E vide e credette.    Gv. 20,1-9   

Lo storico romano Tacito, narrando la storia dell’impero romano, registra l’apparire in quella società di alcuni uomini e donne, chiamati cristiani, che vivevano guidati dalla fede in Gesù, morto e sepolto al tempo di Pilato, ma che in realtà affermavano essere vivo.


+ Dal Vangelo secondo Giovanni

« Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro.
Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».
Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.
Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.
Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.
 »

Ciò che è storicamente documentato è la nascita nei discepoli di Gesù della fede nella sua resurrezione. Dopo la sua morte e la sua sepoltura, i discepoli avevano superato l’iniziale sconforto e disperazione, raggiungendo l’assoluta convinzione di fede che in realtà era vivo.

Gesù è morto sulla croce - questa " mancanza " fa sorgere negli apostoli la spinta alla vita

Stupisce il sorgere di questa fede, perché essi stessi testimoniano che dopo la morte avevano perso ogni fiducia in Gesù e impauriti erano fuggiti e si erano nascosti. I discepoli stessi ci confessano la loro incredulità che ha meritato il rimprovero di Gesù: Tommaso ha preteso di toccare le sue piaghe e di mettere il dito nelle sue ferite.

Il fatto della resurrezione non ha avuto testimoni, nessuno ha potuto vedere il momento preciso della resurrezione, perché essendo un’azione divina, non è sperimentabile con i sensi; ciò che si rende visibile sono dei segni. I segni che hanno provocato il sorgere della fede pasquale, i segni che hanno aiutato gli apostoli a comunicare e annunciare questa fede.

Proprio perché negli apostoli increduli è sorta la fede nella resurrezione di Gesù, poiché con la medesima fede e con la forza dello Spirito Santo, hanno avuto il coraggio di partire e annunciare apertamente la buona notizia del vangelo; perché per non rinnegare questa fede hanno preferito morire, per tutte queste ragioni anche noi possiamo condividere la medesima fede e dire a nostra volta: Credo! Gesù è veramente risorto.

•  La resurrezione è il sigillo che fa riconoscere il percorso di vita di Gesù, come la realizzazione delle attese e degli aneliti più alti e più nobili che abitano il cuore dell’uomo. È vera la profezia di Pilato che ha presentato Gesù dicendo: “Ecco l’uomo”. Con la fede nella sua resurrezione affermiamo che Gesù ha realizzato un’esperienza pienamente umana, mostrando finalmente com’è l’uomo fatto a somiglianza di Dio, secondo l’affermazione iniziale del Creatore. Nel percorso umano di Gesù, riconosciamo come luminosa la qualità della libertà, essa nasce da un principio interiore che guida ogni sua scelta. Questa umanità appare grande perché non è mai stata toccata da sentimenti di odio, di invidia e di gelosia, mai è stato turbato il suo sguardo fiducioso sulla vita. Gesù ha vissuto un cammino umano in piena solidarietà a ogni altro uomo che lui sentiva fratello o sorella, dando a tutti il nome di “amico”. Egli è risorto ed è pienamente divino, perché è stato pienamente e veramente umano.

•  La resurrezione di Gesù mostra vera l’esistenza di quel Padre che ha guidato tutta la sua vita e al quale si è consegnato nel momento della morte; il Suo amore appare pienamente affidabile: un amore sicuro e fedele più forte del male e della morte. La sua presenza giustifica l’esistenza armoniosa e ordinata del mondo ma ancora di più, fonda l’esistenza e il valore di ogni persona singolarmente conosciuta e chiamata per nome.

•  La resurrezione giustifica la grandezza della vita dei santi che hanno vissuto alla luce di questa fede. Da essa hanno tratto forza per elevarsi dalla dimensione più carnale e terrena a una vita vissuta nella dimensione dello spirito. Alcuni dalla fede nella resurrezione di Gesù hanno trovato la forza di lottare per la giustizia, di operare per il riscatto e la liberazione dei poveri.

•  La resurrezione di Gesù prova che vale la pena vivere facendo il bene e che niente andrà perduto, nessun gesto e nessuna parola che abbia costituito un miglioramento del mondo e un progresso per l’uomo; rivela inoltre che l’ingiustizia e il sopruso non avranno infine la vittoria, e che ha senso stare dalla parte dei piccoli e degli esclusi.

•  La resurrezione di Gesù annienta la forza della morte che tiene l’uomo imprigionato dalla paura, più forte della morte è Dio, più forte della morte è l’amore. Perché Gesù è risorto è possibile continuare a ringraziare della vita quando è chiesto di attraversare la malattia, è possibile guardare in faccia la morte senza averne paura.

•  La resurrezione irradia la sua luce su tutta la vita di Gesù, su ciò che ha vissuto, su ciò che ha creduto, su ciò che ha insegnato; tutto questo percorso ha portato Gesù a tale esito. Egli costituisce per tutti la proposta di un itinerario di umanizzazione e nello stesso tempo di divinizzazione. Tutti sono chiamati a vivere ciò che san Paolo dice ai cristiani di Roma: morire con Cristo per risorgere con Lui.

il Parroco