Chi vuole diventare grande Mc 10, 35-45 “Il lupo perde il pelo ma non il vizio”, potremmo commentare così il fatto che dà a Gesù lo spunto per il suo insegnamento. Un mese esatto é passato da quando abbiamo letto, nel vangelo della domenica, un episodio analogo. Allora Gesù aveva smascherato gli apostoli che, mentre lui annunciava la sua prossima passione, tra loro facevano la classifica su chi fosse più grande. Nel Vangelo di oggi Giacomo e Giovanni riattizzano il fuoco che covava sotto la cenere, chiedendo per loro un posto d’onore accanto al maestro. Evidentemente era una questione che serpeggiava all'interno del gruppo, se ritorna tante volte, anche a breve distanza l’una dall'altra. Ciò che vivono gli apostoli è una dinamica presente in modo diffuso in ogni società, che si manifesta in forme eclatanti nelle persone che occupano i posti del potere, ma che inficia tutti gli ambiti della vita, dalla famiglia ai luoghi di lavoro, agli ambiti sportivi, e può a volte riguardare anche la parrocchia. + Dal Vangelo secondo Marco « In quel tempo, si avvicinarono a Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». Ogni persona è sempre mossa dalla ricerca di esperienze che la rendano consapevole di avere valore, perché il desiderio di avere valore, di essere grande, è ciò che tiene in piedi ogni persona, che la fa alzare al mattino, che la fa uscire di casa, che la muove ad ogni attività. Se una persona si sente davvero inutile, se fa esperienza di non essere considerata, ha difficoltà ad affrontare la vita. Il modo più comune per acquisire questa considerazione è quello di dare importanza alle relazioni con gli altri: se facciamo l’esperienza gratificante di essere amati, allora ci sentiamo importanti, se invece sperimentiamo la solitudine, ci sentiamo più facilmente inutili. Il bambino si sente prezioso perché sperimenta l'attenzione dei suoi genitori, l’adolescente si sente importante se è considerato dai suoi coetanei, anche l'adulto riconosce il valore della sua persona se confrontandosi con gli altri, può riconoscere di essere un po' più in alto di loro. Questo modo di pensare è incentivato dalla nostra società che sempre formula delle classifiche, mettendo in competizione le persone ed esaltando quelli che sono più in alto. Se questo fosse il criterio che fonda il valore della persona, si dovrebbe dedurre che solo pochi hanno valore: i vincenti, quelli che sono in alto. Se il valore dipende da situazioni esteriori, è molto volubile perché le situazioni esteriori possono cambiare. Non siamo noi che si siamo chiamati alla vita ... e questo vale per tutti ... In questa ricerca della nostra identità guardiamo a Gesù: da che cosa lui faceva dipendere il suo valore, che cosa gli dava identità? Scorrendo il Vangelo scopriamo che Gesù faceva dipendere la preziosità della sua persona dalla coscienza di essere Figlio, dalla relazione con Dio che riconosceva come il Padre e dal sapere di essere nella vita, voluto da un Altro. Tutta la vita di Gesù dipende dalla parola ascoltata nel battesimo al Giordano, quando la voce dal cielo lo ha proclamato suo Figlio Amato. Dal sapersi Figlio dipende la libertà che ha guidato Gesù nell'affrontare ogni situazione della vita, da questo Gesù ha tratto la forza per affrontare il dolore, questo ha spinto Gesù a vivere una vita non trattenuta per sé ma totalmente Donata per gli altri. Da Gesù possiamo anche noi ricevere la fede nella presenza del Padre che ci ha dato la vita e ci ama; se Dio ci ha chiamato alla vita è perché ritiene importante ciascuno di noi. Allora il nostro valore lo scopriremo legato al nostro essere, è un valore che ci dà Dio chiamandoci alla vita, un valore che non cambia con il mutare delle situazioni esteriori. Dal riconoscere che il valore della nostra persona sta nel nostro essere e scaturisce dall’atto creatore con cui Dio ci ha chiamato all’esistenza, deriva la possibilità di un cammino di libertà, perché mai faremo dipendere soltanto dalle situazioni esteriori la gioia di esistere. Se il valore della nostra persona è interiore e nasce dalla coscienza di essere amati, potremo vivere una vita senza cercare di attirare dall'esterno attenzione per noi, ma sapremo uscire da noi stessi per andare verso gli altri con il desiderio che tutti gli altri facciano, attraverso di noi, l'esperienza di essere amati. il Parroco |