Beata colei che ha creduto - Lc 11,27-28

Luca 11,27-28 : « In quel tempo, mentre Gesù stava parlando, una donna alzò la voce di mezzo alla folla e disse: «Beato il grembo che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte!». Ma egli disse: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!». »

Nel secolo sedicesimo l’Europa ha vissuto un tempo di profondo cambiamento. L’uomo ha preso coscienza delle proprie potenzialità raggiungendo scoperte scientifiche e tecniche che gli offrivano nuove risorse per organizzare la vita e la società. La conoscenza dei fenomeni naturali toglieva spazio al bisogno di Dio come spiegazione di ogni fenomeno. Terminava l’unità politica con la nascita degli stati nazionali e terminava anche l’unità religiosa col diffondersi della riforma Luterana. Proprio in quel tempo, il diffondersi di una religiosità veicolata dalla maggiore attenzione a Maria, la madre di Gesù, ha permesso di fare argine e di rinnovare e rinvigorire la fede della comunità Cattolica. Questo rinnovamento è stato aiutato dal fenomeno delle apparizioni e delle manifestazioni soprannaturali che hanno dato origine ai Santuari Mariani. Ciò è accaduto anche nel nostro territorio dando origine a diversi santuari, e oggi ricordiamo i più importanti: Montallegro a Rapallo e la Madonna dell’Orto a Chiavari. Questa ricchezza ha fatto dire a papa Giovanni Paolo II che la nostra è una diocesi Mariana.

Proprio nel vangelo che abbiamo ascoltato è spiegato il motivo per cui dobbiamo guardare a Maria e qual è il dono da chiedere per noi: ciò per cui si dice che Maria è grande, è la sua fede. Quando la donna del popolo grida: “Beato il grembo che ti ha portato!”, Gesù corregge quella parola dicendo che Maria è grande perché ha ascoltato la Parola di Dio e l’ha messa in pratica.

Questo è il compito di Maria per tutti noi: è nostra madre perché lei, la prima credente, sta davanti a noi per guidarci alla fede. Guardando alla vita di molte persone che ci vivono accanto, ci sembra che si riduca sempre di più lo spazio della fede. Molte persone vivono come se l’ipotesi di Dio l’avessero già considerata e abbiano deciso che non fa parte dei loro interessi. Considerando che, guardando alla Madonna, la gente del nostro territorio ha tenuto vivo lo sguardo rivolto a Dio, ci chiediamo come possiamo essere oggi una comunità che annuncia la fede. Se incontrassimo una persona in ricerca, come riusciremmo a parlare della fede perché possa diventare una luce anche per la sua vita?

Vorrei ancora condividere una riflessione sulle domande che tante volte ci siamo fatti. Perché credere? Come credere?

Ogni uomo per vivere ha bisogno di rispondere alla domanda: “qual è la ragione per cui guardando alla mia persona posso essere consapevole che io realizzo un valore?”. So che c’è una facile scappatoia per rispondere alla domanda posta, quella scappatoia che nella nostra cultura è così fortemente rappresentata dai personaggi che i media ci presentano come figure simbolo di una vita riuscita. Questa scappatoia individua il valore della persona nell’essere in alto, più in alto di altri nella gerarchia dell’avere, del potere o dell’apparire.

La vita ha bisogno di realizzarsi secondo le esigenze che sono più proprie della persona. La persona gioisce di ogni nuova conoscenza che gli permette di spiegare i fenomeni che osserva accadere nel mondo. La vita è riempita del nostro restare incantati di fronte alla bellezza: perdiamo la percezione del tempo di fronte al cielo che si tinge delle più impensabili sfumature di colori in un tramonto autunnale. Una lacrima spunta nei nostri occhi di fronte alla fragilità e al mistero di un bambino come di fronte alle rughe che rendono colmo di anni il volto di un vecchio. Non ci basta una vita che ci riempia lo stomaco, ma abbiamo bisogno di una vita che ci faccia provare la vibrazione dell’anima.

Che cosa rende una persona consapevole di realizzare un valore? Siamo resi consapevoli di avere dignità ogni volta che si rinnova l’esperienza del primo attimo di vita, cioè quando usciti dal grembo di nostra madre siamo stati strappati alla paura dell’ignoto dalla percezione del suo calore, dal suo seno che ci nutriva. Ho dignità perché sono generato, perché sono figlio.

Dio è il Padre che gratuitamente e per amore ci ha dato la vita, alla sua luce possiamo sempre vivere, riconoscendo in ogni situazione di vita la nostra preziosità insieme a quella di ogni altra persona che ci vive accanto.

il Parroco