Il Padre   Gv 16,12-15 - o in alternativa - Lc 7,36-50

È terminato il tempo di Pasqua e prima di riprendere quello ordinario, viviamo oggi una giornata che fa da passaggio tra i due periodi liturgici. In questa domenica siamo invitati a fare una sintesi per raccogliere in un’idea, in un’immagine, ciò che abbiamo conosciuto attraverso l’insegnamento e la testimonianza di Gesù. Con la festa di oggi affermiamo che al centro dell’opera di Gesù, al cuore della sua missione c’è l’offerta di un cammino per incontrare Dio e aprire la strada all’incontro con Lui. Poiché chiamiamo fede l’atto con cui una persona riconosce vera la presenza di Dio, e dalla relazione con Lui fa dipendere la vita, possiamo dire che Gesù ci ha tracciato il cammino della fede. Riflettendo che attraverso Gesù abbiamo incontrato la presenza di Dio, sorge subito anche una grande domanda: “Come mai oggi tante persone affrontano la vita senza sentire alcun bisogno di Dio?” “Come potremmo parlare di Dio ai colleghi di lavoro, ai nostri vicini di casa, o ai nostri figli, che dopo il catechismo non vogliono partecipare alla vita della parrocchia?”

Dalla fede riceviamo la luce che permette di riconoscere il valore di ogni persona. Tutti chiedono di poter essere riconosciuti nella loro dignità. È difficile affrontare il compito della vita giornaliera pensando di essere soltanto un grumo di materia che, come meteora, è destinata a sparire nel nulla. La fede ci dice che ogni persona è resa partecipe della dignità di figlio di Dio, è dunque una creatura che vale per se stessa, un valore non diminuito da nessuna circostanza esteriore.


+ Dal Vangelo secondo Giovanni

« In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.
Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future.
Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà». »


+ Dal Vangelo secondo Luca

« In quel tempo, uno dei farisei invitò Gesù a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo.
Vedendo questo, il fariseo che l'aveva invitato disse tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!».
Gesù allora gli disse: «Simone, ho da dirti qualcosa». Ed egli rispose: «Di' pure, maestro». «Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l'altro cinquanta. Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?». Simone rispose: «Suppongo sia colui al quale ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene».
E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l'acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco».
Poi disse a lei: «I tuoi peccati sono perdonati». Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è costui che perdona anche i peccati?». Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va' in pace!». »

« Preghiera... »  = " costruzione del sé, comprensione della realtà, anche contemplazione, estasi "   

l'iconografica ne dà spesso rappresentazione fuorviante, un essere fuori dal mondo -- la preghiera ha invece un collegamento stretto col concreto, sintetizzando: " la preghiera organizza la prassi "

Dalla fede nella presenza di Dio nasce quella visione della persona come “essere spirituale”, non riducibile alla sua dimensione materiale e corporea. Chiamato a realizzarsi attraverso l’apertura alla relazione con Dio, l’uomo non esaurisce l’orizzonte della vita con il soddisfacimento dei suoi bisogni materiali. Nella fede si trova la ragione della rappresentazione dell’uomo come un pellegrino sempre alla ricerca di una nuova méta. La ricerca della conoscenza, la capacità di sostare con incanto di fronte alla bellezza, sono esperienze che avvicinano a quella possibilità che solo alcuni raggiungono, di stare cioè nella preghiera, alla presenza di Dio.

Dalla fede nasce la responsabilità di avere un rapporto nuovo con l’ambiente nel quale siamo chiamati a vivere. Noi non siamo padroni delle risorse che ci sono date dalla natura, le abbiamo in consegna per custodirle, facendo in modo che attraverso la loro grandezza splenda la luce del Creatore. Proprio perché sentiamo che l‘aria, il mare, la campagna, le fonti di energia e tanto altro ancora, ci sono dati da Dio, sentiamo anche il compito di tutelare e consegnare questi beni perché servano ancora a chi verrà dopo di noi.

Dal credere in Dio che come Padre è la sorgente della vita di tutti gli uomini, nasce uno sguardo nuovo su ogni altro uomo o donna che vive nel mondo: poiché generato dal Padre di tutti, ha per noi il nome di fratello. Dalla fede nasce l’esigenza di costruire un progetto di società nel quale il bene cercato per il singolo corrisponda anche al bene di ogni altra persona che ci vive accanto.

Diciamo tutto questo chiamando Dio con il nome di Trinità, infatti affermiamo che Egli è pienezza di amore. Abbiamo conosciuto il Suo amore attraverso il dono che ci ha fatto del suo figlio Gesù.

Dov’è dunque oggi la difficoltà a comunicare la fede? Perché tante persone non sentono il desiderio di cercare la presenza di Dio? Forse perché noi credenti non siamo buoni testimoni di una fede così, di una fede che rende più bella la vita.

Dal considerare l’opera dello Spirito Santo scaturisce la consapevolezza che al primo posto dell’azione cristiana sta la “vita spirituale”, cioè l’entrare in noi stessi e, scendendo nel profondo della nostra coscienza, stare in ascolto dello Spirito, che in noi fa sentire la sua voce. La vita della nostra società, proiettandoci sempre fuori di noi nel rumore esteriore, non facilita la vita nello Spirito. Per questo occorre educarci al silenzio, per imparare l’ascolto dello Spirito. La vita di “discepoli di Gesù” ci chiede di non mettere al primo posto la nostra iniziativa, ma di lasciare spazio all’azione dello Spirito Santo, che accogliamo quando stiamo in ascolto della Parola di Dio e quando ci apriamo all’efficacia dei Sacramenti. Il pellegrinaggio più importante è quello interiore, cioè il percorso di cui parla Gesù quando ci invita a entrare in noi stessi e stare nel segreto in ascolto di Dio. Dall’attenzione allo Spirito, si formuleranno in noi quelle consapevolezze che sapranno guidare la nostra vita.

il Parroco