Dammi da bere - Gv 4,5-42 La riforma liturgica avvenuta dopo il Concilio ha organizzato le letture dell’Eucarestia in tre cicli, contrassegnati con le prime tre lettere dell’alfabeto. Quest’anno stiamo seguendo il ciclo A, che in Quaresima riporta i testi del Vangelo di Giovanni, scelti nella Chiesa dei primi secoli, quali tappe di un cammino di preparazione prossimo al battesimo che sarebbe stato poi celebrato a Pasqua. Rivivremo in queste domeniche un percorso che ci farà meditare su Gesù che è l’Acqua che disseta, che è la Luce che illumina, che è la Vita più forte della morte. Leggendo questi vangeli svolgeremo un itinerario che ci porterà a rivivere l’incontro con Gesù, avvenuto nel nostro battesimo, incontro che in occasione della prossima Pasqua vogliamo rinnovare. L’evangelista Giovanni ci parla di Gesù volendo offrirci la sua stessa esperienza, perché attraverso l’umanità di Gesù anche noi possiamo fare esperienza dell’incontro con Dio. È un percorso che ci vuole portare in profondità, nell’esperienza dello stare di fronte alla presenza di Dio; nel far questo egli utilizza un linguaggio ricco di simboli e di riferimenti all’Antico Testamento, che ci risulta di difficile comprensione e richiede una lettura molto attenta, sostando con attenzione su ogni parola. Nell’incontro con la samaritana ci sono presentate le tappe di questo percorso all’incontro con Dio: vogliamo far emergere questi passaggi e riconoscere che sono anche le tappe del nostro cammino all’incontro con Gesù. Giovanni 4,5-30.41-42 : « Giunse così a una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c'era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: «Dammi da bere!», tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest'acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest'acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell'acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d'acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore - gli dice la donna -, dammi quest'acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». Le dice: «Va' a chiamare tuo marito e ritorna qui». Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: «Io non ho marito». Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l'ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l'ora - ed è questa - in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te». In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». Uscirono dalla città e andavano da lui. [...] Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo». »Prima di tutto rileviamo che è Gesù a prendere l’iniziativa e per primo rivolge alla donna la sua parola, nel far questo sconvolge molte convenzioni culturali del suo tempo; Gesù s’intrattiene con una donna e tutti sanno che non è conveniente per un maestro intrattenersi con una donna, come fa capire la meraviglia degli apostoli; inoltre la donna è una samaritana, non appartiene perciò pienamente alla fede del popolo di Israele. Il racconto successivo farà poi capire che vive situazioni morali non pienamente conformi ai dettami della legge. Gesù supera tutte le barriere culturali che lo porterebbero a evitare ogni contatto con quella donna e offre la sua vicinanza per incontrarla e offrirle il dono dell’amore di Dio. Per facilitare l’incontro, lui stesso si fa bisognoso di fronte alla donna ed è il primo a chiedere il dono di un po’ d’acqua da bere. Attraverso una fitta schermaglia, la donna cerca di resistere a Gesù, ma egli la porta a riconoscere che lei stessa ha bisogno, che anche lei ha sete di un’acqua che solo Gesù può dare, fino a farle pronunciare la domanda: Dammi di quest’acqua. Penso che tutti abbiamo fatto esperienza durante un’escursione in montagna, della gioia provata arrivando ad una fontana, quando finalmente si può placare la sete con un sorso di acqua fresca. Avere sete è una immagine che bene rappresenta la nostra condizione: siamo persone alla ricerca di qualcosa o di qualcuno che realizzi l’attesa di gioia. La sete non è solo di acqua, molto più abbiamo sete di essere riconosciuti nella nostra identità, di essere considerati, abbiamo sete di amore. Gesù entra a contatto con la domanda più profonda della donna che esprime con l’affermazione: “non ho marito”. Nel dialogo con Gesù la donna si rende conto di essere conosciuta, tanto che ai suoi concittadini dirà: “mi ha detto tutto quello che ho fatto”. La samaritana si accorge di essere conosciuta, ma lo sguardo di Gesù non emette una sentenza di condanna, in Gesù ha raccolto la possibilità del perdono, Gesù non la guardava inchiodandola nella sua vita sbagliata. La donna cerca ancora di distogliere lo sguardo da se stessa coinvolgendo Gesù nella disputa tra samaritani ed ebrei circa il luogo dell’incontro con Dio, ma Gesù arriva all’ultima rivelazione: “Dio non è nel tempio, ma Dio è vicino alla vita, Dio è una presenza interiore, Dio è l’amore, se lo fai entrare dentro di te ti cambia la vita, ti aiuta a ricominciare oltre ogni peccato. Sono io che ti porto la presenza di Dio.” Questo è anche il nostro percorso di quaresima: anch’io sono uno che ha sete, non mi do da solo tutte le risposte alle domande che pone la vita, Gesù donandomi l’amore di Dio, è colui che dà senso alla vita. il Parroco |