Vi ha gettato tutto quello che aveva Mc 12, 38-34 Gerusalemme era la città più importante per gli Ebrei, il re Davide l'aveva conquistata e l'aveva designata capitale di Israele, in essa aveva fissato la sua residenza. Al tempo di Gesù c'era il procuratore romano che, dal suo palazzo esercitava il potere. La città era soprattutto la sede del tempio, il luogo più sacro per il popolo d'Israele, quel luogo dove occorreva andare per essere alla presenza di Dio e fare le offerte prescritte dalla legge. Nel gesto dell'offerta al tesoro del tempio si esprime l'atto di sottomissione nella fede alla presenza di Dio. Gesù, mettendo a confronto il comportamento dei ricchi, che offrono con ostentazione molti denari, con quello della vedova che invece offre pochi spiccioli, paragona due modi diversi di vivere la relazione con Dio.
« In quel tempo, Gesù [nel tempio] diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa». Dice San Paolo: « E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova. » Guardando dall'esterno il comportamento dei diversi personaggi, si dovrebbe dire che hanno dato di più quelli che hanno gettato nel tesoro molte monete. È nella valutazione data a livello interiore, considerando l’intenzione del gesto espressa nella coscienza, che il giudizio viene ribaltato. Lo sguardo di Gesù va al di là, oltrepassa l’esteriorità ed entra in quell’ambito segreto dove si formulano le scelte della vita. Chi valuta i comportamenti conoscendo l’intenzione com’è stata formulata nel cuore, può riconoscere la grandezza del dono. Nella costruzione della nostra identità conta molto quello che gli altri pensano di noi; per ottenere un giudizio favorevole da parte degli altri, spesso ci accontentiamo di dare un’immagine bella di noi. So che è molto impegnativo essere generoso, se non riesco a essere buono mi preoccupo almeno di apparire buono. Nella nostra società ha preso molto campo la comunicazione, oggi abbiamo a disposizione mezzi per cui non solo le società, ma anche i singoli possono comunicare messaggi a tutto il mondo. Nel profilo con cui ci presentiamo cerchiamo di creare un’immagine accattivante di noi stessi, non sempre veritiera di come siamo realmente. Questa modalità di agire può entrare anche dentro di noi, facendoci accettare molti compromessi pur di ottenere l’approvazione degli altri. Anche se in pubblico riusciamo a sostenere un’immagine solo apparente di noi stessi, c’è poi il momento in cui dobbiamo stare di fronte allo sguardo della nostra coscienza e accogliere il giudizio che ci fa riconoscere quello che siamo veramente. Così, quando ci mettiamo di fronte alla presenza di Dio, sentiamo il Suo sguardo che va oltre il nostro aspetto esteriore per arrivare a guardarci come siamo nel cuore. Gesù pone l’attenzione a quello spazio interiore nel quale nascono le scelte di vita; la persona è riconoscibile per le decisioni che elabora nella sua coscienza. La coscienza limpida e trasparente della donna che con il suo gesto manifesta un cuore rivolto a Dio, emerge particolarmente dal confronto con gli altri, che solo esternamente apparivano generosi; in realtà nel loro cuore Dio aveva un posto marginale, il posto del superfluo. Coloro che hanno versato molte monete non hanno fatto nessun sacrificio: ciò che hanno dato infatti era il superfluo, molte altre monete erano rimaste nelle loro bisacce. La vedova, dando le poche monetine, aveva voluto offrire a Dio tutto quello che aveva senza tenere niente per sé. il Parroco |