Ecco mia madre e i miei fratelli ! Mc 3,20-35 Una Parola rara ... Con questa domenica ritroviamo il percorso del tempo ordinario che già avevamo incominciato nel periodo successivo all’Epifania, fino all’inizio della Quaresima. Riprendiamo questo tempo liturgico dalla decima domenica, che per i complessi meccanismi del calendario della Pasqua capita raramente, l’ultima volta che abbiamo celebrato la decima domenica è stato l’anno 1997. Continuiamo perciò la lettura del vangelo di Marco da questa pagina, che penso sia apparsa piuttosto difficile da commentare. Gli evangelisti hanno ricordato i fatti e le parole di Gesù non riuscendo sempre a collegarle in un percorso ordinato come vorremmo. La prima impressione è di un groviglio dove si intrecciano le preoccupazioni dei familiari di Gesù e le trame dei suoi più acerrimi oppositori che sono gli scribi. In realtà, partendo da posizioni diverse, arrivano a vivere lo stesso intendimento: impedire a Gesù di parlare. Gli scribi sono i tutori dell’ortodossia, essi pensano di avere il monopolio dell’autentica interpretazione della Scrittura. Gesù, mettendo al primo posto il soccorso verso i malati anche trasgredendo le norme religiose che regolano il riposo del sabato, e ancor più accogliendo i peccatori e offrendo loro il perdono, mostra un volto diverso di Dio togliendo agli scribi la loro autorità. Ai loro occhi Gesù non porta niente di buono anzi, è visto come un pericolo per la loro religione. La Parola di oggi Marco 3,20-35 Gli scribi, che erano scesi da Gerusalemme, dicevano: «Costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demòni per mezzo del capo dei demòni». Ma egli li chiamò e con parabole diceva loro: «Come può Satana scacciare Satana? Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non potrà restare in piedi; se una casa è divisa in se stessa, quella casa non potrà restare in piedi. Anche Satana, se si ribella contro se stesso ed è diviso, non può restare in piedi, ma è finito. Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire i suoi beni, se prima non lo lega. Soltanto allora potrà saccheggiargli la casa. In verità io vi dico: tutto sarà perdonato ai figli degli uomini, i peccati e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato in eterno: è reo di colpa eterna». Poiché dicevano: «È posseduto da uno spirito impuro». Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, mandarono a chiamarlo. Attorno a lui era seduta una folla, e gli dissero: «Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano». Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre». ». Molti auspicano una vita "normalizzata" - ma questo uccide il sogno che ciascuno ha nel cuore Dall’altra parte il vangelo ci presenta la posizione del suo clan familiare, nelle righe successive è poi precisato che si tratta della madre e dei suoi fratelli; come avveniva nei tempi passati per ogni persona, anche Gesù fa parte di una più ampia trama di relazioni parentali. Essi partono da criteri diversi, vogliono bene a Gesù e sono preoccupati che si trascuri, che essendo attorniato da tanta gente non abbia più tempo per soddisfare le esigenze fondamentali del cibo e del riposo. Avvertono che si è messo in una posizione che contrasta con quella del potere e non vogliono che corra dei rischi che potrebbero riguardare anche loro. Hanno paura che comprometta anche il nome della loro famiglia. Due modi diversi di rapportarsi con Gesù: il primo, quello degli scribi che lo vedono come un avversario che mette in pericolo il loro potere; l’altro, dei suoi parenti, che sembrerebbe dettato dal troppo amore, dalla volontà di proteggerlo indicandogli una via per assecondare l’aspettativa della gente. Entrambi i modi arrivano alla stessa conclusione: farlo tornare nei canoni della normalità. Ciascuno è "unico" - il coniuge, i figli sono "unici" Si ripete ancora una volta l’atteggiamento di sempre: la difficoltà ad accogliere un annuncio quando è diverso dalle nostre aspettative, cioè l’essersi fatti una immagine di Dio funzionale ai propri progetti e non essere disponibili a metterla in discussione. Capita anche nelle nostre relazioni con gli altri, che ci aspettiamo da loro delle conferme a ciò che già abbiamo sperimentato e pertanto chiudiamo le antenne a chi è portatore di una diversità che mette in discussione le nostre sicurezze. Ecco perché tante volte ci sentiamo a disagio con chi è diverso, con chi è straniero. Pretendere che Dio sia come noi ce lo aspettiamo, è l’atteggiamento proprio della idolatria: l’idolo è appunto “Dio pensato come la proiezione delle attese dell’uomo”. Dio invece è Altro rispetto a noi, e stare davanti a Lui con verità, chiede proprio di essere aperti alla manifestazione della Sua diversità. Essere aperti alla novità portata dagli altri ci permette di crescere: impariamo dal confronto con la loro diversità. Se Dio è colui che ci ama, noi dobbiamo essere disponibili a lasciarci sorprendere da Lui e a permettergli di condurci sulle sue strade anche se sono diverse da quelle che noi avevamo pensato. Questi contrasti si rinnovano anche oggi non solo tra credenti e non credenti, ma persino all’interno della chiesa. Gesù indica anche a noi la strada di soluzione dei conflitti: ritornare a riconoscere l’autorità della Parola di Dio e metterci tutti in ascolto di fronte al Vangelo. il Parroco |