Nella casa del Padre - Gv 14,1-12

Domenica scorsa l’insegnamento di Gesù era dato dall’immagine del pastore; oggi, la parola che abbiamo ascoltato ci offre un’altra immagine, quella della casa, attraverso la quale possiamo comprendere il dono di Gesù. Nella visita alle famiglie conclusa da poco, abbiamo visto che la maggior parte delle abitazioni della nostra parrocchia sono occupate da una sola persona, ma non è questa l’esperienza che noi associamo alla parola “casa”: quando noi pensiamo alla casa, immediatamente siamo portati a pensare ad un luogo di relazioni.

Giovanni 14.1-7 : « Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: «Vado a prepararvi un posto»? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via».

Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». »

La prima casa che ci viene alla mente è quella della nostra infanzia, quella che ci collega alla nostra origine, la casa dove siamo stati figli. Penso che tutti, anche se abbiamo più volte dovuto cambiare abitazione, conserviamo una foto o un oggetto che ci ricorda “quella casa”, che ci aiuta a trovare traccia della storia di chi è vissuto prima di noi, dal quale abbiamo ereditato il nome, e con esso il nostro bagaglio genetico e l’insieme di quei tratti somatici che ora costituiscono la nostra persona. Quella prima esperienza rimane nella memoria e speriamo di ritrovarla in ogni altra casa che le vicende della vita ci faranno abitare. La casa è il luogo dove siamo riconosciuti per il nostro nome; in famiglia sarebbe impensabile chiamarci solo per cognome, non si raggiungerebbe la nostra individualità; il nome ci distingue dai nostri fratelli ed esprime la nostra singolarità.

La casa è il luogo dell’intimità, dove noi possiamo stare finalmente spogli degli abiti delle apparenze che nella società siamo costretti a indossare, abiti cui spesso affidiamo il compito di darci identità. Ci sono ambiti in cui ognuno è considerato per la divisa che indossa, per il ruolo che esercita, per il tenore della sua economia, per la sigla apposta sul biglietto da visita.

La casa è il luogo dove possiamo manifestare senza vergogna la parte più intima di noi, quella delle nostre emozioni. La casa è il luogo dove possiamo stare anche a contatto con la zona oscura di noi, la parte del nostro limite e del nostro errore.

La casa è il luogo della cura, dove troviamo un cibo prezioso che magari non ha il sapore della competenza dello chef, ma ha il sapore dell’amore di chi l’ha preparato. In casa si conserva quell’unguento raro, quella tisana preziosa che sa lenire le nostre ferite.

La casa è quel luogo sicuro dove sappiamo che potremo sempre ritornare con la certezza di essere riconosciuti e accolti. Proprio perché c’è una casa cui potremo ritornare, possiamo avere l’audacia di partire per l’avventura della nostra libertà. Se la vita ci costringe a partire per vivere la nostra avventura sulle strade del mondo, il ricordo della casa genera una struggente nostalgia e il bisogno di tornare a quei luoghi consueti e familiari.

Capiamo perciò il dramma di tante persone che bussano alla porta della parrocchia o del centro di ascolto dicendo di non avere una casa, e la paura di altre persone che chiedono un aiuto per l’affitto perché rischiano di perderla.

Il tipo di società che abbiamo costruito, basato sulla logica del mercato, ha fatto della casa un bene costoso, non a tutti accessibile, e i nostri amministratori non hanno saputo provvedere ad una casa per i poveri. Ma ancor più capiamo il dramma di quelle persone che non possono godere di relazioni familiari significate dalla casa, che non hanno nessuno che le chiami per nome o che attenda il loro rientro.

il Parroco