Fu elevato in alto - Mt 28,16-20

Quando gli uomini hanno immaginato che ci fosse un luogo dove si manifestava la presenza divina, hanno pensato che fosse sul monte più alto del proprio territorio. Il cielo, la sua dimensione infinita è tale, che neanche il più potente telescopio riesce a vederne il confine. Il cielo: quando è illuminato dal sole ci costringe a chiudere gli occhi, poiché incapaci di sostenere il suo splendore abbagliante; se lo guardiamo di notte e lo vediamo punteggiato di stelle, restiamo stupiti e senza parole, ammaliati da tanta bellezza. Il monte, cioè quell’altura che elevandosi da terra si protendeva verso il cielo, era naturalmente immaginato come il luogo della dimora divina. Alla luce di queste considerazioni possiamo comprendere il significato del segno che è narrato nel vangelo e che assegna il nome alla festa di oggi. Gesù sale in alto a manifestare che nella sua persona la natura umana ha raggiunto il punto più alto fino a spingersi a riflettere la bellezza e lo splendore di Dio. Con la testimonianza di questo racconto gli apostoli confermano l’annuncio pasquale: nella persona di Gesù la natura umana ha raggiunto la sua più alta realizzazione, perché è stata capace di corrispondere pienamente alla volontà di Dio fino ad essere elevata alla partecipazione della Sua vita.

Matteo 28,16-20 : « Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo». »

L’ascensione di Gesù non è un fatto improvviso, ma è l’esito di tutto il percorso della sua vita. Possiamo infatti descrivere la vita di Gesù come un cammino di ascensione, un’esistenza nella quale si è progressivamente manifestata la sua identità divina. Prendiamo come esempio la profondità e la bellezza delle parabole e del loro insegnamento morale: possiamo pensare alla bontà di Gesù che si è chinato su molti malati, ha accolto i peccatori, a tutti ha manifestato misericordia e perdono. Parliamo di un cammino perché la relazione con Dio si è messa in luce in modo progressivo, anche in rapporto con le circostanze che Gesù ha dovuto affrontare. Quando Gesù si è trovato ad affrontare la violenza e la morte che gli interessi concomitanti del potere politico e religioso hanno tramato contro di Lui, ha portato a pienezza la sua vita, totalmente conforme alla volontà di Dio. Come dice bene la lettera agli Ebrei: “Pur essendo Figlio, imparò tuttavia l'obbedienza dalle cose che patì.” Sulla croce, Egli ha vissuto il compimento della sua ascensione consegnandosi totalmente all’amore del Padre, per cui ha potuto dire: “Io e il Padre siamo una cosa sola”. La resurrezione e la salita al cielo sono il sigillo messo dal Padre a questo cammino di ascensione.

Ascendere, è l’anelito presente nell’animo di tutte le persone: restiamo ammirati per le imprese degli alpinisti, perché rappresentano lo sforzo della persona per superare i propri limiti ed elevarsi sopra una vita mediocre. Nella nostra società sono esaltati i percorsi di uomini che sono saliti in alto, elevati sopra gli altri perché affermati nel campo del successo sportivo, economico, saliti alla ribalta della televisione, posti in un ruolo di potere. Oggi, i mezzi che abbiamo a disposizione costruiscono facili piedistalli dove porre in alto figure non sempre portatrici di vite particolarmente esemplari. Gesù è segno di una diversa e alternativa ascensione: con la sua vita offre una testimonianza per ogni uomo chiamato a far emergere sempre di più la presenza di Dio che lo abita.

Quando leggiamo il Vangelo e conosciamo Gesù, lo Spirito Santo ci fa scoprire che nella sua via si sono realizzati i desideri più profondi e autentici che custodiamo nel cuore, fino a farci dire: “Vorrei essere come Lui.” Scopriamo così la chiamata a una nostra personale ascensione. È percorso di ascensione quello della mente assetata di verità, di chi nella riflessione personale, nell’ascolto di un maestro, apre la mente alla luce della conoscenza, alla scoperta del senso delle cose. È percorso di ascensione quello di chi sa coltivare lo stupore di fronte ad ogni frammento di bellezza. È percorso di ascensione quello di chi sa ascoltare la voce dell’anima che lo muove alla compassione per chi è ferito dalla durezza della vita. È percorso di ascensione quello di chi sa entrare nel segreto del cuore e lì sostare nel silenzio, di fronte alla Parola. È percorso di ascensione quello di chi sa oltrepassare il recinto dell’egoismo per aprirsi a un gesto di altruismo e gratuità. Gesù affida a noi il compito di essere oggi, i testimoni di questi percorsi.

il Parroco