamo percorso la strada opposta, cioè quella di inseguire la nostra autosufficienza pensando di potercela sbrigare da soli e di poterci costruire con le sole nostre forze la felicità. La vita di Gesù è l’alternativa al nostro modo di pensare Dio, che ha la pretesa di essere al servizio dei nostri progetti. Guardando a Gesù è possibile riconoscere che la vita figliale è anche in ciascuno di noi, che possiamo permettere allo Spirito Santo di far emergere il nostro volto di figli, per renderci somiglianti a Gesù.

il Parroco